TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA: 16 aprile 1947
STATO: Texas
LUOGO: Texas City, Porto
MORTI: 568
FERITI: 5.474
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
Texas City è una città portuale a 16 chilometri da Galveston, capoluogo
della contea omonima affacciata sulla baia, un grande estuario
localizzato sulla costa del Texas dato dalla somma
degli estuari dei fiumi Trinity e San Jacinto, e facente parte
dell’area urbana Houston-Sugar Land-Baytown. Lo Houston Port
Book identifica Texas City come il quarto porto più grande del Texas e il
sedicesimo negli Stati Uniti d’America in base al volume di affari intercorso
tra il 1938 e il 1939. Dal trentesimo posto nazionale nel 1936, la rapida
crescita era continuata durante la Seconda Guerra Mondiale principalmente per
la sua posizione vicino alla costa del Golfo e allo Houston Ship Channel. È il
1947 e le banchine brulicano di magazzini, scali ferroviari e un'industria
petrolifera in costante crescita. Molte raffinerie e impianti chimici,
come la Carbide and Carbon Chemical Company, la Republic Oil Refining Company, la
Stone Oil Company, la Richardson Refining e la Humble Oil and Refining Company sono
stanziate qui, localizzando l’attività produttiva, logistica e amministrativa nei
pressi del lungomare. È presente anche la Monsanto Chemical Company, la più
grande, con un esercito di dipendenti di oltre 600 unità. La città ha anche
l’unica fonderia di stagno degli Stati Uniti d’America, struttura che il
Governo aveva fatto costruire nel 1938 per supportare lo sforzo bellico assieme
a decine di depositi di carburante ad alto numero di ottani e che ha
catapultato Texas City da piccolo centro urbano con una popolazione di 5.000 abitanti
a punto industriale nodale con più di 18.000 unità. Grazie a questo settore in
forte espansione e all’improvviso aumento della popolazione, il tessuto
urbanistico si era esteso a dismisura in pochi mesi. Il 16 aprile al porto è ormeggiata
la Grandcamp, una nave cargo francese della classe "Liberty" di 135
metri di lunghezza. Varata nel 1942 e in origine chiamata SS Benjamin R.
Curtis, il mercantile di 14.300 tonnellate di dislocamento durante la Seconda Guerra
Mondiale aveva operato nel Teatro del Pacifico prima di essere dismesso e in supporto
alla tensione della Guerra Fredda, la nave era stata assegnata alla Compagnie
Générale Transatlantique per la ricostruzione in Europa. Nella stiva sono
stipate 2.300 tonnellate di Nitrato d’Ammonio, un fertilizzante
preparato per la prima volta dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber
nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo
della sua fiamma, poi scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere
svedese Alfred Nobel nel 1870. Accanto
agli scompartimenti di fertilizzante l’equipaggio ha stivato nei giorni
precedenti anche un modesto carico di munizioni di piccolo calibro chiusi in
casse di legno e sul ponte una fornitura di macchinari da perforazione, punte
per trivelle e decine di balle di spago di fibra di lino e agave sisalana
messicana. Nello stesso molo, a 300 metri dalla SS Grandcamp, è ancorata la SS
High Flyer, un bastimento che al suo interno ha stipate in stiva 961 tonnellate
di Nitrato d’Ammonio e 2.100 tonnellate di zolfo caricate a Galveston. Le
operazioni di carico stanno procedendo lentamente, la nave ha entrambe le
turbine fuori servizio per delle riparazioni e gli operatori portuali stanno
dando maggiore priorità al caricamento della Grandcamp. La Grandcamp è arrivata
da Houston, nel sud-est del Texas, vicino alla baia Galveston e al Golfo del
Messico, dove l'autorità portuale non aveva acconsentito al caricamento del
Nitrato d’Ammonio. Questo, destinato agli agricoltori in Europa, era stato
precedentemente consegnato in porto via terra, su rotaia, e quindi caricato
nella stiva del cargo. Prodotto in Nebraska e Iowa, era stato ottenuto tramite
un processo brevettato e mescolato poi con argilla, vaselina, colofonia e cera
di paraffina per ovviare al problema dell’umidità, era stato confezionato in
sacchi di carta a sei strati e trasportato e conservato a temperature elevate
che lo avevano alterato favorendone la sua reattività chimica. Sono le ore 08:15,
il turno degli operatori portuali è iniziato da 15 minuti, uno degli addetti
all’apertura dei portelli ha appena notato uno strano odore provenire dal basso
del compartimento num. 4, proprio nella zona in cui sono stoccati i sacchi da 45
chilogrammi di Nitrato d’Ammonio. L’addetto inizia ad esaminare il materiale mentre
l’odore si fa sempre più forte, sempre più acre e pungente. Qualcosa sta
bruciando e lo sta facendo a fianco dell’intercapedine tra i compartimenti e la
lamiera perimetrale costruita per evitare danni al carico dovuti alla condensa.
Sicuramente nel turno precedente è stata gettata una sigaretta ancora accesa,
deve trovarla subito prima che sia troppo tardi, cerca di smuovere i primi sacchi
per localizzare le fiamme e il suo volto cambia espressione, quello che brucia
è il carico, alcuni sacchi hanno preso fuoco uno dopo l’altro. L’operatore torna
indietro gridando di gettare dell’acqua, dal ponte vengono calati in stiva dei
contenitori, è tutto inutile, si prova quindi con due estintori a polvere ma
non c’è niente da fare, tutti i tentativi di bloccare le fiamme falliscono, gli
involucri di carta stanno alimentando velocemente l’incendio. I tentativi, sempre
più disperati, durano un’ora, viene dato l’allarme, suona la sirena, sono le
ore 08:30. Il Comandante Charles de
Guillebon nella speranza di preservare il carico
non permette l’utilizzo dell’acqua diretta come estinguente, quindi dà l’ordine
di vaporizzare la stiva. Le paratie vengono sigillate e del vapore ad alta
pressione viene convogliato nei condotti, un tentativo estremo per cercare di
domare l’incendio che ormai si è propagato nel resto degli scompartimenti. Anche
questo tentativo fallisce, la deriva termica del calore che cresce
esponenzialmente in un stiva sigillata inizia a far aumentare anche la
pressione. Sulla terraferma invece l’incendio sta attirando, minuto dopo
minuto, famiglie, studenti, lavoratori, che si avvicinano sempre di più al porto
preoccupati e incuriositi per uno spettacolo sta per trasformarsi in dramma. Sono
le ore 08:45 e la sirena della SS Grandcamp non smette di suonare, il corpo
volontario dei vigili del fuoco di Texas City è appena arrivato a ridosso del
mercantile che sta venendo abbandonato dall’equipaggio intento nel frattempo a
salvare parte delle casse di munizioni impilate dall’interno del compartimento
num. 5. I 26 volontari srotolano le pompe accanto ai 4 camion al seguito mentre
vengono supportati anche dalla squadra antincendio della Republic Oil Refining
Company che li ha raggiunti sulla banchina. Nessuno di loro ha la minima idea di
quello che sta per succedere ma lo sguardo di uno di loro è attirato dall’acqua
attorno alla nave, sta ribollendo, il calore sta aumentando e gli schizzi
proiettati verso l’altro si trasformano in vapore. Sulla nave, la stiva e il
ponte iniziano a gonfiarsi, la pressione sta crescendo ad una velocità
incredibile e spinge i vapori giallo-arancio verso l’esterno attraverso i
boccaporti mischiandosi al fumo nero delle fiamme che attira sempre più curiosi
verso le banchine. Ore 09:12, la combinazione di calore e pressione porta il
Nitrato d’Ammonio al raggiungimento della soglia di esplosione: la SS Grandcamp
detona con una velocità di 2.500 metri al secondo con una potenza di 3,8
chilotoni, 3.800 tonnellate di Trinitrotoluene, esplosivo preparato la prima
volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand e utilizzato come metro di
valutazione equivalente per la determinazione di una potenza esplosiva. Una
bomba d'aereo del tipo BlockBuster da 5.443 chilogrammi ha al suo interno una
carica di 2.358 chilogrammi di Torpex, esplosivo sviluppato nel 1942 presso
la Fabbrica Reale Gunpowder, nel Waltham Abbey, nel Regno Unito, per la
testata dei siluri, ecco perché il nome Il nome TORPedo EXplosiv, 50% più
potente del Trinitrotoluene è composto da 40% di questo, 18%
di polvere di alluminio e 42% di RDX, la
ciclotrimetilenetrinitramina. Avvolta anche in un rivestimento di
Trinitrotoluene dello spessore di 25 millimetri. L’esplosione della carica di
alto esplosivo sprigiona un'energia di 795 milioni di chilogrammi per metro e,
poiché la detonazione avviene in 5 dieci millesimi di secondo, la potenza
istantanea è di 15.5 miliardi di kiloWatt, cioè circa una volta e mezza
superiore a quella del fulmine più potente al quale si attribuisce un'intensità
di corrente di 100.000 Ampere sotto una differenza di potenziale di 100 milioni
di Volt. La complessiva energia cinetica ottenibile da una tale bomba,
nell'ipotesi che sia trasformato in lavoro meccanico solo il 30% dell'energia
termica, è tale da lanciare in aria, a 25 metri di altezza, un incrociatore
corazzato da 10.000 tonnellate di dislocamento. La SS Grandcamp è appena
esplosa con una forza equivalente a 250 di queste bombe. Il boato viene sentito
a 300 chilometri di distanza, l’acqua viene vaporizzata nel raggio di 300
metri, il Texas City Terminal di proprietà congiunta di Atchison, Topeka e
Santa Railroad Co., Missouri-Kansas-Texas Railroad Co. e Missouri Pacific
Railroad Co., complessivo di 8 magazzini principali, 4 magazzini piccoli, sili,
edifici ausiliari, torri piezometriche, linee ferroviarie con in stallo 362
vagoni e 3 locomotive e un parcheggio con 600 automobili, è cancellato in una
frazione di secondo. Chi si trova nelle vicinanze viene disintegrato, una bolla
d'aria e calore stermina ogni essere vivente in un raggio di 500 metri. Le
migliaia di tonnellate di acciaio della nave vengono proiettate in aria a
velocità supersonica falciando qualsiasi cosa, le punte delle trivelle contenute
nella stiva sono sparate come frecce e le balle di spago di fibra di lino e
agave sisalana salgono in cielo trasformate in torce. L’ancora da 1,5
tonnellate vola a 3,5 chilometri conficcandosi a terra per 3 metri, gli edifici
tremano e le finestre vanno in frantumi fino a Baytown, 20 chilometri a nord di
Texas City. L’onda d’urto, proseguendo la sua corsa, investe l’impianto della Monsanto
Chemical Company che fornisce lo stirene utilizzato dalle altre imprese per la fabbricazione della gomma sintetica e
delle altre materie plastiche. I magazzini, gli impianti, le officine
meccaniche, i locali caldaie, i locali pompe, le unità di deidrogenazione, le aree
di distillazione, le unità di cracking del propano, le unità di alchilazione, i
serbatoi stoccaggio dell'etilene, i serbatoi di propano, i serbatoi di stirene,
quelli di stoccaggio del benzolo e i numerosi piccoli serbatoi ed edifici di
processo sparsi in tutta l'area vengono cancellati. Passata la Monsanto da
parte a parte, l’onda d’urto prosegue abbattendo la Seatrain Dock, la grande
gru utilizzata per sollevare vagoni ferroviari carichi dai binari alla stiva
dei mercantili, e subito dopo investe la raffineria della Republic Oil Refining
Company scoperchiando il serbatoio di petrolio principale da 12.640.000 litri e
i 4 da 8.745.000 che prendono fuoco. Uno dopo l’altro, anche tutti i 18
serbatoi da 8.745.000 litri della Southport-Republic Terminal Company saltano
in aria assieme ai 10 della Umile Pipeline Company e ai 3 grandi e al piccolo
da 1.590.000 litri della Sid Richardson Refining Company. Il molo industriale
viene spazzato via, le raffinerie della Stone Oil Company, della Humble Oil and
Refining Company e della Carbide and Carbon Chemical Company sono a terra. In
città una pioggia di fuoco, camion, macchine e strutture sta bersagliando il
centro dove chioschi, tende e automobili si incendiano. Nel quartiere
mercantile, che si estende lungo la 6th Street e Texas Avenue per diversi
isolati in tutte le direzioni dall'incrocio di queste strade, i danni sono
gravissimi. Anche il centro urbano è stato colpito pesantemente, l’onda d’urto
si è abbattuta su tutti gli edifici. Il municipio, situato tra la 6th Avenue N.
e la 6th Street ha subito notevoli danni strutturali, così come il teatro
immediatamente dall'altra parte della strada che ha visto il tetto crollare
sulla platea. La Danforth Elementary School è completamente distrutta mentre nell'area
residenziale, a sud della 9th Avenue North, di 1519 edifici 539 sono inagibili.
Mentre una nuvola tossica nera a forma di fungo si sta sollevando in cielo per
700 metri, un’onda anomala di 5 metri d’altezza, dopo aver sollevato il
Longhorn II, una chiatta d'acciaio di 30 tonnellate e 9 metri di lunghezza
rovesciandolo a riva per 60 metri, ha spazzando via uomini, donne e bambini nei
pressi del porto e sta proseguendo per 160 chilometri al largo della costa del
Texas, è un’ecatombe. A Galveston migliaia di persone si sono riversate in
strada, credono che l’Unione Sovietica abbia sganciato sulla città una bomba
atomica, rivolgono lo sguardo alla nuvola scura che continua a salire prima di
mettersi al riparo dalle schegge di metallo che continuano a piovere sulle case.
La città brucia, i soccorritori sopraggiunti dalla provincia riescono con
difficoltà a raggiungere il sito del disastro, 2 mila persone sono senza casa e
le linee elettriche, idriche e telefoniche sono saltate. Figure scure, sanguinati,
bruciate, deformi e ricoperte da uno strato nero e oleoso barcollano e
strisciano in cerca di aiuto, senza vestiti, senza scarpe, non hanno più un
volto, la loro identità è stata cancellata dalla pioggia di petrolio bollente
che non smette di cessare. L’esplosione è stata devastante, 568 persone, i
membri dell’equipaggio rimasti a bordo della Grandcamp, le squadre di soccorso
che lottavano contro il fuoco a bordo del mercantile, sono stati tutti spazzati
via. I loro resti galleggiano in acqua, sono sparsi per il porto, per le vie
della città, dentro le case. In 178 non verranno mai identificati, 135 non
verranno mai trovati. Da Galveston arrivano squadre di operatori antincendio e 1.250
tra medici, infermieri e operatori di pronto soccorso provenienti da basi militari,
Croce Rossa e studi privati. Si cerca di fare il possibile perché i morti non
aumentino, perché i 5.474 feriti siano assistiti nel più breve tempo possibile
e nel migliore dei modi nonostante il caldo insopportabile. In 1.784 vengono ricoverati
in 21 ospedali, le loro ferite sono gravissime, molti rimarranno paralizzati o
mutilati, i loro corpi porteranno per sempre i segni indelebili di questa
giornata. Sulla banchina del Texas City Terminal invece, a 350 metri da ciò che
resta della Grandcamp, la High Flyer è in fiamme, ha subito pesanti danni ma
non è affondata, lo spostamento d’aria l’ha letteralmente lanciata sulla SS
Wilson B. Keene, un mercantile della Lykes Bros. Steamship Company Inc. lungo
44 metri e con una stazza di 6.214 tonnellate fermo al Terminal per lo
stoccaggio di un carico di farina in sacchi. Alcuni membri dell’equipaggio
sopravvissuti stanno lottando contro le fiamme mentre altri cercano di
disancorare la nave al fine di portarla al largo coi rimorchiatori. È tutto
inutile, le due navi sono incastrate, l’unica cosa da fare è lasciare immediatamente
il porto e allontanarsi. Il carico della High Flyer esplode dopo 16 ore polverizzando
la nave, demolendo il vicino mercantile SS Wilson B. Keene e distruggendo le
strutture già pesantemente danneggiate completando gli effetti dell’esplosione
precedente. Una seconda pioggia di fuoco inonda l’area e una delle eliche viene
scagliata 2 chilometri verso l'interno. È l’apocalisse, tutto è a terra, tutto
brucia mentre una seconda nuvola nera si unisce alla prima in quello che sarà il
più mortale incidente industriale della storia degli Stati Uniti e una delle
più grandi esplosioni non nucleari della storia.
Tutti i
diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale
o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la
memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei
contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete
telematica, senza previa autorizzazione.
Gli articoli pubblicati su questo blog sono il
prodotto intellettuale dell'autore, frutto dello studio di perizie,
testimonianze e rilievi video-fotografici reperiti dallo stesso in sede
privata. L'intento di chi scrive è la divulgazione di eventi di interesse
pubblico accompagnati da un'analisi tecnica degli stessi rinnegando qualsiasi
giudizio personale, politico, religioso.