01 gennaio, 2018

Texas City, Porto, 16 aprile 1947


TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA:
16 aprile 1947
STATO:
Texas
LUOGO:
Texas City, Porto
MORTI:
568
FERITI:
5.474

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

Texas City è una città portuale a 16 chilometri da Galveston, capoluogo della contea omonima affacciata sulla baia, un grande estuario localizzato sulla costa del Texas dato dalla somma degli estuari dei fiumi Trinity e San Jacinto, e facente parte dell’area urbana Houston-Sugar Land-Baytown. Lo Houston Port Book identifica Texas City come il quarto porto più grande del Texas e il sedicesimo negli Stati Uniti d’America in base al volume di affari intercorso tra il 1938 e il 1939. Dal trentesimo posto nazionale nel 1936, la rapida crescita era continuata durante la Seconda Guerra Mondiale principalmente per la sua posizione vicino alla costa del Golfo e allo Houston Ship Channel. È il 1947 e le banchine brulicano di magazzini, scali ferroviari e un'industria petrolifera in costante crescita. Molte raffinerie e impianti chimici, come la Carbide and Carbon Chemical Company, la Republic Oil Refining Company, la Stone Oil Company, la Richardson Refining e la Humble Oil and Refining Company sono stanziate qui, localizzando l’attività produttiva, logistica e amministrativa nei pressi del lungomare. È presente anche la Monsanto Chemical Company, la più grande, con un esercito di dipendenti di oltre 600 unità. La città ha anche l’unica fonderia di stagno degli Stati Uniti d’America, struttura che il Governo aveva fatto costruire nel 1938 per supportare lo sforzo bellico assieme a decine di depositi di carburante ad alto numero di ottani e che ha catapultato Texas City da piccolo centro urbano con una popolazione di 5.000 abitanti a punto industriale nodale con più di 18.000 unità. Grazie a questo settore in forte espansione e all’improvviso aumento della popolazione, il tessuto urbanistico si era esteso a dismisura in pochi mesi. Il 16 aprile al porto è ormeggiata la Grandcamp, una nave cargo francese della classe "Liberty" di 135 metri di lunghezza. Varata nel 1942 e in origine chiamata SS Benjamin R. Curtis, il mercantile di 14.300 tonnellate di dislocamento durante la Seconda Guerra Mondiale aveva operato nel Teatro del Pacifico prima di essere dismesso e in supporto alla tensione della Guerra Fredda, la nave era stata assegnata alla Compagnie Générale Transatlantique per la ricostruzione in Europa. Nella stiva sono stipate 2.300 tonnellate di Nitrato d’Ammonio, un fertilizzante preparato per la prima volta dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma, poi scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870. Accanto agli scompartimenti di fertilizzante l’equipaggio ha stivato nei giorni precedenti anche un modesto carico di munizioni di piccolo calibro chiusi in casse di legno e sul ponte una fornitura di macchinari da perforazione, punte per trivelle e decine di balle di spago di fibra di lino e agave sisalana messicana. Nello stesso molo, a 300 metri dalla SS Grandcamp, è ancorata la SS High Flyer, un bastimento che al suo interno ha stipate in stiva 961 tonnellate di Nitrato d’Ammonio e 2.100 tonnellate di zolfo caricate a Galveston. Le operazioni di carico stanno procedendo lentamente, la nave ha entrambe le turbine fuori servizio per delle riparazioni e gli operatori portuali stanno dando maggiore priorità al caricamento della Grandcamp. La Grandcamp è arrivata da Houston, nel sud-est del Texas, vicino alla baia Galveston e al Golfo del Messico, dove l'autorità portuale non aveva acconsentito al caricamento del Nitrato d’Ammonio. Questo, destinato agli agricoltori in Europa, era stato precedentemente consegnato in porto via terra, su rotaia, e quindi caricato nella stiva del cargo. Prodotto in Nebraska e Iowa, era stato ottenuto tramite un processo brevettato e mescolato poi con argilla, vaselina, colofonia e cera di paraffina per ovviare al problema dell’umidità, era stato confezionato in sacchi di carta a sei strati e trasportato e conservato a temperature elevate che lo avevano alterato favorendone la sua reattività chimica. Sono le ore 08:15, il turno degli operatori portuali è iniziato da 15 minuti, uno degli addetti all’apertura dei portelli ha appena notato uno strano odore provenire dal basso del compartimento num. 4, proprio nella zona in cui sono stoccati i sacchi da 45 chilogrammi di Nitrato d’Ammonio. L’addetto inizia ad esaminare il materiale mentre l’odore si fa sempre più forte, sempre più acre e pungente. Qualcosa sta bruciando e lo sta facendo a fianco dell’intercapedine tra i compartimenti e la lamiera perimetrale costruita per evitare danni al carico dovuti alla condensa. Sicuramente nel turno precedente è stata gettata una sigaretta ancora accesa, deve trovarla subito prima che sia troppo tardi, cerca di smuovere i primi sacchi per localizzare le fiamme e il suo volto cambia espressione, quello che brucia è il carico, alcuni sacchi hanno preso fuoco uno dopo l’altro. L’operatore torna indietro gridando di gettare dell’acqua, dal ponte vengono calati in stiva dei contenitori, è tutto inutile, si prova quindi con due estintori a polvere ma non c’è niente da fare, tutti i tentativi di bloccare le fiamme falliscono, gli involucri di carta stanno alimentando velocemente l’incendio. I tentativi, sempre più disperati, durano un’ora, viene dato l’allarme, suona la sirena, sono le ore 08:30. Il Comandante Charles de Guillebon nella speranza di preservare il carico non permette l’utilizzo dell’acqua diretta come estinguente, quindi dà l’ordine di vaporizzare la stiva. Le paratie vengono sigillate e del vapore ad alta pressione viene convogliato nei condotti, un tentativo estremo per cercare di domare l’incendio che ormai si è propagato nel resto degli scompartimenti. Anche questo tentativo fallisce, la deriva termica del calore che cresce esponenzialmente in un stiva sigillata inizia a far aumentare anche la pressione. Sulla terraferma invece l’incendio sta attirando, minuto dopo minuto, famiglie, studenti, lavoratori, che si avvicinano sempre di più al porto preoccupati e incuriositi per uno spettacolo sta per trasformarsi in dramma. Sono le ore 08:45 e la sirena della SS Grandcamp non smette di suonare, il corpo volontario dei vigili del fuoco di Texas City è appena arrivato a ridosso del mercantile che sta venendo abbandonato dall’equipaggio intento nel frattempo a salvare parte delle casse di munizioni impilate dall’interno del compartimento num. 5. I 26 volontari srotolano le pompe accanto ai 4 camion al seguito mentre vengono supportati anche dalla squadra antincendio della Republic Oil Refining Company che li ha raggiunti sulla banchina. Nessuno di loro ha la minima idea di quello che sta per succedere ma lo sguardo di uno di loro è attirato dall’acqua attorno alla nave, sta ribollendo, il calore sta aumentando e gli schizzi proiettati verso l’altro si trasformano in vapore. Sulla nave, la stiva e il ponte iniziano a gonfiarsi, la pressione sta crescendo ad una velocità incredibile e spinge i vapori giallo-arancio verso l’esterno attraverso i boccaporti mischiandosi al fumo nero delle fiamme che attira sempre più curiosi verso le banchine. Ore 09:12, la combinazione di calore e pressione porta il Nitrato d’Ammonio al raggiungimento della soglia di esplosione: la SS Grandcamp detona con una velocità di 2.500 metri al secondo con una potenza di 3,8 chilotoni, 3.800 tonnellate di Trinitrotoluene, esplosivo preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand e utilizzato come metro di valutazione equivalente per la determinazione di una potenza esplosiva. Una bomba d'aereo del tipo BlockBuster da 5.443 chilogrammi ha al suo interno una carica di 2.358 chilogrammi di Torpex, esplosivo sviluppato nel 1942 presso la Fabbrica Reale Gunpowder, nel Waltham Abbey, nel Regno Unito, per la testata dei siluri, ecco perché il nome Il nome TORPedo EXplosiv, 50% più potente del Trinitrotoluene è composto da 40% di questo, 18% di polvere di alluminio e 42% di RDX, la ciclotrimetilenetrinitramina. Avvolta anche in un rivestimento di Trinitrotoluene dello spessore di 25 millimetri. L’esplosione della carica di alto esplosivo sprigiona un'energia di 795 milioni di chilogrammi per metro e, poiché la detonazione avviene in 5 dieci millesimi di secondo, la potenza istantanea è di 15.5 miliardi di kiloWatt, cioè circa una volta e mezza superiore a quella del fulmine più potente al quale si attribuisce un'intensità di corrente di 100.000 Ampere sotto una differenza di potenziale di 100 milioni di Volt. La complessiva energia cinetica ottenibile da una tale bomba, nell'ipotesi che sia trasformato in lavoro meccanico solo il 30% dell'energia termica, è tale da lanciare in aria, a 25 metri di altezza, un incrociatore corazzato da 10.000 tonnellate di dislocamento. La SS Grandcamp è appena esplosa con una forza equivalente a 250 di queste bombe. Il boato viene sentito a 300 chilometri di distanza, l’acqua viene vaporizzata nel raggio di 300 metri, il Texas City Terminal di proprietà congiunta di Atchison, Topeka e Santa Railroad Co., Missouri-Kansas-Texas Railroad Co. e Missouri Pacific Railroad Co., complessivo di 8 magazzini principali, 4 magazzini piccoli, sili, edifici ausiliari, torri piezometriche, linee ferroviarie con in stallo 362 vagoni e 3 locomotive e un parcheggio con 600 automobili, è cancellato in una frazione di secondo. Chi si trova nelle vicinanze viene disintegrato, una bolla d'aria e calore stermina ogni essere vivente in un raggio di 500 metri. Le migliaia di tonnellate di acciaio della nave vengono proiettate in aria a velocità supersonica falciando qualsiasi cosa, le punte delle trivelle contenute nella stiva sono sparate come frecce e le balle di spago di fibra di lino e agave sisalana salgono in cielo trasformate in torce. L’ancora da 1,5 tonnellate vola a 3,5 chilometri conficcandosi a terra per 3 metri, gli edifici tremano e le finestre vanno in frantumi fino a Baytown, 20 chilometri a nord di Texas City. L’onda d’urto, proseguendo la sua corsa, investe l’impianto della Monsanto Chemical Company che fornisce lo stirene utilizzato dalle altre imprese  per la fabbricazione della gomma sintetica e delle altre materie plastiche. I magazzini, gli impianti, le officine meccaniche, i locali caldaie, i locali pompe, le unità di deidrogenazione, le aree di distillazione, le unità di cracking del propano, le unità di alchilazione, i serbatoi stoccaggio dell'etilene, i serbatoi di propano, i serbatoi di stirene, quelli di stoccaggio del benzolo e i numerosi piccoli serbatoi ed edifici di processo sparsi in tutta l'area vengono cancellati. Passata la Monsanto da parte a parte, l’onda d’urto prosegue abbattendo la Seatrain Dock, la grande gru utilizzata per sollevare vagoni ferroviari carichi dai binari alla stiva dei mercantili, e subito dopo investe la raffineria della Republic Oil Refining Company scoperchiando il serbatoio di petrolio principale da 12.640.000 litri e i 4 da 8.745.000 che prendono fuoco. Uno dopo l’altro, anche tutti i 18 serbatoi da 8.745.000 litri della Southport-Republic Terminal Company saltano in aria assieme ai 10 della Umile Pipeline Company e ai 3 grandi e al piccolo da 1.590.000 litri della Sid Richardson Refining Company. Il molo industriale viene spazzato via, le raffinerie della Stone Oil Company, della Humble Oil and Refining Company e della Carbide and Carbon Chemical Company sono a terra. In città una pioggia di fuoco, camion, macchine e strutture sta bersagliando il centro dove chioschi, tende e automobili si incendiano. Nel quartiere mercantile, che si estende lungo la 6th Street e Texas Avenue per diversi isolati in tutte le direzioni dall'incrocio di queste strade, i danni sono gravissimi. Anche il centro urbano è stato colpito pesantemente, l’onda d’urto si è abbattuta su tutti gli edifici. Il municipio, situato tra la 6th Avenue N. e la 6th Street ha subito notevoli danni strutturali, così come il teatro immediatamente dall'altra parte della strada che ha visto il tetto crollare sulla platea. La Danforth Elementary School è completamente distrutta mentre nell'area residenziale, a sud della 9th Avenue North, di 1519 edifici 539 sono inagibili. Mentre una nuvola tossica nera a forma di fungo si sta sollevando in cielo per 700 metri, un’onda anomala di 5 metri d’altezza, dopo aver sollevato il Longhorn II, una chiatta d'acciaio di 30 tonnellate e 9 metri di lunghezza rovesciandolo a riva per 60 metri, ha spazzando via uomini, donne e bambini nei pressi del porto e sta proseguendo per 160 chilometri al largo della costa del Texas, è un’ecatombe. A Galveston migliaia di persone si sono riversate in strada, credono che l’Unione Sovietica abbia sganciato sulla città una bomba atomica, rivolgono lo sguardo alla nuvola scura che continua a salire prima di mettersi al riparo dalle schegge di metallo che continuano a piovere sulle case. La città brucia, i soccorritori sopraggiunti dalla provincia riescono con difficoltà a raggiungere il sito del disastro, 2 mila persone sono senza casa e le linee elettriche, idriche e telefoniche sono saltate. Figure scure, sanguinati, bruciate, deformi e ricoperte da uno strato nero e oleoso barcollano e strisciano in cerca di aiuto, senza vestiti, senza scarpe, non hanno più un volto, la loro identità è stata cancellata dalla pioggia di petrolio bollente che non smette di cessare. L’esplosione è stata devastante, 568 persone, i membri dell’equipaggio rimasti a bordo della Grandcamp, le squadre di soccorso che lottavano contro il fuoco a bordo del mercantile, sono stati tutti spazzati via. I loro resti galleggiano in acqua, sono sparsi per il porto, per le vie della città, dentro le case. In 178 non verranno mai identificati, 135 non verranno mai trovati. Da Galveston arrivano squadre di operatori antincendio e 1.250 tra medici, infermieri e operatori di pronto soccorso provenienti da basi militari, Croce Rossa e studi privati. Si cerca di fare il possibile perché i morti non aumentino, perché i 5.474 feriti siano assistiti nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi nonostante il caldo insopportabile. In 1.784 vengono ricoverati in 21 ospedali, le loro ferite sono gravissime, molti rimarranno paralizzati o mutilati, i loro corpi porteranno per sempre i segni indelebili di questa giornata. Sulla banchina del Texas City Terminal invece, a 350 metri da ciò che resta della Grandcamp, la High Flyer è in fiamme, ha subito pesanti danni ma non è affondata, lo spostamento d’aria l’ha letteralmente lanciata sulla SS Wilson B. Keene, un mercantile della Lykes Bros. Steamship Company Inc. lungo 44 metri e con una stazza di 6.214 tonnellate fermo al Terminal per lo stoccaggio di un carico di farina in sacchi. Alcuni membri dell’equipaggio sopravvissuti stanno lottando contro le fiamme mentre altri cercano di disancorare la nave al fine di portarla al largo coi rimorchiatori. È tutto inutile, le due navi sono incastrate, l’unica cosa da fare è lasciare immediatamente il porto e allontanarsi. Il carico della High Flyer esplode dopo 16 ore polverizzando la nave, demolendo il vicino mercantile SS Wilson B. Keene e distruggendo le strutture già pesantemente danneggiate completando gli effetti dell’esplosione precedente. Una seconda pioggia di fuoco inonda l’area e una delle eliche viene scagliata 2 chilometri verso l'interno. È l’apocalisse, tutto è a terra, tutto brucia mentre una seconda nuvola nera si unisce alla prima in quello che sarà il più mortale incidente industriale della storia degli Stati Uniti e una delle più grandi esplosioni non nucleari della storia.  

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