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01 gennaio, 2023

Atlanta, Centennial Olympic Park, 27 luglio 1996

 

TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA:
27 luglio 1996
STATO: Georgia
LUOGO: Atlanta, Centennial Olympic Park
MORTI:
2
FERITI:
111

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

“Dichiaro aperti i Giochi di Atlanta che celebrano la ventiseiesima olimpiade dell'era moderna”. Con queste parole il presidente Bill Clinton ha strappato una lunga ovazione agli 83 mila spettatori presenti alla cerimonia d'apertura. Per la quarta volta in meno di un secolo gli Stati Uniti celebrano i riti dei cinque cerchi. La fiaccola per accendere il tripode è stata affidata, con un sapiente colpo di teatro, alle mani tremanti e malate di uno degli esponenti più popolari dello sport americano, Muhammad Alì, vincitore con il nome di Cassius Clay del titolo olimpico dei pesi massimi a Roma '60. Con la partecipazione di 197 paesi, 12 dei quali ex URSS ufficialmente presenti come stati indipendenti, queste di Atlanta sono le prime Olimpiadi a numero chiuso dove gli atleti hanno conquistato sul campo, in difficili selezioni preolimpiche, il diritto di gareggiare nei Giochi. Dal 19 luglio 1996 la capitale dello stato della Georgia ha cambiato volto, è diventata internazionale. Il Centennial Olympic Park, progettato come la "piazza della città" delle Olimpiadi, costituisce il punto di aggregazione di questa internazionalità, una internazionalità che la città avrebbe pagato a caro prezzo. È la notte del 26 luglio e la città, finito di cenare è uscita di casa. È passata la mezzanotte, è una serata calda, appiccicosa, in migliaia sono riuniti al parco per il concerto gratuito dei Jack Mack and the Heart Attack, band soul e R&B nata nel 1980 a Los Angeles, in California. I Giochi Olimpici si stanno festeggiando nel grande parco con musica e danze e questa è una di quelle notti in cui anche l’America nera di Atlanta sente di poter partecipare, per una volta, alla grande festa, al grande sogno americano, un sogno americano che Eric Robert Rudolph ha pianificato con accortezza criminale affinché finisca proprio oggi. Poco prima della mezzanotte, da una cabina pubblica tra Becker e Spring Street una telefonata ha allertato il 911 della presenza di una bomba proprio al Centennial Park quando sul prato, ignare di tutto, migliaia di persone, intere famiglie, si stanno godendo questa magica serata. In queste occasioni le segnalazioni di mitomani o semplici scherzi sono frequenti ma nei pressi del palco qualcosa non va, un’unica nota stonata di quella musica che sta facendo ballare tutti. È un tizio biondiccio e corpulento, sudaticcio, con la divisa della sicurezza, ha appena iniziato a dare di matto, sbracciare facendosi largo tra la folla, un po’ incuriosita, un po’ attonita. È Richard Jewell, è una guardia privata in servizio alla AT&T, la ditta incaricata della sicurezza del padiglione Global Olympic Village. Con un'esperienza da vicesceriffo della contea di Habersham e alle spalle un corso di esplosivistica di base dove ha imparato a dubitare di qualsiasi contenitore lasciato incustodito in un luogo sensibile, sta cercando di tenere tutti lontani da uno zaino che ha attirato la sua attenzione. Lo ha notato mentre andava in bagno durante una pausa, fermandosi a riprendere un gruppo di ragazzi ubriachi che stava sporcando l’area con delle lattine di birra. Preoccupato per quella posizione insolita, ha tempestivamente avvertito i funzionari dell'Ufficio investigativo della Georgia che preoccupati dall’atteggiamento nervoso di Jewell hanno allertato la Squadra Artificieri dell'ATF, il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, e dell'FBI, il Federal Bureau of Investigation, affichè prendessero in consegna lo zaino. I tecnici, arrivati sul posto, un po’ scettici poiché abituati a continui falsi allarme, si chinarono sulla borsa, aprendola. Sbiancano. Dalla chiusura lampo dello zaino, un modello “Alice” da campo, fanno capolino tre tubi bomba artigianali lunghi 25 centimetri e larghi 5 innescati elettricamente. Questi fungono da cannone per centinaia di chiodi da muro da 7,6 centimetri puntati ad ombrello in direzione della folla mediante una piastra direzionale in acciaio. I membri della squadra gridano ai presenti di allontanarsi all’istante mentre di corsa cercano di mettere più metri possibili tra loro e la bomba. Non è sufficiente, mentre la folla non è ancora resa conto di ciò che sta succedendo un meccanismo a tempo libera una molla che mette in comunicazione due capi di un circuito elettrico alimentato da una batteria di pile alcaline. Il circuito si chiude, la sorgente di energia fornisce la corrente necessaria affinché un accenditore elettrico, un fusibile, si riscaldi incendiando una carica esplosiva dove è annegato. L’esplosivo contenuto in ognuno degli involucri, le “pipe-bombs”, è la Polvere Nera industriale, un esplosivo costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di carbone e 11,85% di zolfo, una ricetta arrivata fino ai giorni nostri grazie al monaco e scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044. In ciascuno di essi, sigillato alle estremità, i gas si riscaldano e si espandono così rapidamente verso l'esterno da generare dei gas ad altissima pressione e temperatura creando una pressione sufficiente da superare la resistenza del rivestimento metallico e imprimendo la stessa velocità di reazione all'involucro che permette di ottenere effetti devastanti con poco esplosivo e di scarsa qualità. La combustione, veloce ma graduale, fa alzare la pressione usando l’energia sviluppata come forza propellente. In una frazione di secondo lo zaino esplode con una velocità di 1.400 metri al secondo creando una fiammata di 2.700 gradi centigradi che squarcia l’aria, investe la torre e genera una rosata di proiettili sparati ad oltre 900 chilometri orari. Il turista californiano Robert Gee, prima di cadere a terra immortala con la sua videocamera quell’attimo in cui la porta dell’inferno si spalanca liberando tutta la sua furia. Quando questa si placa resta solo il silenzio, un momentaneo nulla assoluto prima che pianti e lamenti diventino i nuovi protagonisti. Sono necessari 30 secondi perché il fumo bianco e caldo si diradi verso l’alto lasciando nella zona nord-est del parco un pavimento di corpi mitragliati. In 111 si muovono ancora, annaspando in pozze di sangue che zampillando dai fori lacerati lasciati dal passaggio delle schegge di metallo rovente, si impasta con la polvere. Alcuni cercano di alzarsi da soli, altri aspettano i soccorsi, in due invece rimangono immobili. Loro non aspettano nessuno. Il cameraman turco Melih Uzunyol, 34 anni, con due figlie che seguono i Giochi da casa, è corso sul posto più in fretta che ha potuto, troppo. Un dolore al petto lo ha stroncato sul colpo. Sopravvissuto alle guerre in Azerbaijan, Bosnia e Golfo Persico, si è accasciato sul prato di un evento di pace. Poco più avanti, Alice Hawthorne, una signora nera di 44 anni, è a faccia in giù, un chiodo le ha trapassato il cranio. Atlanta è in ginocchio, e con lei tutti gli Stati Uniti, Eric Robert Rudolph ha raggiunto lo scopo. Prima di allontanarsi ha posizionato lo zaino vicino ad uno degli impianti di amplificazione, accanto alla torre sonora NBC da 13 metri di altezza, sotto una panchina, posizione non casuale ma scelta con cura. La sua “punizione” doveva creare il maggior danno possibile. Rudolph non è uno sprovveduto, è addestrato, preparato, determinato. Nato a Merritt Island, in Florida, il 19 settembre del 1966, dopo aver perso il padre a 15 anni con la madre e i fratelli si è trasferito a Nantahala, un piccolo paese della Contea di Macon, nella Carolina del Nord. La madre è una seguace del survivalismo, un movimento culturale nato durante la Guerra Fredda e caratterizzato dalla volontà di essere pronti ad affrontare una catastrofe imminente. Non essendo riuscito a completare gli studi ha trovato lavoro come carpentiere insieme a suo fratello prima di essere ammesso nel 1984 alla Western Carolina University di Cullowhee riuscendo a frequentare solo due anni. Ritiratosi dalla Western Carolina University si è arruolato nell’esercito nella 101ª Divisione Aviotrasportata di stanza a Fort Campbell in Kentucky, frequentando la Air Assault School per la conduzione di operazioni con aerei ed elicotteri d'assalto prima di venire espulso nel 1989 per possesso di droga. Tornato nella società civile, ha stabilito dei rapporti con un movimento ultracristiano militante nel Missouri, il Christian Identity, noto come Chiesa d’Israele, un gruppo che professa una militanza attiva, aggressiva, anche con tecniche di guerriglia. Esponente del movimento "supremazia bianca", militante dell'"Esercito di Dio" contro i gay, l'aborto, gli ebrei, gli stranieri, la sua volontà è stata colpire "gli ideali del socialismo globale" rappresentati dalle Olimpiadi e supportati dal "regime di Washington", perfettamente espressi nella canzone “Imagine” di John Lennon, inno proprio di questi Giochi. L'obiettivo? Confondere, far arrabbiare e imbarazzare il governo di Washington agli occhi del mondo per il suo abominevole ruolo nella somministrazione dell'aborto su richiesta, cancellare i Giochi, boicottare le Olimpiadi come luogo ecumenico di fratellanza, creare uno tale stato di insicurezza da svuotare le strade intorno all'evento in modo da colpire i grandi capitali investiti. Ma tutto ciò non accadrà, i Giochi andranno avanti e in lui si accenderà una follia omicida seriale che lo appenderà nelle bacheche degli uffici governativi come uno dei dieci latitanti più ricercati. Ma non ora. Per la bomba di Atlanta le indagini verranno ufficialmente assunte dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e dall’FBI e tra quattro giorni Richard Jewell, inizialmente considerato un eroe, verrà indicato come “persona di interesse”. Non essendoci altre piste i media si concentreranno in modo aggressivo su di lui, accanendosi, indagando sulla sua vita privata e indicandolo come presunto colpevole. Jewell si considera un tutore della legge, lo fa da tutta una vita, in realtà svolge per lo più lavoretti di sorveglianza. La sua missione, proteggere gli altri ad ogni costo, lo ha trasformato nell’eroe che ha sempre sognato di essere. Ma la sua celebrità, arrivata così all’improvviso, gli si rivolterà contro facendolo precipitare dal sogno all'incubo, inghiottendolo in uno dei processi mediatici più famosi della storia. 

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01 marzo, 2021

Londra, Parchi Reali, 20 luglio 1982


TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: cariche occultate
DATA:
20 luglio 1982
STATO: Inghilterra
LUOGO: Londra, Parchi Reali
MORTI:
11
FERITI:
53

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

È il 20 luglio 1982, è un martedì soleggiato a Londra e ad Hyde Park, un parco urbano cinquecentesco di 253 ettari, uno dei 9 Parchi Reali londinesi antiche riserve di caccia aperte al pubblico al centro della città, le persone stanno ammirando il passaggio di 16 membri del Blues and Royals, un reggimento di guardia d’onore a cavallo del British Army, la componente terrestre delle forze armate britanniche. Questi appartengono alla Guard Division e insieme alle Life Guards formano la Household Cavalry, due reggimenti di cavalleria guardia del corpo ufficiale della Regina. La formazione a cavallo, partita alle ore 10:30 dalle caserme a Knightsbridge dall’Horse Guards Parade, l’ampio campo di parata nei pressi dell’arteria Whiteall del quartiere Westmister, si sta dirigendo scortata da due agenti di polizia verso la residenza della Regina Elisabetta II a Buckingham Palace per la cerimonia del cambio della guardia delle ore 11:00. Il reggimento, dopo aver svoltato a destra fuori dalla caserma, con un poliziotto a cavallo davanti e uno dietro, sta trottando lungo South Carriage Drive verso il Mall, l’ampio viale di 930 metri che unisce da ovest, Buckingham Palace, ad est, l’Admiralty Arch. Lungo il marciapiede, a lato della Sud Carriage Drive è parcheggiata una piccola berlina di colore blu, una Austin Morris Marina e dentro il baule portabagagli ha una valigia 24 ore carica di esplosivo. A 3 chilometri di distanza, nel parco ottocentesco di Regent's Park, un altro dei 9 Parchi Reali situato nella parte settentrionale del centro londinese, nei pressi di Westmister, la banda militare della Royal Green Jackets sta per iniziare un concerto davanti a una platea di 120 spettatori, il primo della stagione di eventi musicali organizzata con lo scopo di intrattenere i turisti e i lavoratori in pausa pranzo. I 30 elementi della banda del reggimento di fanteria leggera dell’esercito britannico eseguiranno la colonna sonora di “Oliver!”, un musical britannico drammatico basato sul romanzo del 1838 “Oliver Twist” di Charles Dickens, con musica e testi del compositore inglese Lionel Bart. Sotto il palco dove l’orchestra sta prendendo posto per le ultime prove, tra gli assi di legno della struttura c’è una seconda valigia 24 ore, è la gemella della precedente e anche questa è carica di esplosivo. Sono state progettate e confezionate da un 22enne ingegnere elettronico, Gilbert “Danny” McNamee, di Crossmaglen, una cittadina nella contea di Armagh, nell’Irlanda del Nord. Ogni valigia, studiata ad hoc per provocare il maggior numero di danni possibili, contiene 12 chilogrammi di Frangex in panetti. Il Frangex è un tipo di Gelignite, un esplosivo plastico, il primo della storia e a base di Nitrocellulosa, il composto chimico con proprietà infiammabili-esplosive scoperto dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846, dissolta in Nitroglicerina, la sostanza scoperta dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel 1847 sintetizzando proprio la Nitrocellulosa seguendo gli esperimenti falliti nel 1845 del chimico tedesco Christian Friendrich Schönbein, e miscelata con polpa di legno e Nitrato di Potassio. La Gelignite, inventata nel 1875 dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel, già inventore della Dinamite, essendo molto più stabile poteva essere maneggiata con maggiore sicurezza tanto da diventare il miglior prodotto in uso per le attività estrattive, essere fabbricata in enormi quantità e, grazie al suo potere distruttivo, il primo esplosivo preferito dal PIRA, il Provisional Irish Republican Army, e dall’Official IRA, l’Official Irish Republican Army, da fare scuola ai “lealisti” di tutto il mondo. La produzione del Frangex da parte della Irish Industrial Explosives Limited stimata in 6.000 tonnellate poiché prodotto con determinate caratteristiche ideali per gli impieghi civili, è fabbricato negli stabilimenti di Enfield, cittadina nella contea irlandese di Meath, e nonostante le strutture siano costantemente controllate dalla Garda Síochána na hÉireann, il corpo di polizia della Repubblica d’Irlanda, e dall’Irish Army, la componente terrestre delle Forze di Difesa, per evitare furti da parte delle due organizzazioni paramilitari terroristiche, queste sono riuscite ad acquistarne negli anni ingenti quantità. Ed è proprio il PIRA, nata nel 1969 e che si batte per la fine della presenza britannica in Irlanda del Nord e per la riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, ad aver commissionato a Danny McNamee le due bombe. “Il popolo irlandese ha diritti sovrani e nazionali che nessuna forza d'occupazione può spegnere", con questo messaggio, citazione presa dal discorso del Primo Ministro Margaret Hilda Thatcher all’ingresso della appena conclusa guerra contro l’Argentina per il controllo e il possesso delle Isole Falkland, della Georgia del Sud e delle Isole Sandwich Australi, il PIRA aveva deciso l’attacco e pianificato che gli obiettivi fossero colpiti in due luoghi e momenti distinti con due ordigni uguali nella composizione ma differenti nei meccanismi d’innesco e negli effetti. Quella che sarebbe dovuta esplodere per prima, posizionata all’interno del vano portabagagli della Morris Marina acquistata alcuni giorni prima all'asta a Enfield, nel nord di Londra, da un irlandese che si era fatto chiamare Eric Gordon e che aveva pagato un deposito di 100 sterline, era stata progettata per essere attivata a distanza. L’innesco, un detonatore elettrico contenente una piccola quantità di esplosivo secondario, Pentrite, uno degli esplosivi più potenti, preparato per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, innescato a sua volta da uno primario, il sensibilissimo Azoturo di Piombo preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory nel 1890, era stato annegato in uno dei panetti di Frangex. Il detonatore, versione moderna di quello inventato nel 1876 da Julius Smith, sarebbe stato attivato da due batterie da 9 Volt e da una centralina radio ricevente che ne avrebbe consentito l’accensione. Inoltre, un involucro con 13 chilogrammi di chiodi in metallo lunghi 10 e 15 centimetri era stato posizionato accanto alla valigia in direzione della strada. In questo modo si sarebbe creato un cono di schegge che avrebbe aggiunto all’esplosione un effetto a frammentazione oltre che dirompente. L’altra bomba invece era stata invece progettata per esplodere dopo due ore, all’ora di pranzo, attivata da un congegno meccanico a tempo costituito da una sveglia di tipo comune e una batteria da 4,5 volt che avrebbe attivato il detonatore elettrico annegato in uno dei panetti di Frangex. I contatti per la chiusura del circuito erano stati inseriti sul quadrante della sveglia, i due punti metallici, uno avvitato direttamente su questo e uno saldato sulla lancetta dei minuti, si sarebbero toccati al minuto stabilito consentendo il passaggio della corrente e l’attivazione del detonatore. Sono le ore 10:44 e ad Hyde Park il reggimento della Blues and Royals sta costeggiando il marciapiede proprio accanto all’auto parcheggiata a bordo strada. All’interno del parco c’è un uomo, si chiama John Anthony Downey, ha 29 anni ed è di Creeslough, un paesino nella contea di Donegal, nella Repubblica irlandese. Si trova a 200 metri di distanza, è confuso tra i turisti, ha un telecomando in mano e sta osservando da lontano il passaggio dei soldati a cavallo. Ha la visuale libera, una linea di tiro pulita, è il momento, il pulsante viene premuto, l’impulso radio raggiunge la centralina ricevente dentro la valigia. Il circuito si chiude, l’Azoturo di Piombo all’interno del detonatore viene acceso dalla miscela incendiaria della resistenza, la Pentrite si attiva innescando la Gelignite che detona con una velocità di 7.900 metri al secondo. 85 mila litri di gas ad alta pressione e 4.200 gradi centigradi di temperatura si scatenano dalla Morris che esplode con una forza violentissima letale per un raggio di 18 metri. L'Austin si disintegra in una palla di fuoco larga 30 metri, l’auto parcheggiata esattamente davanti al baule portabagagli viene ribaltata su quella davanti. I cavalli sono sbalzati da terra e crivellati dalle schegge e dai chiodi che si aprono a ventaglio con un angolo di 60 gradi, le gambe si frantumano, le corazze si schiacciano, si strappano e i cavalieri sono catapultati in aria per 5 metri prima di ricadere a terra coi chiodi conficcati addosso. Tre di loro muoiono sul colpo, altri sono a terra coi timpani perforati e immersi nel proprio sangue assieme agli agenti di polizia di scorta e 17 spettatori che stavano assistendo al passaggio del corteo. Mentre alcuni cavalli scappano galoppando all’impazzata, gli altri sono sull’asfalto, qualcuno ancora rantola, è uno scenario indescrivibile, animali e uomini si contorcono in mezzo al sangue che ha reso l’asfalto scivoloso. In sei non si muovono, i loro corpi dilaniati non hanno retto all’onda d’urto sprigionata dall’auto. Ci sono pezzi di lamiera ovunque, un elmo d'argento schiacciato e insanguinato di un soldato, chiodi piegati e attorcigliati dal calore e dalla forza dell'esplosione, parti di corpi, vestiti e fumo, tanto fumo che minuto dopo minuto risale verso l’alto in una nuvola nera e densa. La gamba di una turista statunitense è appoggiata su di un lato a 18 metri sopra i vetri di finestre e vetrine andati in frantumi per un raggio di 50 metri, fino al distretto di Knightsbridge. Dopo dei primi secondi di silenzio scoppia il panico, in un fuggi fuggi generale il traffico viene immediatamente interrotto e i soccorsi allertati. A Regent's Park i 30 elementi della banda della Royal Green Jackets hanno iniziato il concerto. Né loro né gli spettatori sono a conoscenza dell’esplosione avvenuta a 3 chilometri da loro. Sotto il palco il meccanismo della sveglia è in movimento, la furia della seconda valigetta sta per provocare un’altra carneficina. Ad Hyde Park il suono delle sirene dei mezzi di soccorso e di polizia sta riempiendo l’aria, un settimo cavallo è stato appena abbattuto con un colpo di pistola alla testa, le 32 persone ferite sono state portati via dalla zona transennata e trasportate in ospedale, il portabandiera del reggimento è gravissimo, non ce la farà, morirà tra quattro giorni portando il numero dei morti a 4. Tra i cavalli c’è un sopravvissuto, è molto grave, lo stanno per caricare su un camion per portarlo via, è sedato, è a pochi metri dal punto dell’esplosione dove ormai nessuno ha più alcun dubbio: è stata una bomba, un attentato diretto contro la guardia d’onore del British Army e un cratere profondo 30 centimetri a lato strada è la prova che lo dimostra. Gli investigatori allertano la centrale in modo da far interrompere ogni attività militare e di polizia in tutta la città, ma è troppo tardi. A Regent's Park, all’interno della valigia nascosta nella struttura del palco, la sveglia smette di ticchettare, il primo contatto saldato alla lancetta dei minuti sfiora il perno metallico avvitato al quadrante, il circuito si chiude e la corrente dalle batterie si incanala fino al detonatore annegato nel panetto di esplosivo. La carica primaria di Azoturo di Piombo viene infiammata accendendosi e innescando la Pentrite, i 12 chilogrammi dell’esplosivo per uso estrattivo prodotto dalla Irish Industrial Explosives Limited detonano con una velocità di 7.900 metri al secondo producendo 85 mila litri di gas ad alta pressione e 4.200 gradi centigradi di temperatura che scoperchiano il palco investendo i musicisti. Dal basso si leva una massa di fuoco, ferro e legno, che squarcia 7 soldati, la struttura viene fatta a pezzi dall’onda d’urto, i frammenti si mischiano ai corpi dei membri dell’orchestra trasformati in schegge impazzite che raggiungono 9 spettatori catapultati all’indietro di 4 metri. Una gamba, staccata di netto e diventata un proiettile, falcia a 45 metri una madre che sta tenendo in mano un passeggino. Parti di corpi umani, strumenti insanguinati, sedie, detriti, si riversano sul prato per un raggio di 60 metri. Uno degli spettatori feriti cerca di allontanarsi trascinandosi sull’erba verso lo steccato coperto da parti di intestino. Una mano invece è su un albero, e poi un occhio, una tromba piegata, un piede, e ancora sangue, il verde del prato diventa minuto dopo minuto sempre più rosso. Un fumo nero scurisce il cielo e un odore di carne bruciata riempie le narici dei sopravvissuti. Vicino al palco 5 figure sono immobili, i loro corpi sono ridotti a brandelli, un sesto poco distante si muove ancora, è gravissimo, non ce la farà, morirà tra una settimana. Sefton invece, il cavallo sopravvissuto ad Hyde Park, nonostante le gravi ferite e contro ogni pronostico sopravvivrà, così come il suo cavaliere, il Sergente Michael Pedersen, che si riprenderà fisicamente ma non mentalmente. Soffrirà di disturbi da stress post-traumatico, si separerà dalla moglie, ucciderà a coltellate i suoi due figli, Ben, di 7 anni e Freya, di sei, e rivolgerà contro di sé stesso il coltello da chef pugnalandosi tre volte al petto, diventando inconsapevolmente vittime indirette di un terrorismo vile e pregevole che perseguiterà il Regno Unito per quasi 40 anni.

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