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01 dicembre, 2020

Madrid, Servizio ferroviario pendolare Cercanías, 11 marzo 2004


TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: cariche occultate
DATA:
11 marzo 2004
STATO: Spagna
LUOGO: Madrid, Servizio ferroviario pendolare Cercanías
MORTI:
191
FERITI:
2.057

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

È l’11 marzo 2004, sembra un giovedì del tutto normale a Madrid, 200 mila pendolari, come ogni giorno, stanno raggiungendo la Capitale per andare a lavoro. Mancano tre giorni alle elezioni delle Cortes Generales in cui verranno scelti i nuovi rappresentati al Senato e al Congresso dei Deputati, e la maggior parte dei passeggeri non stacca gli occhi dai quotidiani dove i riflettori sono puntati per più della metà sulle notizie politiche. Il Partito Popolare, attualmente in carica, è in testa con un vantaggio del 5% inseguito dal Partito Socialista guidato da José Luis Rodríguez Zapatero che durante la campagna elettorale ha promesso il ritiro delle truppe spagnole dall'Iraq entro il 30 giugno. Inoltre, i pronostici minacciano un calo dei votanti stimato in circa 1.700.000 unità, troppi per un dovere civico di tale portata. Sono le ore 07:35 e sulle strade ferrate è l’ora di maggiore affluenza. Il servizio ferroviario pendolare della Cercanías Renfe, la linea di 370 chilometri che serve Madrid e la sua area metropolitana, sta lavorando a pieno regime. Sulla linea Madrid-Alcalá-Guadalajara-Saragozza, frequentata ogni giorno da 900 mila passeggeri tra cui gli studenti di tre istituti tecnici e del Politecnico di Madrid, qualcuno ha deciso di fare di alcuni treni dei bersagli, lo stesso qualcuno che settimane prima aveva pianificato di colpire la Spagna impegnata in Medio Oriente con 1.400 soldati di stanza in Iraq con un attacco dinamitardo coordinato. I bersagli sono quattro. Sulla Linea C-2 si trova il treno 17305, è un “serie 450” a due piani, è partito dalla stazione ferroviaria di Guadalajara alle ore 06:45 ed è diretto a quella di Chamartín. Sulla Linea C-1 stanno percorrendo la tratta i treni 21431 e il 21435, sono due “serie 460” a piano singolo, sono partiti entrambi dalla stazione ferroviaria di Alcalá de Henares rispettivamente allle ore 07:00 e alle ore 07:10 e sono diretti a quella di Alcobendas. Dalla stessa stazione ferroviaria è partito alle ore 07:15 anche il treno 21713, stesso tipo dei precedenti, e sta percorrendo la Linea C-7 con destinazione la stazione ferroviaria di Prìncipe Pìo. A bordo, assieme ai passeggeri, tra i sedili, sui ripiani portabagagli e sul pavimento, ci sono 13 borsoni sportivi che viaggiano da soli. I proprietari, saliti alla fermata di Alcalà, una volta lasciato il bagaglio sulla carrozza sono rimontati sulla Renault Kangoo e sulla Skoda Fabia con cui sono arrivati da Chinchón, un piccolo borgo di poco più di 5 mila abitanti non lontano da Madrid. Fanno parte di una grossa cellula terroristica ben organizzata e da anni radicata della Capitale, il “Gruppo Combattente Islamico Marocchino”, che come altri gruppi maghrebini trae origine nella guerriglia afghana degli anni ‘80, quando il paese era invaso dai sovietici durante la guerra in Afghanistan. Il Moroccan Islamic Combat Group, che ha già alle spalle sanguinosi attacchi come quello a Casablanca del maggio del 2003, uno dei più tristemente famosi, dove in un più che riuscito attacco coordinato 12 attentatori suicidi avevano barbaramente dilaniato 33 persone, è direttamente collegato all'ascesa in Afghanistan di al-Qaida, il movimento fondamentalista islamista sunnita paramilitare terroristico nato nel 1988 durante la Guerra in Afghanistan e guidato dal miliardario saudita Osāma bin Lāden. 17esimo dei 57 figli dell’immobiliarista yemenita Mohammed bin Awad bin Lāden, avvalso della guida ideologica dello scrittore, poeta e medico de Il Cairo appartenente ad una famiglia di dotti religiosi e magistrati Ayman al-Zawāhirī, bin Lāden aveva deciso di utilizzare soldi e macchinari della propria impresa di costruzioni per aiutare la resistenza dei mujaheddin durante l’invasione sovietica. Sin dal suo inizio, alla fine degli anni '90 e fino al 2001, il ruolo del Moroccan Islamic Combat Group gli aveva fornito supporto logistico in Marocco rendendo possibile lo spostamento dei membri ai quali era stata data nuova identità consentendo loro di arrivare, muoversi, stanziarsi in Europa e creare delle cellule dormienti ma attive, proprio come quella spagnola. Il primo, Hassan el Haski, 41 anni marocchino, era arrivato in Europa per creare la cellula e gestirla. Il suo trasferimento, reso possibile grazie a Imad Eddin Barakat Yarcas, detto Abu Dahdah, 40 anni siriano e capo di al-Qaida in Spagna, aveva segnato le sorti del paese. Assieme al 33enne egiziano Rabei Osman Al Sayed Ahmed, "El Egipcio", e al 28enne marocchino Youseff Belhajd, "Abu Dujana Al-Afghani", portavoce militare di al-Qaida in Europa, avevano pianificato l’attentato che da lì a poco sarebbe stato ricordato come il più micidiale attacco terroristico della storia della Spagna e il peggiore dinamitardo in Europa dall’abbattimento del Volo Pan Am 103 del 21 dicembre 1988 sui cieli di Lockerbie. Youseff Belhajd, dopo aver trasformato un appartamento in affitto a Laganès in centro operativo, e deciso come giorno stabilito per l’esecuzione il 911mo giorno dagli attentati dell’11 settembre 2001 agli Stati Uniti d’America, aveva reclutato. Per primo era arrivato Allekema Lamari, detto “Yasin”, 36 anni algerino, appartenente al “Gruppo Islamico Armato”, un gruppo terrorista di matrice islamica nato in Algeria nel 1991 dopo il rifiuto da parte del Governo di riconoscere il risultato elettorale a favore degli islamisti e mosso fin da subito, col supporto di al-Qaida, da una violenza indiscriminata vista come legittima tramite una campagna di massacri tra la popolazione mediante attentati suicidi e dirottamenti. Mahmoud Slimane Aoun, 44enne libanese, e Nasreddine Bousbaa, 43enne algerino, arrivati immediatamente dopo si erano occupati della falsificazione dei documenti per consentire l’ingresso in Spagna degli ultimi membri: i marocchini Jamal Ahmidan, "El Chino", 34 anni, dedito al narcotraffico, pericoloso e influente amico di piccoli e grandi trafficanti; Rachif Aglif, "El Conejo", 25 anni, e Mohammed Oulad Akcha, di 33. Questi, con l’aiuto del 25enne Rafa Zouhier, anch’egli marocchino, erano riusciti a mettersi in contatto con un gruppo di asturiani che avrebbero reso possibile, in cambio di droga, hashish per la precisione, il reperimento dell’esplosivo e degli inneschi necessari alla fabbricazione delle bombe. Rafa Zouhier era riuscito ad arrivare, tramite il cognato, il 27enne Antonio Toro conosciuto nel carcere di Villabona, a José Emilio Suárez Trashorras un reduce da quattro anni di lavoro in miniera congedato il 31 ottobre del 2002 per depressione, schizofrenia paranoica e disturbo di personalità. Il loro incontro era avvenuto il 27 febbraio in un McDonald's vicino all’ospedale Gómez Ulla di Madrid in cui era presente anche la moglie di Trashorras, la 23enne Carmen María Toro, sposata 13 giorni prima e con cui stava rientrando dalla luna di miele alle Isole Canarie. L’esplosivo era stato prelevato in due tempi da due miniere di caolino, un’argilla bianca purissima utilizzata tra le altre cose nell'edilizia, nell'industria della ceramica e in quella farmaceutica, situate nel comune di Belmonte de Miranda, nelle Asturie, e di proprietà della società Caolines de Merillés, un'azienda con 35 dipendenti. L’accesso alle miniere non era risultato facile, soprattutto poiché la sorveglianza, a vista e armata, è intensificata durante la movimentazione e l’utilizzo dell’esplosivo, impossibile da portare oltre i confini senza l’ausilio di un contatto all’interno. Tipologia, quantità, nonché i riferimenti seriali di ciascuna cartuccia sono a conoscenza della direzione, dei responsabili della sicurezza e degli organi di polizia che ne tracciano le forniture. Queste arrivano una volta al mese trasportate sotto scorta dagli impianti di produzione di Burgos imballate in cartoni del peso di 25 chilogrammi, ciascuno contenente 10 sacchi da 2,5 chilogrammi. L’inventario all’interno delle riservette, il deposito blindato in cui sono stoccate le cartucce, viene effettuato giornalmente e alla fine di ogni mese, prima di effettuare il nuovo ordine, l’esplosivo inutilizzato viene distrutto sul posto o, sempre sotto scorta armata, riconsegnato alla fabbrica dopo aver passato un ulteriore controllo da parte della Guardia Civile. Per organizzare l’uscita del materiale dai depositi minerari, Trashorras si era servito dell’aiuto dell’addetto alla sorveglianza e alla compilazione dei registri di entrata e uscita, il 44enne Emiliano Llano Álvarez, e di due minatori: Raúl González Peláez, "El Rulo", 25 anni, e Javier González Díaz, “El Dinamita”, 52 anni. Per la prima tranche Trashorras si era mosso con Mohammed Oulad Akcha e Jamal Ahmidan la notte tra il 28 e il 29 febbraio. Dalla miniera di Mina Conchita, a 60 chilometri da Oviedo, era riuscito a fare uscire poco per volta delle casse di Goma-2 ECO, un esplosivo ad alta velocità di detonazione, uno dei preferiti dell’organizzazione indipendentista ETA, la Euskadi Ta Askatasuna, l’organizzazione armata terrorista basco-nazionalista separatista d’ispirazione marxista-leninista nata all’inizio degli anni 60. Questo prodotto, commercializzato in questi anni dalla Unión Española de Explosivos S.A. e utilizzato in campo principalmente minerario, è composto in peso da un 33% di Nitroglicole, potentissimo esplosivo prodotto dal chimico belga Louis Henry nel 1870, da un 2% di Nitrocellulosa, prodotto scoperto dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846, da un 3% di plastificante dibutilftalato, da un 2% di carbonato di calcio, e da un 60% di Nitrato di Ammonio, un fertilizzante preparato dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma e scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870. Questo primo carico era stato imballato con cura e portato via nel baule di una Volkswagen Golf guidata da Mohamed Oulad Akcha con davanti una Toyota Corolla guidata da Jamal Ahmidan a fare da staffetta. Per la seconda tranche invece Trashorras era riuscito a fare uscire dalla miniera di Mina Collada, a 3 chilometri di distanza da Mina Conchita, dei cartoni contenenti cartucce di Titadyn 30 AG, un tipo di Dinamite prodotta nel sud della Francia dalla Titanite S.A. Questo tipo di Gelatina per uso estrattivo è una Dinamite a base attiva, fortemente esplosiva, versione moderna di quella brevettata dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1867 composta dalla Nitroglicerina sintetizzata dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel 1847 dalla Nitrocellulosa e miscelata con un diverso tipo di Nitrocellulosa ad alto contenuto di azoto. Le cartucce di Titadyn 30 AG erano state chiuse in tre valige, lucchettate e inviate a Madrid tramite tre corrieri, il 23enne Sergio Álvarez Sánchez, "Amokachi", il 22enne Iván Granados Peña, e il 20enne Antonio Iván Reiss, "Jimmy", spacciandone il contenuto per CD piratati e panetti di hashish da consegnare ad Jamal Ahmidan e al 29 marocchino Othman el Gnaoui una volta arrivati in città. Con entrambi i trasporti, i terroristi erano riusciti a stoccare nel capannone di un casale nelle campagne di Chinchón, al centro della Vega del Tajuña, 200 chilogrammi di esplosivo ad alto potenziale. Nella fattoria presa in affitto a gennaio da Othman el Gnaoui nella piccola cittadina nei pressi di Madrid, dove i membri si erano ritirati per la fase finale conducendo una vita sedentaria, mantenendo un buon rapporto col vicinato al quale avevano raccontato di essere stati in vacanza nei Paesi Baschi, le bombe, una dopo l’altra in una precisa e delicata catena di montaggio avvolta in un religioso silenzio erano state assemblate dai marocchini Mohamed Larbi Ben Sellam, "Abu Zubair", 27 anni, reclutatore di combattenti per l'Iraq, Hamed Ahmidan, 27 anni, Saed el Harrak, 30 anni, Mohamed Bouharrat, 25 anni, e ai siriani Basel Ghalyoun, 20 anni, e Mohannad Almallah, “Dabas”, 40 anni. A spiegare loro come fare era stato un altro marocchino, il 34enne Said Berraj, il più esperto nel maneggio dell’esplosivo che aveva seguito passo per passo fase dell’assemblaggio e quella dell’armamento. Per la seconda, Jamal Zougam, 31 anni, proprietario di un negozio di telefonia e anche lui marocchino, aveva fornito carte SIM e telefoni cellulari, i Mitsubishi Trium Galaxy, Astral, Mars, Mystral e Cosmo, che aveva poi passato a Fouad el Morabit Anghar, 31 anni, ingegnere elettronico, marocchino, per essere trasformati in centraline riceventi e brillatori elettrici home-made collegando il sistema della vibrazione ad una batteria e quindi ad un circuito in serie per l’armamento di 4 detonatori elettrici. Questi cilindri in alluminio, artifizi esplosivi versioni moderne di quello elettrico inventato nel 1876 da Julius Smith, e contenenti una piccola quantità di esplosivo secondario, la Pentrite, uno degli esplosivi più potenti, preparata per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, innescato a sua volta da pochissimo esplosivo primario, l’Azoturo di Piombo, preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory nel 1890 e da una miscela incendiaria in grado di accenderlo, avrebbero innescato le cariche ognuna del peso di 8 chilogrammi costituite dall’unione di candelotti di Goma-2 ECO e Titadyn 30 AG. Le bombe, chiuse successivamente in borsoni sportivi da viaggio di tipo estremamente comune in modo da farli passare inosservati agli occhi di tutti, erano state poi caricate sulla Renault Kangoo e sulla Skoda Fabia che Abdelilah el Fadoual el Akil, 35enne marocchino, si era preoccupato di rubare qualche giorno prima. Dopo aver messo a punto gli ultimi dettagli, acceso i telefoni cellulari, controllato i contatti elettrici e le chiusure delle borse, questa mattina dell’11 marzo Serhane Ben Abdelmajid Fakhet, “El Tunecino”, 36 anni tunisino, ha dato il via all’attacco dal punto di rendez vous: la fermata della stazione ferroviaria di Alcalà. Qui ha spiegato a Jamal Ahmidan, Jamal Zougam, Said Berraj, Mohammed Oulad Akcha, 33 anni, Rachid Oulad Akcha e Abdennabi Kounjaa,“Abdallah”, 31 anni, Asri Rifaat, 27 anni, Mohamed Haddad, 29 anni, e Abdelmajid Bouchar, "El Gamo", 21 anni, la distrubuzione delle borse nelle carrozze dei quattro treni del servizio ferroviario pendolare della Cercanías Renfe intransito sulla linea Madrid-Alcalá-Guadalajara-Saragozza, per creare il maggior numero di morti possibile. Sono le ore 07:37 e a bordo dei convogli c’è chi sta leggendo il giornale, chi parla col vicino, chi è al telefono, qualcuno invece dorme. Mentre il treno 21431 è fermo sul binario 2 alla stazione di Atocha un telefono cellulare vibra. Nessuno fa caso a quel ronzio, uno come tanti, una cosa normale in un treno affollato, perché nessuno immagina che in questo istante un circuito si sta chiudendo permettendo ad una scarica di corrente di accendere la miscela incendiaria all’interno dei detonatori elettrici. In una frazione di secondo l’Azoturo di Piombo di ogni detonatore innesca la Pentrite che accende le cartucce della Unión Española de Explosivos S.A. e della Titanite S.A. L’esplosivo detona con una velocità di 7.500 metri al secondo, un boato squarcia il vagone. Il tetto si apre come un barattolo di latta, fumo, schegge e fiamme schizzano per tutta la carrozza mentre una sfera di fuoco di 3.500 gradi centigradi avvolge il corridoio. 25 secondi dopo, alle ore 07:38 un secondo boato copre il primo, poi un terzo, a 4 secondi di distanza. Le fiamme invadono le carrozze, le lamiere si aprono e si colorano di rosso. Quasi in contemporanea, sul treno 21435 fermo a El Pozo del Tío Raimundo che sta per lasciare la stazione, due borsoni esplodono a 6 secondi l’uno dall’altro. 19 secondi dopo, il treno 21713 fermo alla stazione di Santa Eugenia viene aperto in due dalla sesta carica nello stesso momento in cui il treno 17305, in movimento a 800 metri a sud dall’entrata della stazione ferroviaria di Atocha, vicino alla via Téllez, salta in aria con altre quattro borse. Sono le ore 07:39. Cala il silenzio, i vagoni sono scoperchiati, alcuni aperti sul fianco, altri parzialmente svuotati. Le onde di sovrappressione, dopo aver fatto a pezzi i passeggeri nelle immediate vicinanze, hanno falciato tutto scaraventando quelli più lontani contro le pareti e fuori dai finestrini. Quelli che non sono finiti sul selciato sono rimasti schiacciati dalle poltrone piegate contro le lamiere poi trasformate in proiettili. Dai convogli tagliati in due, quelle che un attimo fa erano persone ora sono figure insanguinate che strisciano fuori tra ferri contorti cercando soltanto di allontanarsi dal fuoco. Alcuni sono immobili, bruciati a morte sulle loro poltrone, altri sono fusi col vicino di posto, altri ancora sono masse informi di carne e vestiti. È un massacro, nelle carrozze trasformate in giganteschi banchi di macelleria ci sono corpi smembrati, sangue e parti umane ovunque, sul pavimento, sul soffitto, anche all’esterno sui binari e sulle banchine. 191 corpi contorti, dilaniati, vuoti, senza vita, sono riversi dentro e attorno ai convogli, ci sono anche due donne incinte, il loro corpo è irriconoscibile, i loro ventri sono squarciati. Il Gruppo Combattente Islamico Marocchino non ha risparmiato nessuno. 2.057 persone ferite, gran parte mutilate o sfigurate sono sotto shock, sono soprattutto operai dei sobborghi di Guadalajara e Alacalà de Henares che andavano al lavoro. Gli ospedali della città sono messi in stato di emergenza ma non sono sufficienti, le vittime sono così tante che è necessaria l’installazione di un ospedale da campo nella struttura sportiva Daoiz y Velarde, nelle vicinanze di via Téllez, al fine di fornire ai feriti un primo soccorso e pianificarne lo smistamento negli ospedali. Le linee telefoniche sono in tilt, i boati, le fiamme e il fumo hanno scatenato panico e caos nella Capitale. Nel centro il clima è surreale: a strade vuote se ne alternano altre bloccate da automobili e autobus. Anche le linee ferroviarie e metropolitane si fermano, il servizio viene sospeso per consentire ai soccorsi di intervenire sul luogo delle esplosioni. Decine di automobilisti e tassisti si offrono volontari a fare da staffetta per il trasporto delle vittime e dei feriti negli ospedali. Gli organizzatori dell’attacco, l'unico atto terroristico estremista nella storia d'Europa in cui gli estremisti islamici internazionali hanno collaborato coi non musulmani, avevano pianificato che le detonazioni avvenissero quasi all’unisono e nella stessa stazione, quella di Atocha, ciò per massimizzare gli effetti in termini di vite umane. Ma il fatto che di 13 bombe 3 non abbiano funzionato per un difetto nel sistema di innesco e quelle che invece sono esplose lo abbiano fatto in luoghi diversi grazie ad un ritardo dei treni sulla tabella di marcia, ha fatto sì che il bilancio non fosse ancora più disastroso. Per certi versi, per un’Europa occidentale che sembrava inattaccabile dalla violenza del terrore islamico che colpisce senza pietà, questo giorno di morte e dolore non solo cambierà in Spagna le sorti delle Cortes Generales, annullando il calo dei votanti e aumentando anzi del 4% l’affluenza ai seggi influenzando il voto del 28% degli elettori e ribaltando il risultato, ma toglierà l’Europa dalla sua immunità modificandone il panorama politico.

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