01 giugno, 2018

Soacha, Volo Avianca 203, 27 novembre 1989


TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA:
27 novembre 1989
STATO: Colombia
LUOGO: Soacha, volo Avianca 203
MORTI:
110
FERITI:
0

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

"Preferiamo una tomba in Colombia a una prigione negli Stati Uniti", è il motto di quel gruppo di narcotrafficanti guidato da Pablo Emilio Escobar Gaviria, il Re della cocaina, il più potente, il più ricco e il più sanguinario narcotrafficante della storia, in lotta per fermare la politica di estradizione contro il Cartello. È il 1989, la guerra frontale e spietata lanciata contro lo Stato e la società è nel pieno del suo svolgimento, corruzione e intimidazione caratterizzano il sistema colombiano durante il suo apogeo. Escobar, il terzo di 7 figli di un agricoltore e un’insegnante di scuola elementare, cresciuto per le strade della città di Medellìn tra truffe e piccoli furti, ora pratica un'efficace strategia per chiunque si trovi sulla sua strada: lasciarsi corrompere o morire. Per applicare il suo potere, controllare le operazioni, eliminare gli informatori, gli infiltrati o semplicemente chi può intralciare i suoi affari, Escobar è circondato da ogni genere di persona, dai più giovani, le sue guardie personali, provenienti dai bassifondi, col compito di organizzare i suoi spostamenti e salvaguardarne la sicurezza nelle sue tenute, ai più anziani, col compito di organizzare omicidi e sequestri, fino ad avvalersi della consulenza di veri esperti, professionisti anche dall’estero, per gli incarichi più delicati: gli attentati con esplosivo. In uno di questi, il 4 di luglio, l'esplosione di un'autobomba con 100 chili di Gelatina da cava destinata al Colonnello della polizia Valdemar Franklin Quintero, per errore aveva investito il Governatore di Antioquia, Antonio Roldán Betancur. La mattina del 18 agosto i sicari invece non avevano sbagliato, la bomba era stata talmente potente da eliminare l’obiettivo e una porzione del quartiere. Questo tipo di esplosivo è molto utilizzato dai “tecnici” del Cartello di Medellin, la vasta organizzazione di narcotrafficanti con base nell’omonima città della Colombia fondata e gestita da Escobar, dai fratelli Fabio, Jorge e Juan David Ochoa e José Gonzalo Rodríguez Gacha, El Mexicano, uno dei trafficanti di droga più spietati e di maggior successo al mondo. La Gelatina è una Dinamite a base attiva, fortemente esplosiva, sincera, infallibile, brevettata dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1867 e composta dalla Nitroglicerina sintetizzata dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel 1847 dalla Nitrocellulosa, prodotto scoperto dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846, e miscelata con Nitrocellulosa ad alto contenuto di azoto. Anche il 2 settembre era stata utilizzata, 60 chilogrammi di questo prodotto avevano cancellato la sede del quotidiano El Espectador. Quest’anno sarà ricordato come uno dei più violenti della storia della Colombia, e come ciliegina sulla torta, la mattina del 27 novembre, la follia di Escobar raggiungerà il suo apice. All’Aeroporto El Dorado di Bogotà centinaia di persone affollano gli arrivi e le partenze, e davanti all’ingresso dell’edificio c’è anche un certo Julio Santodomingo con in mano due biglietti per Cali, acquistati due giorni prima dalla compagnia aerea Avianca, l’Aerovías del Continente Americano S.A, compagnia aerea colombiana, la seconda più antica al mondo dopo la KLM dei Paesi Bassi e la più antica delle Americhe. Un biglietto è per lui, l'altro è per un suo conoscente, Alberto Prieto. I due arrivano presto, si dirigono in sala d’attesa, c’è decisamente troppo movimento rispetto agli altri giorni, e anche molta polizia, più del solito. All'ultimo minuto Santodomingo cambia idea, decide di non salire sull'aereo lasciando Prieto solo all’imbarco. È preoccupato anche se il lavoro è semplice, una volta a bordo dovrà attivare un registratore nascosto nella sua valigetta per registrare la conversazione di alcuni “zapos”, in gergo locale gli informatori della polizia, seduti nella fila 14. Così gli hanno detto, ma la la realtà è un’altra. Pablo Escobar aveva ordinato l’abbattimento di quell’aereo di linea, era stato deciso ad una riunione tenutasi nel Magdalena Medio alla presenza di Gacha e degli altri boss del paese. Carlos Mario Alzate Urquijo, alias Arete, uno dei principali luogotenenti di Escobar, aveva pianificato l’attacco nel dettaglio e con settimane di anticipo. Il vero obiettivo è Cesar Gaviria, il candidato alla presidenza, e la commissione aveva deciso che dovesse morire, a qualunque costo. Alberto Prieto, consapevole di essere un passeggero-spia, è invece inconsapevolmente una “bomba svizzera”, un pratica relativamente frequente in quel mondo, ovvero un individuo reclutato per compiere una determinata tratta accompagnato da un secondo, una “guida”, che all’ultimo momento non prosegue defilandosi con una scusa e trasformando il primo in un ignaro attentatore suicida. Per l’occasione non è stata scelta la Gelatina ma qualcosa di meglio: il Semtex-1A. Di tipo plastico, di colore tra il marrone e il rosso, confezionato in pani color mattone del peso di 2,5 chilogrammi è una delle varianti dell’esplosivo Semtex. Il suo nome sta per SEMTìn, un sobborgo di Pardubice nella attuale Repubblica Ceca, dove il composto era stato prodotto per la prima volta in grandi quantità dalla East Bohemian Chemical Works Synthesia nel 1964, ed EXplosive. Progetto del chimico cecoslovacco Stanislav Brebera, era stato sintetizzato negli anni ’50. Questa variante 1A, la prima in assoluto, originariamente chiamata col nome di B1 era esclusivamente per usi interni della ex Repubblica Cecoslovacca. Il Semtex, molto simile al plastico militare C-4 ma con un diverso colore, è impermeabile e utilizzabile in un campo di temperature più vasto. Esportato in tutto il mondo in grandi quantità fino al 1981 e in quantità ridotte solo nei paesi membri del Patto di Varsavia fino al quest’anno con la sospensione delle esportazioni legali, attualmente le grosse organizzazioni terroristiche e criminali ne controllano il traffico e la detenzione. Il Semtex-1A è il prodotto dell’unione di due elementi esplosivi primari: 76% in peso di Pentrite, uno degli esplosivi più sensibili potenti, un “super-esplosivo” preparato per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens; 4,6% in peso di RDX, formalmente Ciclotrimetilenetrinitramina, di caratteristiche eccezionali scoperto e brevettato dal chimico e farmacista tedesco Georg Friedrich Henning nel 1898 e codificato con questo nome prima dall’esercito inglese come Royal Demolition eXplosive e poi prodotto in larga scala dagli Stati Uniti nel 1920 come “RD” Research and Development, ricerca e sviluppo, sigla comune a tutti i nuovi prodotti per la ricerca militare, e "X", la classificazione, nata come lettera provvisoria ma rimasta definitiva; il legante gomma Stirene-Butadiene per il 9.4% in peso, il plastificante n-ottilftalato al 9% in peso, lo 0,5% di antiossidante N-fenil-2-naftilammina e lo 0,5% di colorante ne assicurano il riconoscimento e la malleabilità. La bomba è una vera opera d’ingegneria, tanto piccola quanto letale. La piccola carica del Semtex, esplosivo plastico ad alto potenziale tanto caro all’IRA irlandese e ai terroristi islamici, ha un peso di 250 grammi ed è sagomata all’interno dell’involucro di plastica del registratore. È innescata da un detonatore elettrico contenente una piccola quantità di esplosivo secondario, la Pentrite, innescato a sua volta da una miscela incendiaria e uno primario, il sensibilissimo Azoturo di Piombo preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory nel 1890. Il detonatore, versione moderna di quello inventato nel 1876 da Julius Smith, è attivato dalla chiusura di un circuito elettrico il cui interruttore è collegato ai due tasti PLAY e REC del registratore premuti insieme. Sono le ore 06:40 e i 101 passeggeri a bordo del volo Avianca 203 con destinazione l’Aeroporto Alfonso Bonilla Aragón di Cali, percorrono in ordine il corridoio dell’aereo, un Boeing 727-100 con numero di registrazione HK-1803. Ci vuole qualche minuto perché i bagagli a mano vengano sistemati, un mormorio di voci invade la cabina, i tre assistenti di volo aiutano alcuni passeggeri ad accomodarsi mentre il personale di cabina ne controlla l’elenco. Quella mattina la pista dell'aeroporto di Bogotà è pulita, senza nebbia, non c’è neanche un filo di vento, condizioni ottimali per il decollo. I passeggeri provengono dai diversi angoli della Colombia: il tenore Gerardo Arellano, che dovrà cantare alla commemorazione dei 20 anni dalla morte di suo padre, occupa la poltrona centrale della prima fila; a pochi passi, nella poltrona 3A, trova posto Alfredo Azuero Echeverry, direttore marketing della Colgate-Palmolive, era a Bogotà con la sua fidanzata, si sposeranno il 15 dicembre; il biologo tedesco Henry von Prahl Bauer occupa invece la poltrona 14C, ha appena finito un libro sulle mangrovie in Colombia e sta tornando a Cali per insegnare all'Universidad del Valle; una fila dietro di lui siede John Gregory, un funzionario della USAID, la International Development Agency, ha 46 anni, è frustrato, imprigionato dal lavoro, vuole evadere. Ogni passeggero ha una storia diversa, ognuno coi suoi problemi, le sue preoccupazioni. Anche César Gaviria Trujillo è sulla lista, ma non sull’aereo, all’ultimo momento lui e il suo staff non si sono imbarcati. Nella cabina di pilotaggio, il Capitano José Ignacio Ossa, un veterano con 9 mila ore di volo e un curriculum impeccabile, ha ricevuto il libretto di manutenzione da pochi minuti e sta ancora verificando che sia tutto in ordine. Seduto alla sua destra, nello stretto cubicolo, il copilota Fernando Pizarro si prepara per il decollo mentre nei posti dietro, davanti al pannello con i comandi del carburante è seduto l'ingegnere di volo Luis Jairo Castiblanco Vargas che spunta sulla lista i vari controlli verificati. Uno dei due assistenti di volo, Astrid del Pilar Gómez, il più giovane dell'equipaggio, 27 anni e con la licenza di volo da soli quattro mesi, entra in cabina per offrire un caffè agli occupanti, il Capitano José Ignacio Ossa e l’ingegnere di volo accettano l'offerta mentre il copilota, Pizarro, che ha completato la formazione da meno di un mese, rifiuta. Sono le ore 07:13, il Boeing 727-100, un trimotore a fusoliera stretta a getto ad ala bassa acquistato dalla Pan Am, inizia il rullaggio. Con 101 passeggeri, 6 membri di equipaggio e una massa di 95.000 chilogrammi, si muove dalla rampa dell'Air Bridge. Julio Santodomingo, rimasto a terra, guarda fuori dalla recinzione l’aereo rullare verso la pista di decollo. Santodomingo non è il suo vero nome, il suo vero nome è Dandeny Muñoz Mosquera, conosciuto ai più col soprannome di La Quica. Ha 23 anni, è uno degli uomini di spicco del Cartello di Medellìn, è responsabile di centinaia di omicidi, e con un sorriso abbozzato sale in macchina e si allontana dall’aeroporto. Con 2 mila metri di rincorsa il Boeing 727-100 decolla col pieno di carburante distribuito tra il serbatoio centrale e quelli nelle ali. Dopo circa un minuto effettua una prima virata verso ovest sul quartiere di Nicolás de Federmán dove si trova il primo aiuto radio per la navigazione aerea. Sono le ore 07:15, il Comandante Ossa si presenta alla torre di controllo e si dirige verso Girardot, un comune sulle rive del fiume Magdalena nella valle formata dalle Cordigliere centrali e orientali. Secondo il piano di volo arriveranno all'aeroporto Alfonso Bonilla Aragón di Cali in 32 minuti. Nel frattempo, l’aereo ha raggiunto una quota di 13 mila piedi, 4 chilometri, ad una velocità di 794 chilometri orari. Gli occupanti della cabina chiacchierano, l’assistente di volo entra chiedendo se qualcuno vuole un panino oppure un caffè. Diversi metri dietro, Alberto Prieto si guarda intorno, poi fissa la fila davanti a lui, apre la valigetta, il registratore è lì, lo guarda, alza lo sguardo verso gli uomini seduti come se avesse un attimo di esitazione ma alla fine è un lavoro facile con soldi facili e a casa ha una fidanzata e bambino piccolo che lo aspettano. Dopo una breve incertezza la sua mano si poggia sul registratore, REC e PLAY vengono premuti dando il via ad una catastrofica reazione a catena. Il congegno all’interno chiude il circuito elettrico, le batterie scaricano la corrente lungo i fili che arriva fino al ponticello all’interno del detonatore. La miscela incendiaria si infiamma, l’Azoturo di Piombo si accende innescando la Pentrite che avvia il Semtex-1A. La carica detona con una velocità di 8.050 metri al secondo. Prieto viene smembrato e così i suoi vicini di posto, l’aereo sobbalza, il corridoio viene scosso violentemente, la parete della fusoliera immediatamente adiacente la poltrona 15F si apre come un barattolo, l’onda d’urto squarcia il pavimento lacerando le celle del serbatoio centrale che prendono fuoco con una fiammata che avvolge i passeggeri. Schegge, bagagli, pezzi di corpi volano per il corridoio investendo gli altri passeggeri ancora allacciati alle poltrone. L'aereo comincia rapidamente a perdere quota lasciandosi dietro una scia di fumo. Poi una seconda esplosione, i gas caldi si infiammano lacerando l’aereo. Le ali si piegano all’indietro, la fusoliera si divide in due tronconi che picchiano verso il suolo in due palle di fuoco. La parte anteriore precipita come una cometa lasciandosi dietro una scia di fumo e lamiere, arriva a terra per prima con una velocità incredibile, una pioggia di metallo e detriti investe le case e si abbatte sulle campagne uccidendo sul colpo tre braccianti a lavoro con l’aratro. Corpi, valigie, poltrone, vengono giù come bombe mentre la parte posteriore lunga 55 metri si schianta al suolo con un grande boato rovinando sugli alberi a dieci chilometri da quella anteriore. I resti si sparpagliano in un raggio di 5 chilometri sulla collina di Canoas, situata nelle vicinanze del comune di Soacha, a sud-ovest di Bogotá, su una zona scarsamente abitata ai margini della città. Le lamiere sottili scendono per ultime, roteando e planando come tanti fogli di carta. Qualche secondo prima e il già tragico bilancio di vittime sarebbe stato catastrofico in quanto i resti dell'aereo si sarebbero abbattuti sulla periferia densamente popolata. I primi ad arrivare sul posto sono i curiosi e i predoni. In Colombia si dice “dove cade un aereo è come vincere alla lotteria”. Alcuni si precipitano come avvoltoi sui morti ancora fumanti. Portafogli, bracciali, orologi e anelli spariscono appena prima dell’arrivo sul luogo del disastro dei membri della Polizia di Cundinamarca. La collina viene chiusa perchè le squadre della Protezione Civile, della Croce Rossa e dei Vigili del Fuoco possano svolgere le operazioni di salvataggio. Non ci sarà nessun salvataggio, è stato un massacro. Corpi straziati, mutilati, fracassati, eviscerati dalle cinture di sicurezza, il terreno ora è soltanto un silenzioso e terrificante mattatoio su una desolata collina alla periferia di Bogotà. Sopra una valle disabitata di arbusti e vegetazione piatta, avvolti in sacchi di polietilene nero, i corpi, o quello che ne rimane, vengono uno ad uno allineati con rigoroso silenzio. Attorno c’è solo distruzione, un fumo nero che continua ad alzarsi verso il cielo, e l’odore di kerosene e carne bruciata che invade le narici anche degli ultimi arrivati: i ricercatori del National Transportation Safety Board, della Federal Aviation Administration, dell'FBI e degli osservatori della Boeing e della Pratt&Whitney, i produttori dei motori. Incidente? Errore umano? Ai loro occhi risalta un fatto, in mezzo alle sterpaglie, accanto a un braccio, ci sono tre lattine di birra, sono vuote ma hanno le linguette chiuse, segno che sono esplose per effetto di una rapida decompressione della cabina. Inoltre, la porzione della fusoliera sul fronte anteriore corrispondente al lato dell'uscita di emergenza, accanto alla poltrona 15F, ha i caratteristici segni di impatto di particelle ad alta velocità compatibili con l’uso di esplosivo. È stata una bomba. Con questo gesto, Pablo Emilio Escobar Gaviria, da narcotrafficante, da boss, da patròn, da uomo del popolo, si è appena trasformato in un terrorista. 

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