31 gennaio, 2019

Oklahoma City, Alfred P. Murrah Federal Building, 19 aprile 1995


TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: camion-bomba
DATA:
19 aprile 1995
STATO: Oklahoma
LUOGO: Oklahoma City, Alfred P. Murrah Federal Building
MORTI:
168
FERITI:
682

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

Centro di Oklahoma City, 19 aprile 1995, dalle ore 08:57 davanti all’edificio Alfred P. Murrah è parcheggiato un grosso furgone nell’area di scarico nel retro della struttura, proprio di fronte all’Ufficio di Previdenza Sociale. All’interno della cabina, vuota, due micce accese stanno consumando centimetri uno dopo l’altro. Timothy McVeigh, un veterano della guerra del Golfo, sceso in tutta fretta, ha gettato le chiavi in un tombino prima di salire su un’auto ferma a lato strada dove lo attendeva a bordo un amico, Terry Nichols, lasciato davanti ad essa pochi minuti fa e che con una potente accelerata è partito sgommando in direzione della periferia. McVeigh e Nichols si erano conosciuti nel 1988 a Fort Benning, in Georgia, durante l'addestramento di base per l'inquadramento nell'Esercito degli Stati Uniti d’America. Soldato modello e reduce della Guerra del Golfo, dopo aver lasciato l'esercito, McVeigh aveva iniziato a vagabondare per il paese sbarcando il lunario col commercio di armi di contrabbando alimentando assieme al suo amico l’odio nei confronti di un governo “usurpatore dei diritti dei cittadini americani”. Ai due si era unito anche Michael Fortier, un vecchio compagno di stanza con cui condivideva il medesimo sentimento di rabbia ma soprattutto, per il Federal Bureau of Investigation, l’FBI. E proprio due episodi legati ad operazioni condotte dai federali erano stati determinanti nel far maturare in loro la decisione di colpire al cuore lo Stato americano: l'assedio di Ruby Ridge, nel nord dell'Idaho, dove nell'agosto del 1992 durante una verifica per detenzione di armi erano rimasti uccisi la moglie e il figlio del leader neonazista Randy Weaver, membro delle Aryan Nations, che da anni viveva in perfetto isolamento con la sua famiglia, e il blitz della polizia dell’aprile del 1993 al ranch di Waco, in Texas, alla sede dell'organizzazione dei Branch Davidiani in cui erano morte 76 persone e lo stesso leader della setta David Koresh. Inizialmente deciso a colpire con un attentato dinamitardo un edificio federale esclusivamente a scopo dimostrativo, McVeigh aveva successivamente maturato il convincimento che il suo messaggio sarebbe stato più efficace se ci fossero stati dei morti, una valanga di morti, in una struttura che avrebbe dovuto ospitare almeno due dei tre apparati federali: l’ATF, il Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms, l’FBI, il Federal Bureau of Investigarion, e la DEA, il Drug Enforcement Administration. L’edificio di Oklahoma City, l'Alfred P. Murrah Federal Building, perfetto in tutto aveva fatto cadere la scelta su di esso. McVeigh e Fortier si erano recati ad ispezionarlo a dicembre dell’anno scorso. Costruito nel 1977 e progettato per resistere ad un uragano con una forza di 160 chilometri orari è gigantesco, un edificio in calcestruzzo armato di 9 piani. La massiccia struttura, che ospita 14 agenzie federali, contiene all’interno anche gli uffici di reclutamento per l'Esercito e il corpo dei Marines. Non potevano sperare di meglio. In più, il prospetto completamente vetrato, frantumandosi nell'impatto dell'onda d’urto causata dall’esplosione avrebbe regalato al mondo un effetto scenico senza precedenti, mentre l’adiacente e ampio parcheggio avrebbe potuto sia assorbire e dissipare in parte la forza dell'esplosione e quindi proteggere gli occupanti non federali degli edifici vicini, sia permettere delle riprese fotografiche più efficaci per motivi propagandistici. Individuato il bersaglio, l'attacco era stato quindi pianificato per oggi, in coincidenza con l'anniversario dell'assedio di Waco ed il 220º anniversario della battaglia di Lexington e Concord dove nel 1775 nella contea di Middlesex, nella provincia della Massachussetts Bay, uno scontro aveva visto impegnati un contingente di truppe britanniche ed un gruppo della milizia coloniale che aveva avuto la meglio dando inizio alla Guerra di Indipendenza Americana tra la Gran Bretagna e le Tredici Colonie, le colonie del Regno di Gran Bretagna sulla costa atlantica dell’America del Nord fondate nel XVII e XVIII secolo. La preparazione della bomba, lunga e complessa, era durata sette mesi. Per un edificio del genere c’era bisogno di qualcosa di altrettanto gigantesco. Dopo che McVeigh e Nichols già dall’agosto del 1994 si erano occupati dei primi studi sulle sostanze e sulle relative reazioni scaturite dalla sommatoria di esse al fine di ottenere miscele ad alto potere distruttivo, il 30 settembre Nichols erano stati acquistati i primi 40 sacchi ciascuno del peso di 23 chilogrammi di Nitrato d’Ammonio, un fertilizzante preparato per la prima volta dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma e scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870. Chi glielo aveva fornito era stata la Mid-Kansas Coop di McPherson, in Kansas, per un totale di 920 chilogrammi, sufficienti a fertilizzare 5 ettari e mezzo di terreno agricolo. Il mese successivo erano stati acquistati gli altri 68 sacchi, uniti ai precedenti in un deposito preso in affitto nella cittadina di Herington, in Kansas, portando lo stoccaggio del fertilizzante a 2.484 chilogrammi. Nell’impianto da quarto di miglio per le gare di accelerazione del Texas Motorplex, durante il Chief Auto Parts Nationals, trofeo Winston Drag Racing Series della NHRA, la National Hot Rod Association, McVeigh si era finto pilota col pretesto dell’urgente necessità di carburante ad alte prestazioni riuscendo ad ottenere da Tim Chambers, un venditore di carburante, per la cifra di 3.000 dollari del Nitrometano liquido, un composto organico scoperto tragicamente esplosivo dopo la detonazione di un vagone ferroviario cisterna l’1 giugno 1958, acquistato per un peso complessivo di 540 chilogrammi. Ma non era finita, dopo aver messo da parte anche delle latte di olio combustibile per un quantitativo di 16 litri e 13 bombole di acetilene da 14 litri ciascuna, da una cava della Martin Marietta Inc., una ditta fornitrice di aggregati e materiali da costruzione pesanti, Nichols e McVeigh avevano rubato sette casse di Tovex Blastrite Gel in cartucce ognuna della lunghezza di 46 centimetri per un totale di 159 chilogrammi. Il Tovex, un esplosivo primario ad alto potenziale in soluzione acquosa creato nel 1960 dalla società americana DuPont usato soprattutto nell'industria estrattiva e composto da 50% di Nitrato d’Ammonio e 50% di Nitrato Metilammonio, un esplosivo utilizzato come ingrediente dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e ripreso e perfezionato dalla DuPont nel 1973, sarebbe stato utilizzato come carica di spinta. Oltre al Tovex, dalla cava si erano riusciti ad impossessare anche di una serie di inneschi, fondamentali per avviare la carica. Per primi avevano preso dei detonatori a fuoco, degli artifizi esplosivi primari eredi di quelli inventati dal chimico e ingegnere Alfred Nobel nel 1867 e contenenti una piccola quantità di esplosivo secondario, la Pentrite, uno degli esplosivi più potenti preparato per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, innescato a sua volta da pochissimo esplosivo primario, l’Azoturo di Piombo, preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory nel 1890. Immediatamente dopo, quasi per caso, avevano recuperato dei detonatori ad onda d’urto, un particolare sistema inventato da Per Anders Persson di Nitro Nobel AB e registrato col marchio Nonel, costituito da un detonatore simile ai precedenti ma con carica primaria di Stifnato di Piombo, esplosivo scoperto dal chimico tedesco Peter Griess nel 1874, e innescato da un connettore, uno speciale tubo estruso in plastica flessibile del diametro esterno di 3 millimetri e diametro interno di 1,5 millimetri. Questo permette l’accensione del detonatore alla sua estremità tramite un’onda esplosiva generata da un sottile strato di esplosivo del peso di 20 grammi per metro lineare posto sul suo diametro interno e che confina la reazione all’interno del tubo senza ripercussioni esterne, quindi di elevato grado di sicurezza contro accensioni accidentali sia perché il tubo di trasmissione dell’onda d’urto, se acceso con fiamma, brucia senza dar luogo a reazione, sia perché è insensibile agli urti, richiedendo una velocità di impatto di 300 metri al secondo per essere innescato, e sia perché, infine, non essendo elettrico, è insensibile a qualsiasi tipo di corrente vagante. L’esplosivo all’interno, l’HMX, formalmente Ciclotetrametilentetranitroammina, è un esplosivo ad alta velocità dalle caratteristiche eccezionali. È stato scoperto e brevettato nel 1930 e successivamente codificato col nome “HM” per High Molecular weight, ad alto peso molecolare, e "X", la classificazione, nata come lettera provvisoria ma rimasta definitiva. Dopo aver preso una serie di bobine di questo particolare tipo di innesco di marca MS Primadet, per dare il “via” alla bomba avevano portato via dalla cava anche dei rotoli di miccia a lenta combustione, diretta discendente della corda di canapa catramata brevettata il 6 settembre 1836 da William Bickford, costituita da un cordone di cotone impermeabile con un’anima di Polvere Nera, esplosivo costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di carbone e 11,85% di zolfo, ricetta arrivata ai giorni nostri grazie al monaco e scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044. Michael e Lori Fortier, due amici che avevano ospitato McVeigh per un certo periodo nella loro casa, gli avevano preparato una patente falsa a nome di Robert D. Kling, pseudonimo ricavato dalla vecchia amicizia con un soldato suo compagno d’addestramento con simili caratteristiche fisiche, con cui il 14 aprile aveva pagato una stanza al Dreamland Motel di Junction City e con cui il giorno seguente aveva affittato dalla Compagnia Ryder un furgone Ford F-700 del 1993. Dopo aver fatto alcuni test nel deserto per valutare le capacità distruttive della bomba, l’avevano finalmente assemblata all’interno del vano di carico del fugone a noleggio. McVeigh e Nichols avevano iniziato con l’imbullonare delle assi di legno al pavimento del cassone, una base solida per tenere in posizione i vari moduli della carica, sui quali avevano successivamente sistemato con attenzione uno accanto all’altro 13 barili di plastica da 209 litri, 6 bianchi acquistati da una cooperativa agricola a Hillsboro, 6 neri acquistati a Florence e 1 blu acquistato a Council Grove. Con l’ausilio di secchi di plastica e una bilancia da bagno avevano mescolato i composti ricavando il RNAm, uno dei più potenti esplosivi improvvisati mai creati, con una percentuale in peso di 60% Nitrato d’Ammonio e 40% Nitrometano, e l’ANFO, nome che sta per “Ammonium Nitrate Fuel Oil”, uno dei preferiti dall’ETA spagnola e dagli estremisti libici e palestinesi, un esplosivo di grande sicurezza scoperto nel 1950 e costituito da 94% Nitrato d'Ammonio, 6% olio combustibile e altri additivi minori, di solito impiegato in grossi quantitativi per usi civili in cave e miniere data la sua bassissima sensibilità e il suo bassissimo costo. Questa parte di carica costituita da 9 barili di RNAm e 4 barili di ANFO del peso di 230 chilogrammi l’uno era stata “sagomata” in modo da dirigere l'esplosione lateralmente verso l'edificio da colpire. Nello specifico, i due avevano disposto i barili a forma di J rovesciata in modo da formare un incavo verso la parete del Murrah Building e riequilibrando immediatamente il peso del cassone sul lato opposto con le 13 bombole metalliche da 14 litri e del peso di 15 chilogrammi l’una di acetilene, 182 litri di gas estremamente infiammabile ed esplosivo. Come carica di spinta, i 159 chilogrammi di Tovex erano stati sistemati come riempitivo degli spazi vuoti assieme ad altri 9 sacchi di Nitrato d’Ammonio per un peso di 207 chilogrammi in modo da distribuire uniformemente la detonazione dell’esplosivo primario per tutta la massa esplosiva. Una volta completato l’assemblaggio era stato unito il sistema di innesco, una doppia accensione con avvio dalla parte anteriore del veicolo. Avevano praticato due fori nella cabina, sotto il sedile, due nella carrozzeria del vano di carico, frontalmente, e avevano affogato due serie di detonatori ad onda d’urto nelle cartucce di Tovex da cui partivano poi i condotti contenenti l’anima di esplosivo detonante infilati in tubi per acquari e fatti passare all’esterno. Fissati alla carrozzeria, dipinti con lo stesso colore della livrea del camion e fatti entrare nella cabina ai quali erano stati nastrati due detonatori a fuoco e due spezzoni di miccia a lenta combustione da 2,5 e 1,5 metri e con velocità di fiamma di 1 metro ogni 120 secondi, avevano dato al sistema una doppia accensione con un circuito ridondante. A questo punto la bomba era pronta: un mostro da 3.557 chilogrammi di peso con una spaventosa sequenza dagli effetti devastanti. Il Tovex avrebbe innescato il RNAm e di conseguenza l’ANFO, il Nitrato d’Ammonio e l’acetilene, creando un iniziale effetto di tipo “fuel-air” simile come concetto alla “vacuum bomb”, comunemente detta bomba termobarica. Una volta esploso, durante la fase iniziale, l'ordigno avrebbe disperso tutto intorno la quantità di idrocarburi che si sarebbero miscelati con l'aria presente che nella seconda fase, una frazione di secondo dopo, avrebbe preso fuoco innescata dalla carica principale consumando l'ossigeno presente nell'area colpita e col risultato finale di creare una depressione molto forte ed una violenta corrente d'aria diretta verso il centro della depressione stessa, un effetto aggiunto alla già demolitrice carica principale. La configurazione della carica invece avrebbe moltiplicato ancora di più gli effetti dell’esplosivo. McVeigh e Nichols, dando una forma concava alla configurazione, avevano riprodotto in scala gigante l’effetto Munroe utilizzato nelle armi anticarro e nell’industria delle demolizioni: la parziale concentrazione dell'energia esplosiva causata da un vuoto incavato in una parte di esplosivo, una particolare reazione di cui si era accorto appunto Charles Edward Munroe mentre lavorava nel 1888 alla U.S. Naval Torpedo Station a Newport, negli Stati Uniti. Il principio era stato ripreso e messo in pratica 22 anni più tardi dal tedesco Egon Neumann che aveva scoperto che una carica di Trinitrotoluene, esplosivo preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand, contenente un incavo di forma conica era in grado di lacerare una lastra di metallo che in condizioni normali sarebbe stata solo intaccata dalla stessa quantità di esplosivo. In pratica, una carica di esplosivo sagomata, anziché disperdere la propria potenza in maniera omnidirezionale, la concentra nella cavità praticata in precedenza sulla carica stessa, a seconda della sua forma. Praticando quindi una cavità conica o iperbolica in un cilindro di esplosivo fatto detonare all'opportuna distanza dal bersaglio, si concentra la forza dell'esplosione contro un punto di esso e causa quindi una temperatura e una sovrappressione tale da disintegrare tutto nella direzione scelta. Secondo questo principio, l’effetto del camion bomba studiato da McVeigh e Nichols sarebbe stato devastante: innalzamento della temperatura e investimento degli occupanti da parte di frammenti di metallo fuso e di cemento. Lori e Michael Fortier, inizialmente coinvolti nella progettazione dell'attentato, vedendo le proporzioni che aveva raggiunto la bomba e intuendone i potenziali effetti si erano tirati indietro non volendo più partecipare alla fase finale. Dopo aver concluso il montaggio dell’ordigno McVeigh e Nichols si erano separati. Nichols era tornato a casa, a Herington e McVeigh aveva viaggiato con il Ford F-700 fino a Junction City. Questa mattina del 19 aprile, mentre i due sono ancora a Oklahoma City e stanno per lasciare la città a bordo di una Mercury Marquis gialla del 1977, All’interno del camion le micce stanno bruciando, quella da 2,5 metri è stata accesa per prima, due minuti dopo è stato il turno di quella da 1,5 metri. McVeigh, soddisfatto sorride, sa cosa accadrà tra poco e per l’occasione sta indossando una maglietta stampata con il motto del Commonwealth della Virginia, “sic semper tyrannis”, “così sempre ai tiranni”, frase che disse Bruto mentre affondava la lama nel petto di Giulio Cesare, e che riprese John Wilkes Booth mentre il proiettile si faceva strada nel cranio del sedicesimo Presidente americano Abraham Lincoln. La Mercury era stata parcheggiata a diversi isolati di distanza dal Murrah Federal Building il giorno prima, chiusa, priva di targa e con un biglietto sul parabrezza con scritto: "non abbandonata, si prega di non rimuovere, sarà spostata entro il 23 aprile (necessita di batterie e cavo)", prima che i due tornassero in Kansas col furgoncino GMC blu del 1984 di Nichols per eseguire i controlli finali sul camion della Ryder. Questo 19 aprile è una mattina come tante e il quartiere ha già preso vita. Al Murrah gli impiegati sono a lavoro, all’interno dell’edificio ci sono 646 persone. Anche l’America’s Kids Day Care Center è a pieno regime, i dipendenti coi figli piccoli hanno la possibilità di lasciarli qui durante l’arco della giornata lavorativa. È di solito una fortuna avere un asilo nido sul posto di lavoro, ma non oggi. Sono le ore 09:02, all’interno della cabina del camion entrambe le micce si esauriscono, la fiamma raggiunge i detonatori dando inizio alla tremenda reazione a catena. All’interno dei cilindri di alluminio l’Azoturo di Piombo si attiva facendo detonare la Pentrite che trasferisce lo shock all’HMX dei tubi Primadet. L’onda esplosiva contenuta all’interno degli estrusi di plastica, viaggiando alla velocità di 2.100 metri al secondo percorre i tubi per tutta la loro lunghezza, esce dalla cabina, passa sotto il camion, entra nel cassone arrivando fino ai detonatori che nello stesso ordine dei precedenti attiva il Tovex che detona innescando in sequenza il resto del carico. Il tempo si ferma, il Ford F-700 della Ryder esplode davanti al secondo pilastro del lato nord dell’edificio. È un’esplosione gigantesca, saltano i vetri di 258 edifici. Nel primo millesimo di secondo l’onda d’urto percorre 4.755 metri alla velocità di 5 chilometri al secondo impattando sul pilastro. Questo, progettato per resistere alla forza di 453 grammi per centimetro quadrato di un uragano che viaggia a 160 chilometri orari, viene invece colpito con una forza superiore a 350 chilogrammi per centimetro quadrato disintegrandosi in 4 millisecondi. Dopo aver distrutto il pilastro, l’onda di sovrappressione annienta la facciata di vetro che non oppone quasi nessuna resistenza e irrompe nel Murrah. L’atrio vuoto fa da canale verso i piani superiori, l’Ufficio di Previdenza Sociale viene cancellato e la furia dell’esplosione spalanca il pavimento dell’America’s Kids Day Care Center al primo piano che viene spazzato via, 19 bambini sotto i 6 anni vengono scaraventati contro le pareti che si frantumano dietro di loro. Gli occhi esplodono, gli arti si sbriciolano, gli organi interni collassano e il sangue esce da ogni orifizio in una morte atroce. Superato l’asilo nido l’onda d’urto si apre un varco verso l’alto scardinando i solai alla velocità di 16 mila chilometri orari e raggiungendo l’ottavo piano in 31 millisecondi, lo stesso tempo in cui un airbag si gonfia dopo un incidente. Le persone vengono sollevate dal pavimento e sbattute contro il soffitto mentre il solaio sotto di loro sparisce. Alcuni precipitano nel vuoto, altri restano incastrati nel calcestruzzo che nel frattempo si è aperto. La trave continua del primo piano, che attraversa l’edificio in lunghezza e sostiene il peso dei sei piani superiori, viene spinta verso l’interno e torta verso l’alto. Questa si spezza ricadendo per gravità e crolla assieme al solaio. La struttura è compromessa, senza la trave continua in un crollo progressivo cedono tutti i piani superiori. 149 persone non hanno neanche il tempo di rendersi conto di cosa stia accadendo che un terzo dell’edificio viene giù trascinandoli assieme a travi, pilastri, solai e arredi. Non rimarrà un granché per il riconoscimento. Tutto questo accade in meno di 7 secondi. L’esplosione, della potenza equivalente di 2.300 chilogrammi di Trinitrotoluene, è così violenta da danneggiare altri 324 edifici nel raggio di sedici isolati, distruggere 86 auto, far registrare una scossa del sesto grado della Scala Richter ed essere sentita a 89 chilometri di distanza. Una pioggia di schegge cade incessante per 160 secondi. In basso sulla NW 5th Street il furgone non c’è più, il suo asse è stato sparato a 120 metri di distanza. Al suo posto c’è un cratere di 9,1 metri di larghezza e 2,4 metri di profondità. In pochi minuti arrivano i primi soccorsi, lo scenario spettrale che gli si presenta è quello di un bombardamento. Davanti a loro c’è una pila di macerie alta 2 piani, 5.000 metri quadrati di uffici si sono ridotti a 650. 682 sono i feriti, molti, troppi in maniera grave. Delle vittime, soltanto 99 lavoravano effettivamente per il Governo degli Stati Uniti. A molti sopravvissuti, rimasti incastrati sotto i detriti, verranno tagliati gli arti sul posto per poter essere tratti in salvo, ricordo indelebile e traumatico di quello che, fino agli attacchi dell’11 settembre 2001, rimarrò è l'attacco terroristico più mortale nella storia degli Stati Uniti d’America. 

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