TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA: 19 maggio 2012
STATO: Italia
LUOGO: Brindisi, Istituto
Professionale “Francesca Laura Morvillo Falcone”
MORTI: 1
FERITI: 7
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
Il 19 maggio 2012 a Brindisi è una giornata come tante, davanti
all’Istituto Professionale per i servizi Sociali, la moda e il turismo
“Francesca Laura Morvillo Falcone” cominciano ad arrivare gli studenti che aspettano
di iniziare le lezioni. Sono i più mattinieri, quelli che non abitando a
brindisi devono alzarsi molto presto per poter prendere l'autobus. Un gruppo è
appena sceso da quello proveniente da Mesagne, un piccolo paese della provincia,
culla del barocco leccese e della Sacra Corona Unita, organizzazione criminale
di connotazione mafiosa ora mimetizzata nel tessuto imprenditoriale, dove pochi
giorni fa il Presidente della Commissione Antiracket Fabio Marini è rimasto
coinvolto in un attentato dinamitardo. Ed è proprio il brindisino, che in
questi giorni sta assistendo ad una recrudescenza di fatti criminali, ha
portato ad un incontro tra le autorità regionali e il Ministro dell'Interno
Anna Maria Cancellieri. L’istituto professionale porta un nome importante, la
moglie del Giudice Giovanni Falcone, morta con lui nella strage di Capaci, tra
quattro giorni è il ventesimo anniversario dell’attentato e sono in programma diverse
manifestazioni spontanee contro la mafia e di solidarietà nei confronti della
popolazione brindisina anche in molte città della penisola. Ma questa mattina
davanti alla scuola c’è qualcosa di diverso, c’è un bidone per la raccolta
differenziata che non ci dovrebbe essere, è stato messo poche ore prima,
intorno alla 01:30. In piena notte, dopo alcuni giri di controllo e proveniente
dalle parti del tribunale, da una Fiat Punto bianca parcheggiata a bordo strada
in via Palmiro Togliatti è sceso un uomo, ha scaricato dal vano portabagagli il
bidone della spazzatura rubato nel paese di San Pietro in Lama, lo ha aperto, ha
inserito al suo interno tre grossi contenitori e lo ha trascinato sul
marciapiede per tutta la via fino a svoltare verso la scuola, una posizione
scelta con cura. Andato via dopo averlo lasciato sul marciapiede, è tornato sul
posto quando la città iniziava a svegliarsi e a bordo questa volta a di una
Hyundai Sonica, ha ripercorso lo stesso tragitto fermandosi nei pressi
dell’Istituto Professionale. L’uomo si chiama Giovanni Vantaggiato, ha 68 anni,
è sposato, è padre di due figlie, lavora come commerciante di carburanti
agricoli ed è proprietario di un deposito di carburanti a Copertino, in
provincia di Lecce. Indossa una giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da
ginnastica, ha parcheggiato in via Oberdan e camminato a piedi fino ad un
chiosco di giornali a qualche decina di metri dall’istituto. Ora si muove
nervosamente avanti indietro frugandosi le tasche e affacciandosi con
regolarità per controllare che la visuale sia libera. Torna alla macchina, ma
non prima di un ultimo giro di perlustrazione, ha tutto sotto controllo: le
persone che camminano, le auto in sosta, quelle in movimento, e il bidone per
la raccolta differenziata che ha trascinato nella notte dietro il sostegno di un
grande tabellone pubblicitario adiacente un muretto poco fuori dell’istituto. Al
suo interno, tre bombole di GPL occultate nella spazzatura. Nessuno si è accorto
di quel bidone troppo vicino al cancello, nessuno si è accorto delle bombole, e
nessuno si è accorto che quelle non sono bombole normali. Quelle che fino a
qualche giorno prima erano delle bombole per il trasporto del gas, ora sono tre
gusci per Polvere Nera, ognuno contenente 10 chilogrammi di materiale
esplodente costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di carbone e 11,85%
di zolfo, ricetta arrivata fino ai giorni nostri grazie al monaco e scienziato
Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima volta in
un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044. Ogni guscio è innescato elettricamente
e azionato a distanza, e ora sono lì, a pochi metri dai primi studenti che
chiacchierano e aspettano l’apertura dei cancelli. Le bombole contenenti
l’esplosivo deflagrante sono chiuse ermeticamente e armate tramite un circuito
d’innesco molto semplice: ad una centralina ricevente è collegata una batteria
dalla quale si diramano tre coppie di fili elettrici avvolti intorno alla
resistenza di tre lampadine da 12 volt a cui è stato tolto il vetro di
copertura per poi essere annegate nella polvere. È un sistema tanto semplice
quanto efficace. Il materiale è stato comprato in momenti separati per non
attirare l’attenzione: la Polvere Nera in armerie diverse, i cavi elettrici in
ferramenta, il telecomando e la centralina da un impiantista scelto sulle
Pagine Gialle in un paese tra Copertino e Maglie, la batteria invece dalla ditta
Greco sulla via per Nardò. Con perizia maniacale nell’assemblaggio, Vantaggiato
ha preferito non utilizzare esplosivi ad alto potenziale in quanto hanno
bisogno di detonatori e altri componenti più complessi che avrebbero
richiesto una maggiore professionalità e il ricorso a fornitori di materiale
professionale soggetti a controllo delle autorità. È arrabbiato, lucido, vuole giustizia,
la sua giustizia, quella che il Tribunale di Brindisi gli ha negato. La rabbia
accumulata negli anni nei confronti di una giustizia inefficiente che non l’ha
tutelato abbastanza nel caso del processo contro Cosimo Parato, suo ex socio,
lo ha logorato tanto da cercare di ucciderlo con un primo tentativo il 5
febbraio del 2008 con scarsi risultati a causa di un malfunzionamento del
telecomando, e 21 giorni dopo con una pipe-bomb comandata a distanza. Il piccolo
dispositivo esplosivo portatile ben sigillato in grado di moltiplicare
esponenzialmente i gas in rapida espansione al suo interno e celato nel telaio
di una bicicletta collocata nel piazzale del condominio dove viveva, nel
secondo tentativo ha funzionato perfettamente ferendolo gravemente. Ed è proprio
per questo motivo che Vantaggiato ha scelto come obiettivo per la sua
vendetta la scuola Morvillo-Falcone, sia per il valore storico-politico del
nome dell’istituto, sia per la vicinanza al tribunale, a poco più di 100 metri,
designato come target primario ma subito sostituito per la massiccia presenza
di telecamere. Arrabbiato per una partita non pagata da 342 mila euro di
carburante di cui era stata anni addietro vittima l'azienda della moglie, già
sotto accusa per tentato omicidio nei confronti del presunto truffatore, Vantaggiato
ha escogitato un evento eclatante al fine di rendere pubblica la sua storia. Maturato
un profondo rancore verso lo Stato incapace di assicurargli giustizia nei
processi dove era parte lesa, e aggravato dall'idea, risultata poi infondata, del
coinvolgimento di un maresciallo dei Carabinieri, ha deciso di vendicarsi
colpendo una scuola. E proprio questa mattina, alle ore 07:42, ritornato
al chiosco di giornali e nascostosi dietro l’angolo, estrae il telecomando
dalla tasca. È freddo ma prudente. Si guarda intorno un’ultima volta e preme il
pulsante di quella che non è altro che la versione più grande e perfezionata
della pipe-bomb utilizzata il 24 febbraio del 2008. Il congegno è innescato,
Vantaggiato si allontana, sale in macchina per dirigersi verso casa dove nel
tragitto getterà il telecomando fuori dal finestrino. Davanti all’Istituto Professionale
intanto la centralina ha ricevuto il segnale chiudendo il circuito, la batteria
fornisce la corrente necessaria per arroventare le resistenze che incendiano la
Polvere Nera sensibilissima al calore. All’interno di ogni bombola i gas si
riscaldano, si espandono rapidamente verso l'esterno generando altissima
temperatura e pressione sufficiente da superare la resistenza del rivestimento
metallico e imprimendo la stessa velocità di reazione all'involucro. Il
congegno artigianale, a causa di una discrepanza temporale nelle reazioni
d’innesco, esplode in due distinte e violentissime deflagrazioni che si
espandono con una velocità di 1.400 metri al secondo. Le due onde d’urto
ravvicinate, quasi fuse in una unica sfera di fuoco di 2.700 gradi centigradi, squarciano
l’aria seminando terrore e morte. In una frazione di secondo un gruppo di studentesse
vengono raggiunte e scaraventate a terra. Una nuvola bianca riempie l’aria
mentre schegge roventi e impazzite investono e attraversano corpi e oggetti. La
nuvola calda si dirada in pochi attimi verso l’alto lasciando a terra detriti,
libri bruciati, vetri rotti. Melissa Bassi 16 anni, studentessa al terzo anno, studiava
moda, il suo sogno era quello di poter diventare un giorno, una grande
stilista. Tutte le mattine si alzava all'alba per poter prendere l'autobus che
l'avrebbe portata a scuola. I sogni di melissa sono stati spazzati via in meno
di un secondo. Il suo corpo, bruciato e martoriato, è riverso a terra. Il suo
braccio, strappato via dalla violenza dell’esplosione, è a poche decine di
metri dal corpo, vicino ad altre sette compagne di scuola che cercano di
rialzarsi, frastornate, doloranti e ustionate perché raggiunte dal calore, dai
frammenti metallici degli involucri dell’ordigno e dagli oggetti investiti e
trasformati a loro volta in proiettili sparati a velocità subsonica. Pochi
secondi e lo shock lascia spazio alle grida, lo sgomento lascia spazia alle
lacrime. Davanti alla scuola, dove prima c’era il bidone per la raccolta
differenziata, ora non resta che un’ombra nera.
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