TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA: 12 agosto 2015
STATO: Cina
LUOGO: Tianjin, Porto
MORTI: 173
FERITI: 797
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
Tianjin è una delle quattro municipalità della Repubblica Popolare
Cinese e ha una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti che la rendono la
quarta municipalità della Cina per popolazione dopo Shanghai, Pechino e
Chongqing. La “Tianjin Dongjiang Port Ruihai International Logistics” è
un'azienda logistica privata fondata nel 2011 e gestisce la movimentazione di sostanze
chimiche pericolose all'interno del porto. Sostanze infiammabili, corrosive,
agenti ossidanti e sostanze chimiche tossiche, sono stoccate all’interno di
container impilati ordinatamente gli uni sugli altri. La società è stata
designata dalla Safety Administration Tianjin marittima come unica agenzia
autorizzata per la gestione di queste sostanze all’interno dell’area portuale e
la sua intera area logistica comprende 46.000 metri quadrati organizzati in
decine di magazzini di stoccaggio, una pompa antincendio, delle cisterne per
l’approvvigionamento dell’acqua e delle barriere tagliafuoco tra una zona e
l’altra. L’insieme dei compartimenti che immagazzina 40 diversi tipi di
prodotti chimici pericolosi per una massa totale di 11.000 tonnellate, trenta
volte oltre il limite consentito, è registrato come impianto di stoccaggio
chimico pericoloso per carburo di calcio e nitrato di sodio e potassio. Il
piano di sicurezza redatto immediatamente prevedeva due regole fondamentali: le
squadre antincendio avrebbero tenuto un registro costantemente aggiornato sul
tipo di prodotti pericolosi stoccati giornalmente; tra l’ultima barriera di
protezione dell’area di stoccaggio e le strutture pubbliche e di edilizia
privata sarebbe dovuta essere mantenuta una distanza di sicurezza di almeno un
chilometro lineare. La superficie coperta da questa distanza, la “terra di
nessuno”, avrebbe dovuto garantire un margine di sicurezza in caso di
incidente, ovviamente se i limiti di stoccaggio all’interno dei magazzini fossero
stati rispettati. Questo non è avvenuto. È il 12 agosto 2015 e nell’area di
stoccaggio sono impilati uno sull’altro container contenenti sacchi di carburo di
calcio, nitrato di potassio, Nitrato d’Ammonio, balle di Nitrocellulosa, prodotto
esplosivo scoperto dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846,
e Nitrato di Ammonio, un fertilizzante preparato dal
chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum
flammans” per via del colore giallo della sua fiamma e scoperto come prodotto
esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870. In quattro anni le caserme dei vigili del
fuoco non hanno mai avuto gli aggiornamenti richiesti e gli abitanti locali non
sono mai stati messi a conoscenza del reale pericolo che corrono giornalmente. Sono
settimane che a Tianjin fa un caldo torrido e in mai nessuno si è preoccupato
di controllare i prodotti all’interno dei depositi che ogni giorno raggiungono
temperature altissime che salgono esponenzialmente nei container di metallo da
6 e 12 metri di lunghezza. Alle ore 22:50, in uno dei container contenenti la Nitrocellulosa
in balle, a causa della vaporizzazione dell'agente bagnante durante la giornata,
il materiale diventato secco e facilmente infiammabile prende fuoco. Bastano
pochi minuti perché l’incendio diventi violento e ingestibile. Suona l’allarme,
le prime squadre antincendio si mettono in moto tempestivamente, arrivano sul
posto ma ormai le fiamme sono incontrollabili, si sono già propagate ai
depositi attigui. I vigili del fuoco che per primi arrivano sull’area invasa
dalle fiamme azionano gli idranti per procedere da protocollo col cercare di
spegnere il fuoco usando l’acqua. Non hanno la minima idea di quello i depositi
contengano, non hanno la minima idea di quello che stanno per provocare.
L’acqua viene spruzzata ad altissima pressione sulle fiamme che hanno aggredito
il deposito di carburo di calcio che reagisce rapidamente con questa dando
luogo alla produzione di acetilene, idrocarburo altamente volatile e
infiammabile che esplode al contatto con le fiamme innescando la
Nitrocellulosa. Sono le ore 23:30, si scatena l’inimmaginabile, una pila di
container con 200 tonnellate di Nitrocellulosa salta in aria. L’esplosione è
registrata come un terremoto di magnitudo 2,3 della scala Richter e con un’onda
d'urto di energia l'equivalente a 2,9 tonnellate di trinitrotoluene, esplosivo
preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand e
utilizzato come metro di comparazione per i fenomeni esplosivi. I container da
4 tonnellate vengono ribaltati uno sull’altro mentre una palla di fuoco si alza
per 300 metri d’altezza. La temperatura sale a tal punto da innescare 40
secondi dopo il vicino stoccaggio di 800 tonnellate di Nitrato d’Ammonio e 500
tonnellate di Nitrato di Potassio che forniscono ossigeno all’esplosione, di
potenza nettamente superiore, abbastanza grande da essere fotografata da
Himawari, un satellite meteorologico geostazionario gestito dalla Japan
Meteorological Agency. Questa viene registrata come un terremoto di magnitudo
2,9 della scala Richter e con un’onda d’urto di energia equivalente a 21,9
tonnellate di trinitrotoluene. Gli edifici sono scossi dall’onda d’urto, i
container lanciati in aria e una seconda palla di fuoco si alza oltre 700 metri
rilasciando nell’atmosfera una gigantesca nube tossica. 173 persone, tra cui 95
vigili del fuoco e 11 agenti di polizia, vengono fatti a pezzi, 8 non saranno mai
trovate. In 797 rimarranno orribilmente sfigurati, il calore generato è
immenso. Gli operai, gli automobilisti, i vigili del fuoco e i primi soccorritori
che si trovano a meno di 2 chilometri dal Punto Zero si incendiano. Ad una
distanza maggiore, chiunque si trova all’aperto viene investito da detriti e pezzi
di lamiera. Nelle abitazioni civili a 500 metri e nei grattacieli a 3
chilometri di distanza, gli improvvisati spettatori vengono colpiti da una
pioggia di vetro e metallo, i tetti degli edifici si aprono e le finestre scoppiano.
A 4 chilometri, in un grande magazzino giapponese le pareti e i soffitti si squarciano.
A 6 chilometri, al Centro Nazionale di Supercalcolo, le grandi vetrate vengono
scardinate e i controsoffitti rovinano a terra. Nel luogo del disastro non
resta altro che un gigantesco cratere. Gli edifici di sette maggiori aziende di
logistica circostanti sono distrutti, le pile di container intermodali sono rovesciate
e accartocciate, 8.000 nuove vetture Hyundai, Kia, Volkswagen, Renault e
Toyota, lasciate in stallo vicino al luogo dell'esplosione, bruciate, gli
edifici circostanti dichiarati "strutturalmente non sicuri". In
totale, 304 edifici, 12.428 automobili e 7.533 container intermodali sono resi inutilizzabili.
1.000 vigili del fuoco accorrono sul posto per contenere il disastro con ogni
mezzo necessario combattendo gli incendi senza usare l’acqua per evitare altre
detonazioni. 3.500 residenti dell'area vengono immediatamente evacuati e
trasferiti in rifugi temporanei seguiti da altri 3.000 nelle ore successive per
un allargamento della zona sicura fino ad un raggio di 3 chilometri dal Punto
Zero. L’aria rimarrà irrespirabile per giorni, le acque impraticabili,
centinaia di migliaia di pesci, di uccelli , di animali, pagheranno con la vita
l’avvelenamento dalla nube tossica. Questo è l’ultimo di una serie di incidenti
simili, l’ultimo esempio di quanto la storia non riesca ad insegnare alle
generazioni future quanto certe sostanze vadano gestite con la cautela che si
meritano.
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