TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA: 13 luglio 1997
STATO: Nuovo Galles del Sud
LUOGO: Canberra, Royal Canberra
Hospital
MORTI: 1
FERITI: 9
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
È il 13 luglio 1997, il complesso ospedaliero della Penisola di Acton che
costituisce il Royal Canberra Hospital organizzato in un insieme di strutture
considerate obsolete, nonostante le proteste dei residenti sta per essere
abbattuto per far posto al Museo Nazionale dell'Australia. Questo sorge in
posizione centrale sul Burley Griffin, un lago artificiale di poco più di 6,5
chilometri quadrati di superficie, 11 chilometri di lunghezza, 1,5 di larghezza
e 18 metri di profondità. Completato nel 1963 e che prende il nome
da Walter Burley Griffin, l’architetto che aveva progettato la città, la Capitale
del continente e la più grande dell’entroterra australiano, l’ospedale è chiuso
dal 27 novembre del 1991 tra mille controversie. Per più di tre decenni era
stato un polo di prima classe dotato di personale sanitario qualificato e con
la sua posizione immersa nella natura e la sua vicinanza all'Università
Nazionale Australiana aveva le potenzialità per diventare uno dei migliori
dello stato. Per l’abbattimento, deciso fin da subito, era stato scelto il
metodo apparentemente più sbrigativo, la demolizione con l’esplosivo e questa
soluzione, confermata nella riunione del 4 agosto 1995, è dipesa da una serie
di fattori che interagivano tra loro portando alla definizione del miglior
metodo disponibile in funzione dei costi e dei benefici e delle tecnologie
applicabili: i tempi di esecuzione dell’intervento, lo schema statico della
struttura da demolire, i costi legati all’impiego di mezzi, attrezzature e
manodopera, il contesto nel quale si inseriscono i manufatti da demolire, i
disturbi prodotti dell’intervento di demolizione e la sicurezza e la tutela
degli addetti ai lavori. La società di demolizioni, la Southern Cross
Demolition Pty Ltd con sede nello stato del Queensland e incaricata di
pianificare il crollo della gigantesca struttura, ha allestito il cantiere l’anno
successivo erigendo in pochi giorni una recinzione attorno al sito. Il compito
dell’esplosivo sarà quello di “mettere a terra” l’edificio, provocarne il
crollo agendo sulla base di appoggio. Si è optato per la tecnica chiamata dai
profani “dell’implosione”, una vera e propria caduta in un collasso progressivo
convergente verso l’interno, verso il centro della struttura, ottenuta abolendo
totalmente la base di appoggio temporizzando le esplosioni in modo che tale
effetto distruttivo avvenga con un certo anticipo nella parte centrale rispetto
a quelle periferiche per raggiungere un abbattimento veloce, preciso, e un contenimento
completo del volume di macerie nell’area di base. Questa tecnica relativamente
vecchia risale a quella documentata del 1773 della Cattedrale della Santissima
Trinità a Waterford, in Irlanda, dove con poco più di 68 chilogrammi di
Polvere Nera, una enorme quantità per l'epoca, un'esplosione assordante aveva
ridotto istantaneamente l'edificio in macerie. Nonostante la scarsa potenza di
questo esplosivo lento costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di
carbone e 11,85% di zolfo, ricetta arrivata ai giorni nostri grazie al monaco e
scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima
volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044, lo studio del suo
posizionamento ne aveva massimizzato gli effetti. Ma è verso la fine del XIX
secolo, con l’avvento dei primi grattacieli, che questo modus operandi ha
iniziato diventare di uso comune, passando dall’utilizzo degli esplosivi lenti
a quelli veloci e prendendo in prestito le formule utilizzate per l’attività
estrattiva, come la detonazione sfalsata di diverse piccole cariche o
l’intasamento per chiusura ermetica del foro. Quest’ultima, una particolare tecnica
utilizzata per la prima volta nel 1687 dall'esplosivista Carl Zumbe nelle
miniere di Clausthal, nella Bassa Sassonia, in Germania, aveva permesso,
utilizzando l’argilla come tappo, di concentrare la pressione sulle pareti
della roccia invece che disperderla in maniera unidimensionale evitando quindi
un effetto “cannone” verso la bocca del foro. Dopo la Seconda Guerra Mondiale,
gli esperti europei di demolizioni, di fronte ad enormi progetti di
ricostruzione in aree urbane molto dense, hanno raccolto tutta la conoscenza e
l’esperienza possibile per abbattere grandi strutture senza danneggiare le
proprietà adiacenti. Ciò ha portato alla nascita di un'industria della
demolizione che è cresciuta maturando durante la seconda metà del XX secolo
anche con lo sviluppo parallelo di esplosivi ad alta velocità più efficienti, sistemi
di innesco più evoluti, trasformando un mero metodo di abbattimento in un
pubblico spettacolo, andando a crescere esponenzialmente fino al record di 50
mila spettatori per l’esplosione controllata del Sears Merchandise Center di
Philadelphia dell’ottobre 1994, con venditori ambulanti, stand, musica, fuochi
pirotecnici e porzioni di fabbricato venduti come souvenir. La data
dell’abbattimento di Canberra è stata fissata con la totale attenzione dei
media locali, non capita tutti i giorni di vedere dal vivo una demolizione con
tale metodo, e pertanto è stato deciso all'unanimità di trasformare questo
avvenimento promuovendolo, col Primo Ministro australiano John Winston Howard e
il Primo Ministro del Territorio della Capitale Australiana Anne Katherine
Carnell in prima fila, a show, a “celebrazione del cambiamento”, pur non avendo
ben chiari i rischi in gioco. Ed infatti, questa mattina del 13 luglio sono
oltre 100 mila le persone che affollano le rive del lago Burley Griffin, un
abitante su tre, una cifra enorme per uno dei più grandi eventi pubblici nella
storia della Capitale australiana, tutti qui ad assistere alla fase finale per dire
addio al luogo di nascita di gran parte di loro. L’emittente radio MIX106.3 ha
iniziato già da qualche minuto la diretta, giornalisti e fotografi hanno gli
occhi puntati sull’ospedale. La zona di sicurezza è stata imposta a 50 metri,
troppo pochi per un evento di tale portata. La gente è tanta, sugli argini,
sulle barche, sui tetti delle auto, sugli alberi, chi ha potuto si è arrangiato
anche con sedie e tavoli allestendo delle aree picnic. I primi due livelli
della struttura, alleggeriti in preventivamente da alcuni muri di tamponamento per
mettere a nudo lo scheletro, sono minati con 280 cariche di esplosivo
gelatinato in cartucce inserite in fori perforati per tre quarti della
larghezza di ogni elemento portante. Questo tipo di esplosivo, una Dinamite a
base attiva fortemente esplosiva, è una versione moderna di quella brevettata
dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1867. È composta dalla
Nitroglicerina sintetizzata dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel
1847 dalla Nitrocellulosa, il prodotto scoperto dal chimico tedesco Christian
Friedrich Schönbein nel 1846, miscelata con della Nitrocellulosa ad alto
contenuto di azoto. Ogni foro è collegato con il successivo da un circuito
ridondante di Miccia Detonante, un cordone esplosivo a base di Pentrite, uno
degli esplosivi più potenti preparato per la prima volta nel 1891 dal chimico
tedesco Bernhard Tollens, versione moderna della miccia messa a punto nel 1914
negli stabilimenti David Bickford. Alla ragnatela di miccia, che corre in
verticale per ogni pilastro, è nastrata una gigantesca rete di detonatori
elettrici microritardati calcolati con una sequenza specifica in modo da
aiutare la progressione del collasso nella direzione voluta. Questi artifizi
primari, diretti eredi di quelli inventati nel 1876 da Julius Smith, sono
costituiti da un cilindro di alluminio con all’interno una piccola quantità di
esplosivo secondario, la Pentrite, innescato a sua volta da uno primario,
l’Azoturo di Piombo, il preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives
Factory del 1890, sensibile agli urti e al calore e acceso dal passaggio della
corrente elettrica. Sono le ore 13:15, un piccolo spettacolo pirotecnico
allestito per l’occasione avvisa il pubblico che l’abbattimento è vicino. I
fuochi d’artificio partono dal tetto dell’ospedale e una scia di fumo e colori
tengono tutti a bocca aperta, la celebrazione del cambiamento è cominciata.
Passano i secondi, la folla sta scandendo ad alta voce il conto alla rovescia,
sono tutti eccitati, non hanno mai visto un evento simile. 15 minuti dopo il
pulsante del brillatore elettrico viene premuto, la corrente generata dal
condensatore viene sparata lungo la linea di tiro fino ai detonatori dando
inizio alla sequenza. Il filamento metallico dentro la miscela incendiaria si
arroventa, la fiamma accende l’Azoturo di Piombo che innesca la Pentrite, il
primo detonatore dà il via alla reazione a catena. Uno dopo l’altro gli spezzoni
di miccia detonante esplodono attivando le cariche all’interno dei fori. Con
una velocità di detonazione di 6.000 metri al secondo le cartucce disgregano i
pilastri e le travi in calcestruzzo armato. Il Royal Canberra Hospital trema,
dopo un istante di ondeggiamento la struttura inizia a collassare
progressivamente su sé stessa. Mentre gli spettatori sono a bocca aperta per lo
spettacolo appena cominciato, qualcosa non sta andando come previsto, qualcuno
ha fatto un errore nei calcoli, alcune porzioni dell’edificio non si frantumano,
non cadono verso il centro come da progetto. Il piano di tiro non funziona,
l’esplosione non resta contenuta, una palla di fuoco di 40 metri di diametro si
alza in cielo accompagnata da una pioggia di detriti che vengono proiettati sul
lago e su tutto ciò che c’è intorno. La celebrazione si trasforma in tragedia,
un primo frammento contorto di metallo del peso di 6 chilogrammi vola a un
chilometro dall'esplosione, taglia un albero, fracassa il parabrezza di un'auto
e si conficca nel telaio. Poi subito un secondo, questa volta più grande, cade
in acqua. Poi un altro, e un altro ancora, sempre più grandi, sempre più
vicini. Un frammento di muratura del peso di 20 chilogrammi si pianta nel
terreno a 650 metri seguito da altri 8 più piccoli e più veloci che aprono la
strada ad una grandinata di metallo e pietra che bersaglia la folla attonita a
500 metri. Tutti si piegano in avanti, seguono con lo sguardo le schegge che compaiono
dalla nuvola di polvere man mano che si accendono le cariche. Distratti dai
detriti che stanno piovendo sul prato e sull’acqua non si accorgono di quello sparato
da una delle colonne d'angolo. Piccolo, veloce, strappato dalla facciata
dell'ala orientale del blocco della torre principale il frammento d’acciaio
pesa un chilogrammo e mezzo e viaggia con una velocità di 130 metri al secondo
ad una quota di 2 metri dal suolo. Con un impercettibile sibilo schizza a pelo
d’acqua, fa il filo ad una canoa proseguendo verso l’argine. Sulla sua
traiettoria c’è una famiglia. Katie Bender ha 12 anni, si trova coi genitori ad
assistere allo spettacolo in piedi sull’erba a 430 metri, la scheggia impiega 3
secondi a raggiungerla. Lei non si accorge di niente, sta sorridendo verso la
madre quando il frammento la colpisce in pieno volto. Il pezzo d’acciaio le
apre il cranio a metà strappandole la testa e portandosi dietro parte della
scatola cranica e della materia cerebrale mentre termina la corsa su un albero.
I vicini increduli e immobili osservano raggelati il sangue sull’erba, il corpo
di quella che fino a pochi secondi prima era una bambina allegra ed eccitata
ora è una figura accartocciata senza volto. Sulla Penisola di Acton una nuvola
di polvere copre le macerie, il complesso ospedaliero del Royal Canberra
Hospital è distrutto mentre in cielo il fungo nero sta continuando a salire. Nell’area
per il pubblico ci sono altre 9 persone a terra, sono ferite, sono gravi, anche
imbarcazioni, automobili, alberi, portano il segno dell’abbattimento. Solo per
puro caso il bilancio non è peggiore. Perché è successo tutto questo? Cieca sfortuna
o errore umano? La sfortuna qui non c’entra. L’uso di una eccessiva quantità di
esplosivo, la sua errata disposizione all’interno degli elementi strutturali, l’uso di una piastra in
acciaio piuttosto che una copertura flessibile per impedire la proiezione di
schegge, un errato indebolimento meccanico e una distanza di sicurezza non
sufficiente, hanno trasformato quello che gli amministratori avevano tanto
pubblicizzato come l'evento dell'anno, nella tragedia del decennio. Sarebbe
dovuto essere un giorno indimenticabile, per molti lo è stato, e lo ricorderanno
come il peggiore della loro vita.
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