01 agosto, 2020

Canberra, Royal Canberra Hospital, 13 luglio 1997


TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA:
13 luglio 1997
STATO: Nuovo Galles del Sud 
LUOGO: Canberra, Royal Canberra Hospital
MORTI:
1
FERITI:
9

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

È il 13 luglio 1997, il complesso ospedaliero della Penisola di Acton che costituisce il Royal Canberra Hospital organizzato in un insieme di strutture considerate obsolete, nonostante le proteste dei residenti sta per essere abbattuto per far posto al Museo Nazionale dell'Australia. Questo sorge in posizione centrale sul Burley Griffin, un lago artificiale di poco più di 6,5 chilometri quadrati di superficie, 11 chilometri di lunghezza, 1,5 di larghezza e 18 metri di profondità. Completato nel 1963 e che prende il nome da Walter Burley Griffin, l’architetto che aveva progettato la città, la Capitale del continente e la più grande dell’entroterra australiano, l’ospedale è chiuso dal 27 novembre del 1991 tra mille controversie. Per più di tre decenni era stato un polo di prima classe dotato di personale sanitario qualificato e con la sua posizione immersa nella natura e la sua vicinanza all'Università Nazionale Australiana aveva le potenzialità per diventare uno dei migliori dello stato. Per l’abbattimento, deciso fin da subito, era stato scelto il metodo apparentemente più sbrigativo, la demolizione con l’esplosivo e questa soluzione, confermata nella riunione del 4 agosto 1995, è dipesa da una serie di fattori che interagivano tra loro portando alla definizione del miglior metodo disponibile in funzione dei costi e dei benefici e delle tecnologie applicabili: i tempi di esecuzione dell’intervento, lo schema statico della struttura da demolire, i costi legati all’impiego di mezzi, attrezzature e manodopera, il contesto nel quale si inseriscono i manufatti da demolire, i disturbi prodotti dell’intervento di demolizione e la sicurezza e la tutela degli addetti ai lavori. La società di demolizioni, la Southern Cross Demolition Pty Ltd con sede nello stato del Queensland e incaricata di pianificare il crollo della gigantesca struttura, ha allestito il cantiere l’anno successivo erigendo in pochi giorni una recinzione attorno al sito. Il compito dell’esplosivo sarà quello di “mettere a terra” l’edificio, provocarne il crollo agendo sulla base di appoggio. Si è optato per la tecnica chiamata dai profani “dell’implosione”, una vera e propria caduta in un collasso progressivo convergente verso l’interno, verso il centro della struttura, ottenuta abolendo totalmente la base di appoggio temporizzando le esplosioni in modo che tale effetto distruttivo avvenga con un certo anticipo nella parte centrale rispetto a quelle periferiche per raggiungere un abbattimento veloce, preciso, e un contenimento completo del volume di macerie nell’area di base. Questa tecnica relativamente vecchia risale a quella documentata del 1773 della Cattedrale della Santissima Trinità a Waterford, in Irlanda, dove con poco più di 68 chilogrammi di Polvere Nera, una enorme quantità per l'epoca, un'esplosione assordante aveva ridotto istantaneamente l'edificio in macerie. Nonostante la scarsa potenza di questo esplosivo lento costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di carbone e 11,85% di zolfo, ricetta arrivata ai giorni nostri grazie al monaco e scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044, lo studio del suo posizionamento ne aveva massimizzato gli effetti. Ma è verso la fine del XIX secolo, con l’avvento dei primi grattacieli, che questo modus operandi ha iniziato diventare di uso comune, passando dall’utilizzo degli esplosivi lenti a quelli veloci e prendendo in prestito le formule utilizzate per l’attività estrattiva, come la detonazione sfalsata di diverse piccole cariche o l’intasamento per chiusura ermetica del foro. Quest’ultima, una particolare tecnica utilizzata per la prima volta nel 1687 dall'esplosivista Carl Zumbe nelle miniere di Clausthal, nella Bassa Sassonia, in Germania, aveva permesso, utilizzando l’argilla come tappo, di concentrare la pressione sulle pareti della roccia invece che disperderla in maniera unidimensionale evitando quindi un effetto “cannone” verso la bocca del foro. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli esperti europei di demolizioni, di fronte ad enormi progetti di ricostruzione in aree urbane molto dense, hanno raccolto tutta la conoscenza e l’esperienza possibile per abbattere grandi strutture senza danneggiare le proprietà adiacenti. Ciò ha portato alla nascita di un'industria della demolizione che è cresciuta maturando durante la seconda metà del XX secolo anche con lo sviluppo parallelo di esplosivi ad alta velocità più efficienti, sistemi di innesco più evoluti, trasformando un mero metodo di abbattimento in un pubblico spettacolo, andando a crescere esponenzialmente fino al record di 50 mila spettatori per l’esplosione controllata del Sears Merchandise Center di Philadelphia dell’ottobre 1994, con venditori ambulanti, stand, musica, fuochi pirotecnici e porzioni di fabbricato venduti come souvenir. La data dell’abbattimento di Canberra è stata fissata con la totale attenzione dei media locali, non capita tutti i giorni di vedere dal vivo una demolizione con tale metodo, e pertanto è stato deciso all'unanimità di trasformare questo avvenimento promuovendolo, col Primo Ministro australiano John Winston Howard e il Primo Ministro del Territorio della Capitale Australiana Anne Katherine Carnell in prima fila, a show, a “celebrazione del cambiamento”, pur non avendo ben chiari i rischi in gioco. Ed infatti, questa mattina del 13 luglio sono oltre 100 mila le persone che affollano le rive del lago Burley Griffin, un abitante su tre, una cifra enorme per uno dei più grandi eventi pubblici nella storia della Capitale australiana, tutti qui ad assistere alla fase finale per dire addio al luogo di nascita di gran parte di loro. L’emittente radio MIX106.3 ha iniziato già da qualche minuto la diretta, giornalisti e fotografi hanno gli occhi puntati sull’ospedale. La zona di sicurezza è stata imposta a 50 metri, troppo pochi per un evento di tale portata. La gente è tanta, sugli argini, sulle barche, sui tetti delle auto, sugli alberi, chi ha potuto si è arrangiato anche con sedie e tavoli allestendo delle aree picnic. I primi due livelli della struttura, alleggeriti in preventivamente da alcuni muri di tamponamento per mettere a nudo lo scheletro, sono minati con 280 cariche di esplosivo gelatinato in cartucce inserite in fori perforati per tre quarti della larghezza di ogni elemento portante. Questo tipo di esplosivo, una Dinamite a base attiva fortemente esplosiva, è una versione moderna di quella brevettata dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1867. È composta dalla Nitroglicerina sintetizzata dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel 1847 dalla Nitrocellulosa, il prodotto scoperto dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846, miscelata con della Nitrocellulosa ad alto contenuto di azoto. Ogni foro è collegato con il successivo da un circuito ridondante di Miccia Detonante, un cordone esplosivo a base di Pentrite, uno degli esplosivi più potenti preparato per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, versione moderna della miccia messa a punto nel 1914 negli stabilimenti David Bickford. Alla ragnatela di miccia, che corre in verticale per ogni pilastro, è nastrata una gigantesca rete di detonatori elettrici microritardati calcolati con una sequenza specifica in modo da aiutare la progressione del collasso nella direzione voluta. Questi artifizi primari, diretti eredi di quelli inventati nel 1876 da Julius Smith, sono costituiti da un cilindro di alluminio con all’interno una piccola quantità di esplosivo secondario, la Pentrite, innescato a sua volta da uno primario, l’Azoturo di Piombo, il preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory del 1890, sensibile agli urti e al calore e acceso dal passaggio della corrente elettrica. Sono le ore 13:15, un piccolo spettacolo pirotecnico allestito per l’occasione avvisa il pubblico che l’abbattimento è vicino. I fuochi d’artificio partono dal tetto dell’ospedale e una scia di fumo e colori tengono tutti a bocca aperta, la celebrazione del cambiamento è cominciata. Passano i secondi, la folla sta scandendo ad alta voce il conto alla rovescia, sono tutti eccitati, non hanno mai visto un evento simile. 15 minuti dopo il pulsante del brillatore elettrico viene premuto, la corrente generata dal condensatore viene sparata lungo la linea di tiro fino ai detonatori dando inizio alla sequenza. Il filamento metallico dentro la miscela incendiaria si arroventa, la fiamma accende l’Azoturo di Piombo che innesca la Pentrite, il primo detonatore dà il via alla reazione a catena. Uno dopo l’altro gli spezzoni di miccia detonante esplodono attivando le cariche all’interno dei fori. Con una velocità di detonazione di 6.000 metri al secondo le cartucce disgregano i pilastri e le travi in calcestruzzo armato. Il Royal Canberra Hospital trema, dopo un istante di ondeggiamento la struttura inizia a collassare progressivamente su sé stessa. Mentre gli spettatori sono a bocca aperta per lo spettacolo appena cominciato, qualcosa non sta andando come previsto, qualcuno ha fatto un errore nei calcoli, alcune porzioni dell’edificio non si frantumano, non cadono verso il centro come da progetto. Il piano di tiro non funziona, l’esplosione non resta contenuta, una palla di fuoco di 40 metri di diametro si alza in cielo accompagnata da una pioggia di detriti che vengono proiettati sul lago e su tutto ciò che c’è intorno. La celebrazione si trasforma in tragedia, un primo frammento contorto di metallo del peso di 6 chilogrammi vola a un chilometro dall'esplosione, taglia un albero, fracassa il parabrezza di un'auto e si conficca nel telaio. Poi subito un secondo, questa volta più grande, cade in acqua. Poi un altro, e un altro ancora, sempre più grandi, sempre più vicini. Un frammento di muratura del peso di 20 chilogrammi si pianta nel terreno a 650 metri seguito da altri 8 più piccoli e più veloci che aprono la strada ad una grandinata di metallo e pietra che bersaglia la folla attonita a 500 metri. Tutti si piegano in avanti, seguono con lo sguardo le schegge che compaiono dalla nuvola di polvere man mano che si accendono le cariche. Distratti dai detriti che stanno piovendo sul prato e sull’acqua non si accorgono di quello sparato da una delle colonne d'angolo. Piccolo, veloce, strappato dalla facciata dell'ala orientale del blocco della torre principale il frammento d’acciaio pesa un chilogrammo e mezzo e viaggia con una velocità di 130 metri al secondo ad una quota di 2 metri dal suolo. Con un impercettibile sibilo schizza a pelo d’acqua, fa il filo ad una canoa proseguendo verso l’argine. Sulla sua traiettoria c’è una famiglia. Katie Bender ha 12 anni, si trova coi genitori ad assistere allo spettacolo in piedi sull’erba a 430 metri, la scheggia impiega 3 secondi a raggiungerla. Lei non si accorge di niente, sta sorridendo verso la madre quando il frammento la colpisce in pieno volto. Il pezzo d’acciaio le apre il cranio a metà strappandole la testa e portandosi dietro parte della scatola cranica e della materia cerebrale mentre termina la corsa su un albero. I vicini increduli e immobili osservano raggelati il sangue sull’erba, il corpo di quella che fino a pochi secondi prima era una bambina allegra ed eccitata ora è una figura accartocciata senza volto. Sulla Penisola di Acton una nuvola di polvere copre le macerie, il complesso ospedaliero del Royal Canberra Hospital è distrutto mentre in cielo il fungo nero sta continuando a salire. Nell’area per il pubblico ci sono altre 9 persone a terra, sono ferite, sono gravi, anche imbarcazioni, automobili, alberi, portano il segno dell’abbattimento. Solo per puro caso il bilancio non è peggiore. Perché è successo tutto questo? Cieca sfortuna o errore umano? La sfortuna qui non c’entra. L’uso di una eccessiva quantità di esplosivo, la sua errata disposizione all’interno degli elementi strutturali, l’uso di una piastra in acciaio piuttosto che una copertura flessibile per impedire la proiezione di schegge, un errato indebolimento meccanico e una distanza di sicurezza non sufficiente, hanno trasformato quello che gli amministratori avevano tanto pubblicizzato come l'evento dell'anno, nella tragedia del decennio. Sarebbe dovuto essere un giorno indimenticabile, per molti lo è stato, e lo ricorderanno come il peggiore della loro vita.

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