01 ottobre, 2020

Sayreville, T. A. Gillespie Company Shell Loading Plant, 4 ottobre 1918


TIPOLOGIA: sabotaggio
CAUSE: carica occultata
DATA:
4 ottobre 1918
STATO: New Jersey
LUOGO:
Sayreville, T. A. Gillespie Company Shell Loading Plant
MORTI: 127
FERITI:
246

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

È il 1918 e la Prima Guerra Mondiale sta incalzando in Europa. Già dalle prime fasi della guerra decine di stabilimenti produttivi sorti in tutti gli Stati Uniti d’America lavorano a pieno regime per soddisfare l’incessante domanda del prodotto bellico. Una delle tante cittadine trasformate dalla necessità di munizioni è Sayreville, nel New Jersey, con un gigantesco impianto costruito nella contea di Middlesex. La T. A. Gillespie Company, fondata dall’industriale Thomas Andrew Gillespie, si occupa tramite la filiale American Shell Company, con 6 mila lavoratori in produzione 24 ore su 24, dello stoccaggio delle materie prime, del caricamento, immagazzinamento e spedizione in Europa del prodotto finito. Lo stabilimento T. A. Gillespie Company Shell Loading Plant ha trovato posto in una posizione privilegiata sulla costa, ma nonostante il vantaggio della vicinanza col mare, in molti non sono d’accordo sulla collocazione del complesso soprattutto a causa della corta distanza dai centri abitati. Da quando la produzione è cominciata nel giugno del 1918, il massiccio complesso, uno dei più grandi impianti di caricamento al mondo, ha coperto da subito una superficie di 900 ettari con 700 edifici adibiti al complicato processo della fabbricazione degli esplosivi. Costituiti da acciaio zincato, cemento e mattoni, vista la delicata e pericolosa manifattura, alcuni edifici sono stati progettati per resistere ad eventuali esplosioni accidentali. I muri di sicurezza in mattoni sono stati installati negli edifici con le stanze di carico, i bollitori per la fusione, per lo stoccaggio del Nitrato d’Ammonio, il fertilizzante preparato dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma, e scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870, e del Trinitrotoluene, esplosivo preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand. Ogni struttura di stoccaggio è in grado di immagazzinare 70 tonnellate di materiale primario ed ognuna è circondata da paratie e terrapieni. Le cariche di Amatolo risultanti dall’assemblaggio finale trovano posto invece in altre strutture di stoccaggio in legno e calcestruzzo. Questo tipo di prodotto, miscela esplosiva binaria ad alta velocità di detonazione creata durante le prime fasi della guerra dalle forze armate britanniche e composta da Nitrato d’Ammonio e Trinitrotoluene, viene ottenuto fondendo il Tritolo a circa 100 gradi centigradi e successivamente aggiungendo il Nitrato d'Ammonio in polvere preriscaldato. In seguito la miscela grezza viene lasciata raffreddare fino ad ottenere un prodotto più o meno intenso a seconda della percentuale di Tritolo utilizzata: l’Amatolo 60/40 in proporzioni di 60% Nitrato d'Ammonio e 40% Tritolo; l’Amatolo 80/20 in proporzioni di 80% Nitrato d'Ammonio e 20% Tritolo; l’Amatolo 50/50 in proporzioni di 50% Nitrato d'Ammonio e 50% Tritolo. Lo stabilimento lo impiega come carica per le granate d’artiglieria e il colore dei vari prodotti finiti, stoccati in comparti diversi a seconda del tipo di bomba che andrà a riempire, varia da un giallo-rosa a un marrone scuro in funzione della purezza e dell’eventuale ossidazione del Tritolo. Per settimane, due ombre si erano aggirate per i depositi, indisturbate, prendendo informazioni su lavoratori, orari, turnazioni, sistemi di sicurezza, istruite dal servizio di spionaggio tedesco che in questi anni sta alimentando una guerra parallela segreta della Germania Imperiale proprio sul territorio americano, atta ad impedire la ricezione britannica del munizionamento proveniente dagli Stati Uniti d’America. Johann Heinrich von Bernstorff, ambasciatore tedesco a Washington, era arrivato nel 1908 con un personale di operatori di intelligence e assistito dal Barone Franz Joseph Hermann Michael Maria von Papen, giunto dal Messico dove aveva combattuto per il Generale Victoriano Huerta, dal responsabile per le questioni navali in Nord America Karl Boy-Ed e dei suoi collaboratori Heinrich Friedrich Albert, funzionario, diplomatico, politico, uomo d'affari e avvocato, e Felix Sommerfeld e Horst von der Goltz, entrambi agenti del controspionaggio tedesco. Con un fondo nero di milioni di dollari von Bernstoff e le sue spie miravano ad assistere gli sforzi bellici tedeschi oltreoceano con ogni mezzo necessario, finanziando azioni di sabotaggio in tutto il paese, boicottando e facendo ostruzionismo. Von Bernstorff non solo aveva contribuito ad ottenere i passaporti per i cittadini tedeschi che volevano eludere il blocco alleato, ma aveva finanziato il fallito attentato dinamitardo del Canale di Welland del 1914, quello riuscito allo stabilimento Roebling Wire and Cable a Trenton del 1915, l’affondamento di una nave mercantile americana per il trasporto del grano in Gran Bretagna nello stesso anno, l’attentato dinamitardo al ponte ferroviario di Saint Croix-Vanceboro e al molo Black Tom del porto di New York del 1916. Aveva tra le sue migliori spie il Capitano Franz Dagobert Johannes von Rintelen, ufficiale dell’intelligence navale, arrivato negli Stati Uniti nel 1915 presentandosi come uomo d'affari e fondando una società fittizia chiamata Bridgeport Projectile Company, attraverso la quale cercava di acquistare il maggiore quantitativo di esplosivo possibile per poi distruggerlo. Il suo obiettivo era sia quello di creare delle carenze sul mercato americano al fine di impedire che l’Europa acquistasse munizioni, sia quello di sabotare le navi americane da trasporto. Assieme al chimico tedesco Walter Scheel, von Rintelen aveva messo a punto una bomba incendiaria tascabile ad orologeria: “la bomba matita”. Il prototipo era costituito da un cilindro cavo di piombo delle dimensioni di un grosso sigaro. Al centro del tubo era pressato e saldato un disco circolare di rame che lo divideva in due camere separate. Una di queste camere era riempita con Acido Picrico, un composto organico scoperto dal chimico tedesco Johann Rudolph Glauber nel 1742, finito di sintetizzare correttamente nel 1841 e scoperto come esplosivo nel 1873 dal chimico anglo-tedesco Hermann Sprengel, mentre la seconda era riempita con acido solforico. Un robusto tappo di cera con un semplice tappo di piombo rendeva entrambe le estremità ermetiche. Lo spessore del disco di rame era invece variabile a seconda della temporizzazione voluta. Per un disco spesso i due acidi impiegavano molto tempo ad unirsi, per uno sottile la mescolanza avveniva entro pochi giorni, trasformando a tutti gli effetti il disco di rame in una spoletta a tempo sicura ed affidabile. Il Capitano von Rintelen durante la progettazione della bomba matita aveva istruito due elementi d’elitè per le operazioni di sabotaggio: il 23enne Lothar Witzkem, ufficiale della marina tedesca, spia e sabotatore arrivato sotto falso nome a San Francisco dopo essere scappato da una prigione cilena, e il 36enne Kurt Jahnke, cittadino tedesco naturalizzato americano e agente dei servizi segreti. E sono proprio loro che armati di quattro delle nuove bombe a tempo si erano infiltrati come guardie notturne il 29 luglio 1916 nel complesso del Black Tom, nel porto di New York, nella sezione di Greenville a Jersey City, facendolo saltare in aria. Von Rintelen aveva richiesto l’appoggio logistico della SS Friendrich Der Grosse, un transatlantico di una delle più importanti compagnie di navigazione tedesche, la Norddeutshcher Lloyd, ormeggiato nel porto di New York e trasformato provvisoriamente in laboratorio adibito alla fabbricazione del primo lotto del nuovo tipo di ordigni incendiari. Come banco di prova per testare l’efficacia del congegno era stata scelta la nave da trasporto italiana SS Phoebus. Il bastimento di 3.100 tonnellate aveva preso fuoco in mare costringendo la nave da battaglia classe King Geoge V, l’HMS Ajax, a rimorchiarla nel porto di Liverpool. È la mattina del 4 ottobre, gli abitanti del tranquillo quartiere di Morgan e della cittadina di Sayreville sono nelle loro case. È quasi giorno, c’è chi si appresta ad andare a lavoro, chi è seduto a fare colazione. Anche all’interno dello stabilimento T. A. Gillespie Company Shell Loading Plant è tutto tranquillo e il lavoro procede senza intoppi. La sera prima due addetti alla movimentazione macchine sono andati via per non tornare mai più, erano Lothar Witzkem e Kurt Jahnke, erano ancora in coppia e avevano gli stessi ordini di sempre: interrompere i rifornimenti con l’Europa con ogni mezzo necessario. Dopo una lunga infiltrazione sapevano come muoversi, sapevano cosa colpire. Ed è proprio all’interno dell’impianto di stoccaggio principale, il numero 6-1-1, qualcosa sta succedendo. Questo è il deposito più grande, migliaia di tonnellate di Nitrato d’Ammonio, Trinitrotoluene ed Amatolo sono appena diventate una mostruosa bomba ad orologeria. Sono le ore 07:00, tra le corsie, in mezzo ai sacchi del Nitrato d’Ammonio, ci sono dieci bombe matita con dentro i due acidi che si stanno per mescolare. Tre minuti dopo, il primo disco di rame si apre, le sostanze si incontrano, una fiamma silenziosa e intensa lunga 30 centimetri divampa da entrambe le estremità di ogni bomba sciogliendo in pochi secondi l’involucro di piombo. Gli ordigni, studiati e occultati in modo da creare in pochissimo tempo il peggiore degli incendi, hanno innescato una reazione a catena impossibile da fermare. Sono le ore 07:36, Sayreville sente la terra scuotersi. 5.445 tonnellate di Nitrato d’Ammonio detonano innescando il resto dello stoccaggio e investendo il magazzino del prodotto finito. Il Nitrato d’ammonio, il Tritolo, l’Amatolo e 200 mila proiettili tra granate con ogiva ordinaria del peso di 41,3 chilogrammi armate con una carica da 2,3 chilogrammi, granate con ogiva allungata del peso di 43 chilogrammi armate con una carica da 10,3 chilogrammi, granate con ogiva in ghisa acciaiosa del peso di 44 chilogrammi armate con una carica da 4,5 chilogrammi e granate con ogiva in acciaio del peso di 42,9 chilogrammi armate con una carica da 7,2 chilogrammi impilate in vagoni ferroviari aperti e su pallet a terra e destinate ai cannoni pesanti da 155 millimetri sul Fronte Occidentale, esplodono con una potenza di 6 chilotoni. Le 14 mila tonnellate di esplosivo generano un’onda d’urto che si allarga con un ruggito per chilometri vaporizzando 127 persone, appiattendo 328 edifici, tagliando la rete idrica, cancellando quella elettrica, catapultando 6.800 proiettili sul centro abitato per un raggio di 3 chilometri, frantumando i vetri per 50 investendo Manhattan e Asbury Park. I vagoni ferroviari sono sollevati dai binari, le locomotive diventano proiettili, i macchinari, le gru, i carri ponte sono strappati dalle basi e lanciati in aria per centinaia di metri. Una gigantesca palla di fuoco si alza nel cielo per tre chilometri oscurando il sole ancora basso. Il giorno diventa notte, i dipendenti della compagnia cercano di fuggire dall’inferno rovente mettendosi al riparo sotto le poche strutture rimaste in piedi per non essere arsi vivi, gli abitanti dei centri vicini corrono verso l’acqua lasciandosi alle spalle una città che si sta sbriciolando. Gli incendi divampano ovunque e divorano tutto. Sul Punto Zero non esiste più niente, si vede solo un fiume di persone che inizia ad evacuare la zona crescendo a tal punto da diventare un esodo di massa, una lenta fuga accompagnata da esplosioni che scuotono le case, frantumano i tetti, rovesciano muri, esplosioni che continueranno per tre giorni rendendo difficoltose le operazioni di soccorso. La gente vaga per le strade terrorizzata, alcuni cercano rifugio nelle città vicine, altri tornano indietro sperando di trovare in vita qualche familiare. 246 sono i feriti che chiedono aiuto, sono coperti di sangue, sotto shock e ustionati. I vestiti sono fusi addosso, alcuni sono ciechi, molti non riacquisteranno più l’udito. Le città di Sayreville, South Amboy e Perth Amboy verranno abbandonate. In 62.000 rimarranno senza una casa. Delle loro abitazioni non resterà altro che uno scheletro senza forma con attorno un terreno disseminato di detriti, arti, membra, rottami. L’impianto di stoccaggio principale della T. A. Gillespie Company Shell Loading Plant non c’è più, sparito con abbastanza munizioni da rifornire il Fronte Occidentale per sei mesi. Al suo posto c’è un cratere profondo 13 metri, lungo 43 e largo 48, una cicatrice che passerà alla storia come una delle più grandi manifestazioni esplosive artificiali non nucleari di tutti i tempi.

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