01 settembre, 2021

Smederevo, Cittadella medievale, 5 giugno 1941


TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA:
5 giugno 1941
STATO: Serbia
LUOGO:
Smederevo, Cittadella medievale 
MORTI:
2.736
FERITI:
5.374

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

Smederevo è la capitale temporanea della Serbia medievale, la sua fortezza è stata costruita tra il 1427 e il 1430 sull'ordine di Durad Branković, il sovrano del Despotato serbo. Grazie alla sua posizione strategica, Smederevo è stata gradualmente rinnovata, ingrandita e ulteriormente fortificata nel corso dei secoli, resistendo ai numerosi assedi degli ottomani, dei serbi e sopravvivendo relativamente indenne fino al 1941. Situata a 45 chilometri a sud-est di Belgrado, copre 11,3 ettari nel centro della città moderna. Si trova strategicamente sulla riva destra del fiume Danubio sulla pianura triangolare formata dalla confluenza dei fiumi Danubio e Jezava, a soli 72 metri sul livello del mare. La fortezza è circondata da 1,5 chilometri di mura spesse 2,5 metri e da 25 torri, ognuna alta 25 metri. Due fianchi sono delimitati dai fiumi Danubio e Jezava, il terzo è difeso da due fossati, uno per la cittadella fortificata e uno per il sobborgo. L'area a sud delle pareti esterne invece è lasciata aperta. È il giugno del 1941, la città è occupata dalle truppe naziste tedesche che hanno fatto della fortezza la loro gigantesca Santa Barbara. Giornalmente la corte interna, coi suoi terrapieni, depositi e piazzali, stocca 3.500 tonnellate tra pezzi di artiglieria di vario calibro per obici, cannoni per carri, artiglieria ferroviaria, artiglieria campale media, pesante e superpesante, dalle granate classiche alle Shrapnel a frammentazione temporizzate, alle case di esplosivo, alle cariche di lancio, fino ad arrivare alle bombe aeronautiche a caduta libera in attesa di essere stivate sui bombardieri. Questo tipo di bombe seguono una traiettoria balistica dopo il lancio in funzione della velocità del mezzo aereo e della sua quota in relazione alla quota del bersaglio a terra. Ci sono: quelle “per utilizzo generico”, utilizzate per le operazioni di bombardamento sia strategico che tattico, dove il primo prevede l’impiego di bombardieri a lungo raggio per sganciare grandi quantità di ordigni su parti di territorio nemico dietro la linea del fronte per minarne il morale, il sistema produttivo o le infrastrutture, mentre il secondo è mirato a supportare le truppe attaccando mezzi e truppe sul campo; che quelle “per operazioni speciali”, le bombe pesanti, utilizzate per scopi di bombardamento in cui è richiesto il massimo danno da esplosione. In un deposito sotterraneo, in due stanze separate, una davanti all’altra ma con ingressi sfalsati che si affacciano su di un corridoio che corre fino alla superficie, sono immagazzinate le spolette, il meccanismo più delicato. Sono costituite dal congegno che attiva un detonatore elettrico, erede del cilindretto di alluminio inventato nel 1876 da Julius Smith e acceso da un ponticello imbevuto in una soluzione infiammabile, o a percussione, erede ed evoluzione con accensione a stantuffo dell’involucro di stagno inventato da Alfred Nobel nel 1867. La carica primaria costituita in alcuni casi dalla Pentrite, uno degli esplosivi più potenti, preparata per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, o dal Fulminato di Mercurio, esplosivo primario sensibilissimo agli urti e al calore, sintetizzato già nel XVII secolo e perfezionato nel 1799 dal chimico inglese Edward Howard, consente l’innesco dell’esplosivo contenuto nelle ogive. La prima stanza del deposito sotterraneo contiene le spolette per le granate. Di immediato montaggio sul naso della granata tramite avvitamento, sono di tipo ad urto, chimiche e ad orologeria. La seconda stanza contiene invece le spolette destinate alle bombe. Da montare sul naso, sulla coda o lateralmente al corpo delle ogive, sono di tipo meccanico, elettrico, ad attivazione di prossimità, istantanea e ad orologeria tramite un meccanismo temporizzato a breve durata, dai 3 ai 30 secondi dopo il rilascio, e temporizzato a lunga durata. Ciò consente la detonazione della bomba anche dopo l’impatto, dai 3 minuti alle 72 ore, e sono fornite inoltre di un congegno antirimozione a tre interruttori al mercurio o a magneti in caso di intervento degli artificieri nemici per l’eventuale disarmo. In superficie le bombe e le granate sono suddivise per tipologia, da un lato, impilate le une sulle altre, ci sono: le granate da 75 millimetri con ogiva in ghisa acciaiosa del peso di 6,5 chilogrammi e armate con una carica di 2,4 chilogrammi di Melenite, miscela esplosiva inventata dal chimico francese François Eugène Turpin nel 1885 aggiungendo all’Acido Picrico, composto organico scoperto dal chimico tedesco Johann Rudolph Glauber nel 1742 per essere finito di sintetizzare correttamente nel 1841 e scoperto come esplosivo nel 1873 dal chimico anglo-tedesco Hermann Sprengel, la Nitrocellulosa, prodotto esplosivo scoperto dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846; le granate a frammentazione da 75 millimetri con ogiva acciaiosa del peso di 7,3 chilogrammi e armate con una carica di 1,3 chilogrammi di Polvere Nera, composto costituito da 74,65% di Nitrato di Potassio, 13,50% di carbone e 11,85% di zolfo, ricetta del monaco e scienziato Ruggero Bacone del 1249 ripresa da quella antica cinese comparsa nel 1044 in un’opera dell’autore Wu Ching Toung Yao; le granate da 88 millimetri con ogiva in ghisa acciaiosa del peso di 9,2 e armate con una carica di 1,6 chilogrammi di Amatolo 80/20, una miscela esplosiva creata durante la Prima Guerra Mondiale dalle forze armate britanniche e costituita da 80% in peso di Nitrato d'Ammonio, il fertilizzante preparato dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma e scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870, e 40% in peso di Trinitrotoluene, esplosivo preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand; le granate da 88 millimetri perforanti con ogiva in acciaio del peso di 23 chilogrammi e armate con una carica di 5,2 chilogrammi di RDX, formalmente la ciclotrimetilenetrinitramina, di caratteristiche eccezionali e scoperto e brevettato dal chimico e farmacista tedesco Georg Friedrich Henning nel 1898 e codificato con questo nome prima dall’esercito inglese come Royal Demolition eXplosive e poi prodotto in larga scala dagli Stati Uniti nel 1920 come “RD” Research and Development, ricerca e sviluppo, sigla comune a tutti i nuovi prodotti per la ricerca militare, e "X", la classificazione, nata come lettera provvisoria ma rimasta definitiva; le granate da 105 millimetri con ogiva in ghisa acciaiosa del peso di 14,8 chilogrammi con una carica di 1,4 chilogrammi di Trinitrotoluene; le granate da 150 millimetri con ogiva in acciaio del peso di 38 chilogrammi e armate con una carica di 8,29 chilogrammi di Trinitrotoluene; le granate da 128 millimetri con ogiva in acciaio del peso di 28,3 chilogrammi e armate con una carica di 5,3 chilogrammi di Nougat, una miscela composta da una percentuale del 70% di Trinitrotoluene e 39% di Schneiderite, prodotto costituito da un 12,60% di binitronaftalina e da 87,40% di Nitrato d’Ammonio; le granate da 210 millimetri con ogiva in ghisa acciaiosa del peso di 120 chilogrammi e armate con una carica di 98 chilogrammi di Trinitrotoluene; le granate da 240 millimetri con ogiva in ghisa acciaiosa del peso di 148,5 chilogrammi e armate con una carica di 16,4 chilogrammi di Trinitrotoluene; le granate da 240 millimetri perforati con ogiva in acciaio indurito del peso di 151 chilogrammi e armate con una carica di 14,9 chilogrammi di Trinitrotoluene; le granate da 280 millimetri con ogiva in ghisa acciaio del peso di 284 chilogrammi e armate con una carica di 22,9 chilogrammi di Trinitrotoluene; le granate da 420 millimetri, dei mostri con ogiva in acciaio del peso di 1.003 chilogrammi armati con una carica di 113 chilogrammi di Amatolo 80/20, una miscela esplosiva creata durante la Prima Guerra Mondiale dalle forze armate britanniche e costituita da 80% in peso di Nitrato d'Ammonio e 40% in peso di Trinitrotoluene. Tutto questo è allineato e in ordine pronto ad essere spedito al fronte assieme alle cariche di lancio di Acido Picrico in sacchetti. Immediatamente accanto sono accatastate centinaia di botti di Polveri Infumi, invenzione del chimico francese Paul Marie Eugène Vieille che attraverso la gelatinizzazione della Nitrocellulosa con una miscela di etere ed alcool aveva ottenne un nuovo tipo di polvere da sparo di tipo propellente completamente diverso dalle altre e che ne sviluppava una energia tre volte superiore me producendo nel contempo fumi di combustione molto ridotti. Balistite, Cordite e Selenite sono sistemate in decine di file ordinate e pronte all’uso. La Balistite era stata ottenuta per la prima volta dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1887 ed è costituita da un 10% di canfora, un 45% della Nitrocellulosa scoperta dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein nel 1846 e da un 45% di Nitroglicerina, il prodotto sintetizzato dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel 1847 dalla Nitrocellulosa. La Cordite era stata ottenuta in Gran Bretagna immediatamente dopo, sostanzialmente una variazione della Balistite. Il chimico britannico Sir Frederick Abel assieme al fisico e chimico Sir James Dewar avevano brevettato nel 1889 una sua formula modificata composta da 58% di Nitroglicerina, 37% di Nitrocellulosa e 5% di vaselina. La Solenite era stata ottenuta invece nel 1896 presso il Regio Polverificio di Fontana Liri, in Abruzzo, mescolando una percentuale di 61% di Nitrocellulosa, 36% di Nitroglicerina e 3% di olio minerale. Accanto alle botti di Polveri Infumi i soldati hanno sistemato centinaia di casse di Trinitrotoluene e centinaia di casse di cartucce di Dinamite a base attiva, fortemente esplosiva, brevettata dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1867 e composta dalla Nitroglicerina miscelata con Nitrocellulosa ad alto contenuto di azoto. Poco più avanti, alla fine del piazzale sono stoccate le bombe aeronautiche a caduta libera, sia le “SC” Sprengbombe Cylindrisch, le “bombe detonanti cilindriche”, sia le “PC” Panzersprengbombe Cylindrisch, le bombe cilindriche perforanti esplosive”: le bombe SC50 da 55 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 1,18 metri con un diametro di 20,3 centimetri, sono armate alcune con 16,4 chilogrammi di Trinitrotoluene, altre con Amatolo 60/40, una miscela esplosiva costituita da 60% in peso di Nitrato d'Ammonio e 40% in peso di Trinitrotoluene, altre ancora hanno una carica di Trialene, un esplosivo costituito da 70% Trinitrotoluene, 15% di polvere di alluminio e 15% RDX; le bombe SC250 da 250 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 164 centimetri con un diametro di 36,8, sono armate alcune con 130 chilogrammi di Trinitrotoluene, altre con Amatolo 60/40, altre con Trialene, altre ancora con Ammonal, un composto inventato dall’esercito inglese durante la prima fase della Prima Guerra Mondiale e costituito per il 65% in peso di Nitrato d’Ammonio, 17% di alluminio, 15% di Trinitrotoluene e 3% di carbone; le bombe SC500 da 500 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 203 centimetri con un diametro di 45,7, sono armate alcune con 220 chilogrammi di Trinitrotoluene, altre con Amatolo 60/40, altre con Trialene; le bombe PC500 pesanti 539 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 173 centimetri con un diametro di 40,6, sono armate alcune con 75 chilogrammi di Trinitrotoluene, altre con Amatolo 60/40; le bombe da demolizione SC1000 “Hermann” pesanti una tonnellata, corpi in acciaio lunghi 278 centimetri con un diametro di 66, soprannominate dai tedeschi in questo modo in riferimento al corpulento comandante della Luftwaffe, sono armate alcune con 620 chilogrammi di Trinitrotoluene, altre con Amatolo 60/40, altre con Trialene; le bombe PC1000 pesanti 1.117 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 216 centimetri con un diametro di 50,8, sono armate con 160 chilogrammi di Trinitrotoluene; le bombe SC1200 pesanti 1.117 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 277 centimetri con un diametro di 65, sono armate con 631 chilogrammi di Trialene e un’anima di Trinitrotoluene; le bombe PC1400 pesanti 1.400 chilogrammi, corpi in acciaio temprato lunghi 282 centimetri con un diametro di 55,9, sono armate alcune con 300 chilogrammi di Trinitrotoluene; le bombe PC1600 pesanti 1.600 chilogrammi, corpi in acciaio temprato lunghi 282 centimetri con un diametro di 53,3, sono armate con 230 chilogrammi di RDX; le bombe SC1800 “Satan” pesanti 1.800 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 376 centimetri con un diametro di 66, sono armate alcune con 1.084 chilogrammi di Trinitrotoluene, altre con Amatolo 60/40, altre con Trialene; le bombe SC2000 pesanti 1.950 chilogrammi, corpi in acciaio lunghi 345 centimetri con un diametro di 66, sono armate alcune con 975 chilogrammi di Amatolo 60/40; infine le bombe ad alta capacità di esplosione SC2500 “Max” pesanti 2.400 chilogrammi, corpi in alluminio lunghi 368 centimetri con un diametro di 78,7, sono armate alcune con 1.570 chilogrammi di Trialene, altre con Amatolo 60/40. I cittadini di Smederevo, spaventati e logorati da una dura occupazione, restano costantemente chiusi nelle loro abitazioni uscendo esclusivamente per recarsi a lavoro o procurarsi da mangiare, considerando che i bombardamenti da parte degli aerei inglesi sono frequenti non è prudente stare per le strade più del necessario. È il 5 giugno 1941, il giovedì prima della Pentecoste, c’è molto caldo, è giornata di mercato in città, molti agricoltori sono arrivati dalle campagne al centro cittadino dai vari distretti: Podunavski, Pozarevacki, Kovinski, Jasenicki e Oraski. La gente è tantissima, ci sono rifugiati da Belgrado, da Novi Sad e da tutta la regione, ci sono tutti i membri del teatro di Banovina di Novi Sad, ci sono anche 1.200 studenti invitati a presentare i moduli per i certificati di iscrizione all’anno scolastico. Anche gli insegnanti sono in città, devono ritirare lo stipendio. La stazione ferroviaria è gremita, un fiume di persone aspetta il treno per tornare al proprio villaggio: studenti, lavoratori, contadini, ammassati nei pressi dei binari attendono pazientemente sotto il sole. La partenza del treno della tratta Smederevo-Belgrado delle ore 14:12 è in ritardo sull’orario effettivo di due minuti. È il convoglio più lungo, ha in testa due locomotive a vapore in tandem, potentissime, in grado di far percorrere al treno 840 metri in 120 secondi. Poche decine di metri più indietro, nei piazzali della fortezza, centinaia di chilogrammi di esplosivo sono costantemente movimentati, scaricati dai vagoni ferroviari, caricati sui camion, urtati, rotolati. Sono le ore 14:14, c’è sempre più caldo, troppo. Per un errore di valutazione una botte sfugge al controllo dei soldati. L’involucro si frantuma rovinosamente. Un boato da dietro le mura attira l’attenzione dei passeggeri giù alla stazione. Il personale si guarda intorno come a cercare di capire il motivo di quel sordo frastuono, gli spari all’interno della fortezza sono frequenti, le prove dell’artiglieria sono continui e gli abitanti della zona ci hanno quasi fatto l’abitudine ma oggi c’è qualcosa di diverso, una colonna di fumo bianco si è alzata in aria e sta diventando, secondo dopo secondo, sempre più grande e sempre più alta. Il personale della stazione inizia a preoccuparsi. Sono passati 50 secondi, il fumo è diventato nero, si sentono degli spari via via sempre più forti e frequenti. il capotreno è preso dal terrore, si mette il fischietto in bocca per far partire i treni immediatamente, ma è troppo tardi, una prima esplosione fa voltare tutti, poi una seconda più forte a due secondi di distanza, ora una terza, immensa, difficile da descrivere. La fortezza salta in aria, tutta. Una gigantesca sfera rovente inghiotte le mura, le torri, la cittadella, le caserme. La terra trema. Nella stazione ferroviaria uno dei due treni passeggeri sta per chiudere le porte, il macchinista sta aumentando la pressione nella caldaia della locomotiva mentre l’altro è ancora in stallo. Entrambi sono pieni di passeggeri seduti in attesa di rientrare a casa. Sulle banchine, gli altri aspettano e si guardano cercando informazioni. Nessuno ha il tempo di fare nulla se non accennare una fuga, un urlo, una preghiera. Le mura si aprono verso di loro, l’onda di pressione con una velocità di 5.000 metri al secondo li raggiunge e li travolge. I convogli sono strappati dai binari, rovesciati, schiacciati, incendiati. Dopo aver appiattito la stazione il muro d’aria prosegue la sua corsa per 50 chilometri, investe la città uccidendo all’istante 2.700 tra soldati e civili, accartocciandoli come fogli di carta, sollevandoli da terra e proiettandoli a centinaia di metri di distanza. 3.200 abitazioni rovinano a terra. Quelle più lontane, che per puro caso resistono alla furia della prima onda d’urto, perdono il tetto, le porte e le finestre in quella di ritorno. Poi, il silenzio, un lunghissimo silenzio. Mentre le mura della parte meridionale della città, in frantumi, finiscono la loro accelerazione, per gravità picchiano verso il basso, verso la gente. Una pioggia di pietre, schegge, travi, mattoni, investe quel poco che è rimasto della città. Questa enorme quantità di massi, intonaco, blocchi di muro mescolati alle ogive dei pezzi di artiglieria che continuano ad esplodere, distruggono tutto ciò che incontrano. Le granate prive di spoletta invece piovono sulla città come meteoriti perforando gli edifici dal tetto al pavimento e conficcandosi nel terreno. Persone, animali, cose, sono tutte diventate un bersaglio. È l’apocalisse, l’Inferno si è aperto su Smederevo. Quando la polvere si deposita sul terreno scopre gli effetti dell’incidente in tutta la sua furia distruttiva. La parte meridionale della fortezza non c’è più, le mura e tre torri sono state ridotte in briciole, la parte bassa della città è sparita, quella alta è diventata un cumulo di macerie. Tutto è crollato in un raggio di 10 chilometri. Non c’è più la chiesa, la scuola, gli uffici, tutto è stato disintegrato con dentro le persone. Anche la stazione è un ricordo, delle centinaia di persone solo 14 sono ancora vive. Il terreno è disseminato di ossa, carne, vestiti laceri, sangue, detriti. La popolazione sopravvissuta alla furia dell’esplosione, in un bagno di sangue e terrorizzata, mentre scappava verso le campagne è stata raggiunta da una grandinata di pietre che ha crivellato 4.500 persone. Sono ancora a terra ma sono vivi. In città regna un assordante silenzio. Le rovine sono avvolte in una nube grigia e calda. Nelle campagne i feriti sono disseminati ovunque, agonizzanti, spaventati, non scappano più tanta è la paura di essere raggiunti dalla morte. Verranno divisi tra gli ospedali di Belgrado e Pozarevac e in strutture di fortuna dove i medici e il personale sanitario troveranno lo spazio per operare. I morti verranno accatastati in fosse comuni. I loro corpi sono talmente straziati da impedirne il riconoscimento. Dove possibile, il poco abbigliamento rimasto intatto ne consentirà una debole verifica. Quella di Smederevo sarà una delle più violente e catastrofiche esplosioni accidentali della storia.

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