TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: barchino suicida
DATA: 12 ottobre 2000
STATO: Yemen
LUOGO: Aden, Porto
MORTI: 17
FERITI: 39
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
Nella Marina degli Stati Uniti d’America i cacciatorpediniere sono navi
da guerra che operano in supporto di gruppi di battaglia di portaerei, gruppi
di azione di superficie, gruppi anfibi e gruppi rifornimento. La relativamente
recente aggiunta della capacità di lancio di missili da crociera a lungo
raggio, in grado di volare come un aeroplano, e la rimozione di combattenti di
superficie più pesanti come le corazzate, ormai obsolete, ha fatto crescere il
tonnellaggio dei cacciatorpediniere ed espanso grandemente il loro ruolo. Nel
2000 una sola classe di cacciatorpediniere è in uso nella marina USA: la Arleigh
Burke. Con lo stesso tonnellaggio di un incrociatore leggero della Seconda Guerra
mondiale e 303 uomini di equipaggio la USS Cole fa parte di questa flotta. È
chiamato così in onore del sergente di marina Darrell S. Cole, un mitragliere
ucciso in azione il 19 febbraio 1945 sull’isola di Iwo Jima durante la Guerra
nel Pacifico tra le forze statunitensi, le truppe dell’esercito imperiale e
della marina giapponese che si affrontavano nelle ultime fasi della Seconda Guerra
Mondiale. Costruita dalla Ingalls Shipbuilding di Norfolk, consegnata alla
Marina Militare l'11 marzo 1996 e in servizio dall’8 giugno dello stesso anno con
numero identificativo DDG-67 è uno dei 62 cacciatorpediniere missilistici
guidati in dotazione. È pesante 8.900 tonnellate, lungo 154 metri, largo 21, corazzato
con 70 tonnellate di Kevlar e paratie d'acciaio nei punti sensibili e con in
dotazione rampe lanciamissili, tubi lanciasiluri, mitragliatrici e un cannone
del calibro di 127 millimetri in grado di attaccare navi, aerei e bersagli
terrestri con una cadenza di 20 colpi al minuto e una portata fino a 32
chilometri, la Cole in grado di svolgere il ruolo strategico di attacco
terrestre, antiaereo, antisommergibile e anti-superficie, con un design che incorpora
anche tecniche stealth come le superfici verticali angolate che rendono la nave
più difficile da rilevare, in particolare dai missili antinave, oltre che dota
una suite di guerra elettronica che fornisce rilevamento passivo e contromisure
esca ed un sistema di filtraggio dell'aria negli ambienti nell’eventualità di
attacchi nucleari, biologici e chimici. È il 12 ottobre e sotto la guida Comandante
Kirk Lippold, al comando dal 25 giugno dell’anno scorso, salpata dalla Naval Station
Nortfolk in Virginia ora la USS Cole si trova ormeggiata nel porto neutrale di
Aden, nello Yemen meridionale, in rifornimento dopo una navigazione nel Golfo
Persico. Questo giovedì si trova qui, all'estremità della penisola arabica, per
unirsi alle navi da guerra statunitensi che stanno attuando un blocco navale all’Iraq.
La nave da guerra, che ha completato l'ormeggio alle ore 9:30 e iniziato il
rifornimento alle ore 10:30, in orario come da piano, non è una semplice nave,
è un simbolo, il simbolo di una nazione odiata, detestata, un bersaglio che Abd
al-Rahim al-Nashiri, capo di Al-Qaida nel Golfo Persico, ha scelto di
eliminare. Al-Qaida, il movimento fondamentalista islamista sunnita
paramilitare terroristico nato nel 1988 durante la Guerra in Afghanistan, è
guidato dal miliardario saudita Osāma bin Lāden, 17esimo dei 57 figli
dell’immobiliarista yemenita Mohammed bin Awad bin Lāden, che avvalso della
guida ideologica di Ayman al-Zawāhirī, scrittore, poeta e medico
de Il Cairo appartenente ad una famiglia di dotti religiosi e di
magistrati, aveva deciso di utilizzare soldi e macchinari della propria impresa
di costruzioni per aiutare la resistenza dei mujaheddin durante l’invasione
sovietica dell’Afghanistan. Nato in Arabia Saudita il 5 gennaio 1965 al-Nashiri
è un saudita cittadino arabo. Dopo aver passato del tempo in Afghanistan dall'inizio
degli anni '90 per partecipare agli attacchi contro i russi nella regione, si
era spostato nel 1996 prima in Tagikistan poi in Afghanistan, a Jalalabad, dove
aveva incontrato per la prima volta bin Lāden che aveva cercato di convincerlo ma
senza successo ad unirsi ad Al-Qaida. L’idea di attaccare gli Stati Uniti d’America
e di riconsiderare l’offerta era arrivata unendosi ai talebani, i membri
dell’organizzazione politica e militare afghana a ideologia
fondamentalista islamica, assistendoli nel contrabbando di missili anticarro in
Arabia Saudita e riportando direttamente a bin Lāden che lo aveva preso sotto
la sua ala protettrice fino ad approvare e finanziare la sua strategia:
attaccare le navi americane con dei barchini esplosivi, un piano realizzabile solo
grazie all’appoggio logistico del Governo della Repubblica del Sudan dal quale
sarebbe arrivato l’esplosivo via terra transitando poi per le sue acque
territoriali. Per preparare l’attacco utilizzando con questa particolare
tecnica inventata nel 1935 dalla Regia Marina Italiana e perfezionata
dall’Esercito Imperiale Giapponese durante le fasi finali della Seconda Guerra
Mondiale, al-Nashiri non si era mosso da solo. Accanto a lui, la mente, il
Comandante sul Campo come lo aveva definito bin Lāden, ci sono Jamal Ahmad
Mohammad Ali Al Badawi, 40 anni, yemenita, e Fahd Mohammed Ahmed al-Quso, 26
anni, anche lui yemenita, il primo esperto nella costruzione di ordigni
esplosivi, il secondo soldato addestrato negli anni ’90 nei campi di Al-Qaeda
in Afghanistan. I due, i coordinatori locali di Al-Qaida, si erano occupati
delle attrezzature nonché dell’affitto di un capannone abbastanza grande da
contenere una barca e un camion con rimorchio acquistati per l’occasione.
Assieme ad al-Nashiri compongono la cuspide dell’Aden-Abyan Islamic Army, un gruppo
militante islamista con sede in Yemen. Implicata in diversi atti di terrorismo dalla fine
degli anni '90 l’associazione si era formata a metà di quegli anni come
una libera rete di guerriglia di
poche dozzine di uomini, un mix di veterani della guerra sovietico-afghana e islamisti
di vari paesi guidata da un certo Zayn al-Abidin al-Mihdhar. Senza un leader
dopo che era stato giustiziato nel dicembre del 1999 per aver organizzato
l’anno prima il rapimento di 16 turisti occidentali nello Yemen meridionale, Rahim
al-Nashiri aveva trovato campo fertile per dare una nuova guida a questo gruppo
di soldati con un denominatore comune: l’odio per l’occidente. E quest’odio,
che non aveva atteso molto prima di essere scatenato in tutta la sua furia, lo
avevano pianificato e indirizzato con la collaborazione di Al-Qaida, sinergia
formatasi a seguito di un raid aereo americano al campo di addestramento di bin
Lāden in Afghanistan, proprio contro gli Stati Uniti d’America nell’attacco
combinato del 7 agosto 1998 alle ambasciate in Tanzania e in Kenya dove con due
camion bomba avevano colpito Dar es Salaam e Nairobi spezzando 224 vite. I
tecnici della Aden-Abyan per l’attacco con la barca esplosiva avevano studiato sia
la tecnica italiana che quella giapponese. In quella italiana, dove il pilota era
seduto all'estrema poppa su un piccolo sedile a sbalzo, il mezzo veniva
abbandonato col timone bloccato e lanciato a tutta velocità da una distanza di
500 metri dal bersaglio con armata la carica esplosiva del peso di 300
chilogrammi. Questa, sistemata in un compartimento a prua veniva poi attivata
urtando lo scafo dell’obiettivo per esplodere ad una certa profondità al fine
di ottenere il maggior numero di danni possibile. La tecnica giapponese, molto
simile, non prevedeva motoscafi “modificati” per l’occasione come la versione
italiana, bensì veicoli progettati appositamente per un attacco suicida dato
che nessun pilota avrebbe avuto mai il tempo di allontanarsi. Nei barchini di
Classe Shinyo in dotazione sia alla Marina che all’Esercito la carica esplosiva
consisteva in due bombe di profondità impostate con un timer di 6 secondi, o in
una carica di esplosivo in prua del peso di 270 chilogrammi attivata
elettricamente all’impatto oppure manualmente. Le informazioni in possesso
dell’organizzazione dicevano che la Cole sarebbe rimasta in porto soltanto
quattro ore pertanto i margini d’errore sarebbero dovuti essere minimi per non
attirare l’attenzione dell’equipaggio se non nella fase di avvicinamento
finale, quando sarebbe stato tardi. Una volta scelta la modalità d’attacco lo
studio si era spostato sul tipo di carica e di esplosivo. Gli italiani erano
soliti utilizzare sui barchini il Tritolital, un tipo di esplosivo progettato a
metà della guerra e costituito dalla Tritolite unita alla polvere di alluminio.
La Tritolite, realizzato all’inizio della Seconda Guerra Mondiale dai
laboratori di ricerca americani è una miscela di due esplodenti primari: il
Trinitrotoluene, preparato la prima volta nel 1863 dal chimico
tedesco Julius Wilbrand, perfezionato dal chimico tedesco Hermann Frantz Moritz
Kopp nel 1888 e prodotto industrialmente in Germania un anno dopo col nome di
Tritolo o Tnt, e l’RDX. Formalmente chiamato ciclotrimetilenetrinitramina,
l’RDX ha caratteristiche eccezionali, era stato scoperto e brevettato dal
chimico e farmacista tedesco Georg Friedrich Henning nel 1898, codificato con
questo nome prima dall’esercito inglese come Royal Demolition eXplosive e poi
prodotto in larga scala dagli Stati Uniti nel 1920 come “RD” Research and
Development, ricerca e sviluppo, sigla comune a tutti i nuovi prodotti per la
ricerca militare, e "X", la classificazione, nata come lettera
provvisoria ma rimasta definitiva. I giapponesi invece utilizzavano un
esplosivo leggermente diverso, il Tipo 98, di loro invenzione, creato nei primi
anni ’30 e costituito da 70% di Trinitroanisolo e 30% di HND, l’Esanitrodifenilammina,
il primo preparato per la prima volta nel 1849 dal chimico francese Auguste
Cahours, il secondo scoperto dal chimico francese Charles-Émile Kopp nel 1873 e
raffinato dagli scienziati giapponesi all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Come in questi due casi, per demolire la fiancata di una nave della robustezza
di un cacciatorpediniere al-Nashiri avrebbe avuto necessità di un esplosivo molto
potente, possibilmente per utilizzo militare. La scelta era andata sul C-4, ad
alta velocità di detonazione, incredibilmente stabile e modellabile su
qualsiasi superficie, caratteristica questa fondamentale. Esplosivo speciale
creato durante la Seconda Guerra Mondiale, evoluzione del C-3 con brevetto americano
degli anni ’70, solitamente confezionato in cartucce il “plastico” C-4 è
composto da una percentuale del 91% in peso di RDX, 5,3% di plastificante
dietilesile, 2,1% di poliisobutilene e 1,6% di olio lubrificante del tipo SAE
10. Per quanto riguarda il tipo di carica, in una guerra asimmetrica di questo
tipo per poter colpire efficacemente una nave particolarmente corazzata come un
cacciatorpediniere i tecnici avrebbero avuto bisogno di una tipologia
particolare, non convenzionale, con una forma ben precisa dell’esplosivo.
Avevano studiato di avvicinare la nave lateralmente affiancandola e per questo
avevano trasformato il lato di dritta della barca in una testata di tipo perforante
con carica sagomata. Costituita da un vuoto rivolto verso l’esterno su cui si
apre un cuneo rovesciato di rame e alluminio con angolo interno di 100 gradi, avevano
modellato sulla superficie di quello esterno un quantitativo in peso di 250
chilogrammi di C-4 fino a riempire il vano sotto le sedute sul lato dell’imbarcazione.
Il funzionamento di questa particolare carica si basa sull’effetto Munroe, un
metodo utilizzato soprattutto nelle armi anticarro e nell’industria delle
demolizioni: la parziale concentrazione dell'energia esplosiva causata da un
vuoto incavato in una parte di esplosivo, la particolare reazione di cui si era
accorto appunto Charles Edward Munroe mentre lavorava nel 1888 alla U.S.
Naval Torpedo Station a Newport, negli Stati Uniti. Il principio
era stato ripreso e messo in pratica 22 anni più tardi dal tedesco Egon Neumann
scoprendo che una carica di Trinitrotoluene, esplosivo preparato la prima volta
nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand, perfezionato dal chimico tedesco Hermann
Frantz Moritz Kopp nel 1888 e prodotto industrialmente in Germania un anno dopo
col nome di Tritolo o Tnt, contenente un incavo di forma conica era in grado di
lacerare una lastra di metallo che in condizioni normali sarebbe stata solo
intaccata dalla stessa quantità di esplosivo. In pratica, una carica di esplosivo
sagomata, anziché disperdere la propria potenza esplosiva in maniera
omnidirezionale, a seconda della sua forma la concentra nella cavità praticata
in precedenza sulla carica stessa. Praticando quindi una cavità conica o
iperbolica in un cilindro di esplosivo fatto detonare all'opportuna distanza
dal bersaglio, si concentra la forza dell'esplosione contro un punto di esso e
causa quindi una temperatura e una sovrappressione tale da disintegrare tutto
nella direzione scelta. Secondo questo principio, l’effetto del barchino
esplosivo studiato dalla Aden-Abyan Islamic Army sulla nave da guerra sarebbe
stato devastante: innalzamento della temperatura, investimento degli occupanti
da parte di frammenti di metallo fuso ed esplosione di eventuali munizioni e
carburanti. L’attivazione, manuale con funzionamento a rilascio di un pulsante di
sicurezza integrato nel pannello di controllo del posto di guida in modo che se
il martire fosse stato colpito da un proiettile sparato dalla nave americana
l’allentamento della presa avrebbe fatto scattare gli inneschi, è collegato e
alimentato dalla batteria della barca, sufficiente questa a generare corrente
oltre che al veicolo, tramite un cablaggio nascosto sotto il piano di calpestio
anche ad una coppia di detonatori elettrici collegati in serie. Sono le versioni
moderne di quelli inventati nel 1876 da Julius Smith, due involucri cilindrici
in alluminio contenenti ciascuno una piccola quantità di esplosivo secondario, la
Pentrite, uno degli esplosivi più sensibili potenti, un “super-esplosivo”
preparato per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, innescato
a sua volta da uno primario, il sensibilissimo Azoturo di Piombo preparato
dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory nel 1890. Per una maggiore
distribuzione dell’onda detonante di innesco all’interno della carica sagomata
i detonatori erano stati fissati con nastro adesivo ad una treccia della stessa
lunghezza della carica e annegata all’interno costituita da tre spezzoni di
miccia detonante, un cordone messo a punto negli stabilimenti David Bickford
nel 1914 con anima in Pentrite ed esternamente rivestito con resina
termoplastica. Ripiego del primo tentativo fallito al cacciatorpediniere con
numero di scafo DDG-68 USS The Sullivans del 3 gennaio 2000
dove la barca era affondata prima di ingaggiarlo a causa dell’eccessivo peso e
cattiva distribuzione del carico, l’attacco alla Cole non è un elemento isolato
bensì parte di un piano ben più ampio: Chiamato “2000 millennium attack plots” era
nato come attacco terroristico multiplo pianificato nel contesto delle
celebrazioni del millennio in cui quattro siti turistici in Giordania,
l’Aeroporto Internazionale di Los Angels, il dirottamente del Volo 814 della
Indian Airlines con tratta dal Nepal all’India erano stati scelti come
obiettivi per ricordare al mondo quanto non fosse al sicuro. Fallito il
tentativo di affondare il Sullivans la pianificazione di questo secondo
tentativo era stata discussa, prima di essere approvata personalmente da bin
Lāden durante un incontro con al-Nashiri in Afghanistan, il 5 gennaio durante
un vertice di al Al-Qaida a Kuala Lumpur. In Malesia, nella camera d'albergo
di Yazid Sufaat, ex capitano e uomo d’affari dell’esercito malese, diversi
membri di alto livello avevano parlato per tre giorni pianificando
finanziamenti, arruolamenti e futuri attacchi, compreso quello che il prossimo
anno diventerà famoso come l’11 settembre. La partecipazione a questo meeting
era composta da veterani arabi della guerra sovietico-afghana tra cui: Riduan
Isamuddin, 36 anni, indonesiano, capo militare della Jemaah Islamiyah, un
gruppo terroristico estremista militante del sud-est asiatico con sedi
in Indonesia, Singapore, Malesia e Filippine; Ramzi bin al-Shibh, 28 anni,
yemenita, fondatore della famigerata Hamburger Terrorzelle, un gruppo di
islamisti radicali con sede ad Amburgo, in Germania; Walid Muhammad Salih bin
Mubarak bin Attash, 22enne, yemenita, guardia del corpo di Osāma bin Lāden,
selettore e addestratore dei dirottatori dei futuri attacchi dell’11 settembre
2001 agli Stati Uniti; Khalid Muhammad Abdallah al-Mihdhar, 25 anni, saudita e Nawaf
Muhammed Salim al-Hazmi, 28 anni, saudita, entrambi combattenti coi mujaheddin
bosniaci durante la guerra in Bosnia degli anni ’90, soldati scelti di bin
Lāden nonché i dirottatori che uccideranno tutte le 64 persone a bordo insieme
a 125 a terra prendendo nell’attacco coordinato dell’11 settembre 2001 il volo
77 dell’American Airlines lanciandolo sul Pentagono, l'edificio sede del
quartier generale del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d'America. Una
volta deciso che per la successiva operazione al-Mihdhar sarebbe stato
fisicamente sul posto per documentare gli eventi relazionandosi con Al-Qaida
per tutte le fasi del piano, avevano previsto il suo trasferimento per il 10
giugno da San Diego, in California, nello Yemen fornendogli un alloggio che avrebbe
condiviso con la moglie per tutta la durata dell’incarico da utilizzare come hub
di comunicazione coi vertici dell’organizzazione. A fare da tramite per il
denaro sarebbe stato invece bin Attash, il “direttore operativo”, che lo
avrebbe dirottato in base alle esigenze, oltre che all’acquisto dei mezzi e la
gestione degli affitti, anche ad altri due membri, Fahd Muhammad Al-Qasaa e
Maamoun Ahmad Onswa, entrambi yemeniti ed entrambi ventenni, incaricati della
movimentazione dell’esplosivo nel territorio nonché della corruzione di due
agenti di polizia, Ali Muhammad Al-Muraqib e Murad Salih Al-Sorwri, per la
fornitura di documenti falsi. Sono le ore 11:12 e tutto pare tranquillo sul
ponte della Cole. All'interno, giù nella mensa molti dei membri dell'equipaggio
stanno facendo la fila per il pranzo. Nessuno ha la minima idea di quello che
sta per accadere, qualcuno chiacchiera col vicino, qualcun’altro è seduto al
tavolo a consumare il pasto. Fuori, in movimento sull’acqua, a poche centinaia
di metri di distanza la piccola imbarcazione a motore riparata e riconfigurata
dopo il fallimento precedente si sta avvicinando lentamente. A bordo ci sono Ibrahim
Al-Thour e Hassan Al-Khamri, yemeniti, giovanissimi che si guardano intorno
sincerandosi di non essere seguiti e che l’imbarcazione non presenti gli stessi
problemi avuti contro il Sullivans. Mescolandosi al gruppo di navi portuali che
stanno aiutando la Cole per il rifornimento sono riusciti a passare
inosservati. Aden è un porto trafficato e col numero di imbarcazioni da pesca e
chiatte mercantili in movimento il barchino in fibra di vetro, non tanto
diverso dagli altri, senza attirare l’attenzione di nessuno, né dei pescatori,
né dei soldati sul ponte della Cole, procede in una virata a sinistra in
direzione della nave da guerra puntando la fiancata sinistra. Non rallenta,
anzi, il pilota non stacca la mano dalla manetta dell’acceleratore mentre il
secondo è accanto a lui con la mano sull’interruttore. Entrambi sono in piedi,
si guardano un attimo prima di volgere il loro sguardo verso la Cole. Le regole
d’ingaggio del cacciatorpediniere, impedendo alle vedette di sparare sulla
piccola imbarcazione durante l’avvicinamento senza prima il permesso di un
ufficiale e comunque se non preventivamente attaccati, permette al barchino di
arrivare a tutta velocità sotto gli occhi di tutti fin sotto la nave. Alle ore
11:15, quando per i marinai è troppo tardi per reagire, appena prima che il
lato di dritta della barca colpisca il fianco della nave l’uomo con la mano
sull’interruttore rilascia il pulsante. Il circuito elettrico viene chiuso, la
corrente irrorata dalla batteria percorre in una frazione di secondo il cavo fino
ai detonatori dove i ponticelli all’interno incendiano la miscela infiammabile.
L’Azoturo di Piombo si innesca facendo partire la Pentrite che fa esplodere il
trefolo di miccia detonante e quindi il C-4. La carica composta dal cuneo di metallo
su cui sono spalmati i 250 chilogrammi di esplosivo detona con una velocità di 8.000
metri al secondo. La sua energia, venendo rilasciata direttamente dalla sua
superficie così sagomata, anziché disperdere la propria potenza esplosiva in
maniera omnidirezionale la concentra nella cavità. La maggiore efficienza
energetica, causando un maggiore scarico di energia sul metallo con una
pressione di oltre 1.000 tonnellate per centimetro quadrato trasforma il
metallo del cuneo in un getto di plasma ad alta velocità che genera una temperatura
e una sovrappressione tale da praticare una penetrazione nella piastra d'acciaio
della fiancata della nave pari a 250 volte il diametro dell'ordigno. La Cole viene
scossa da un’onda d’urto violentissima, l’esplosione è così potente che
infilandosi sotto la cucina spinge il ponte verso l’alto aprendo uno squarcio
nella corazzatura alto 12 metri, largo 18 e con una superficie di 150 metri
quadrati. La nave sbanda di 4 gradi, la sala macchine e la sala officina dove
tre tecnici stanno riposizionando l’attrezzatura dopo un lavoro di
manutenzione, e la mensa gremita per il pranzo, sono attraversate da un’onda di
sovrappressione devastante che scardina le porte, piega le paratie e trasforma
gli oggetti e gli arredi in proiettili che martoriano e infilzano l’equipaggio
scaraventato contro le pareti dall'onda d'urto che rimbalzando all’interno dei
locali accentua l'effetto distruttivo colpendolo da più direzioni. Le ossa si
frantumano, gli organi interni si spappolano. In 17 non sopravvivono, in 39 rimangono
feriti, 11 in modo grave, 2 donne e 9 uomini. Dopo qualche secondo di silenzio
dove un fumo nero e denso impedisce di vedere e di respirare, ecco che l’acqua
inizia ad entrare inclinando la nave, fortunatamente non in modo fatale. La carica,
esplodendo poco sotto il livello del mare, ha dissipato molta della sua energia
posseduta non andando a compromettere oltremodo la chiglia, cosa che non
sarebbe successa se si fosse trattato di una nave di tipo più vecchio poiché
sarebbe stata condannata irrimediabilmente. Ci vorranno 96 ore perché
l’equipaggio fermi l’allagamento scongiurando l’affondamento, mentre i feriti
verranno smistati nei vari ospedali di Aden per poi essere trasportati prima presso
il Landstuhl Regional Meridal Center dell'esercito degli Stati Uniti a
Ramstein, in Germania, per poi essere trasferiti negli Stati Uniti. Da questo attacco,
il più mortale contro una nave della marina statunitense dopo quello alla USS
Stark del 17 maggio 1987 durante la guerra Iran-Iraq in cui
un caccia Dassault Mirage F1 iracheno l’aveva colpita con due missili
anti-nave uccidendo 37 membri di equipaggio, il presidente americano Bill
Clinton ordinerà alle navi nel Golfo Persico di lasciare il porto e dirigersi
verso il mare aperto. La Cole, ormai compromessa, verrà caricata sulla nave
pontone norvegese Blue Marlin per essere riportata negli Stati Uniti.
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