01 agosto, 2022

Saltpan Reach, Porto, 27 maggio 1915

 

TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA:
27 maggio 1915
STATO:
Inghilterra
LUOGO: Saltpan Reach
MORTI:
352
FERITI:
84

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

È il 27 maggio 1915, è mattino e alla boa numero 28 del porto di Saltpan Reach, sull'estuario del fiume Medway tra Port Victoria e l’antica città fortificata di Sheerness adiacente al cantiere navale della Royal Navy di Chatham, è ormeggiata la HMS Princess Irene. Con le sue 5.394 tonnellate, la HMS, “Her Majesty's Ship, la Nave di Sua Maestà, è stata varata l’anno scorso. Nata per essere un vettore oceanico di lusso per 1.500 passeggeri, progettata e costruita dalla William Denny e Brothers Ltd di Dumbarton, in Scozia, per la Canadian Pacific Railway, è stata inaugurata il 20 ottobre per servire, assieme alla sua gemella Princess Margaret, il percorso Vancouver-Victoria-Seattle. Prima di salpare per il viaggio inaugurale è stata requisita dalla Marina Reale Britannica che ha rimosso il ponte principale e ne ha modificato la configurazione per convertirla in nave posamine. L’Europa è in guerra, una situazione che mese dopo mese si prospetta più difficile del previsto, il predominio anglo-francese sui mari preclude alla Germania ogni fonte di approvvigionamento esterno e il blocco navale imposto dalla Gran Bretagna nella Manica tiene in una stretta mortale il commercio tedesco. La ritorsione della Germania, affidata alla micidiale azione dei sottomarini, è la decisione di spezzare questo blocco attraverso una guerra sottomarina che contempla la possibilità di colpire anche i paesi neutrali. Dopo l’affondamento del transatlantico RSM Lusitania con la morte di 1.201 passeggeri lo scorso 7 maggio, l’Inghilterra, iniziando a temere che questa guerra potrebbe non finire poi così presto, sta mobilitando il suo impero. Disponendo della più importante flotta commerciale del mondo importa quasi tutto il petrolio, e cosa più importante per un’isola densamente popolata, la metà delle derrate alimentari. Dove gli obiettivi delle operazioni navali sono la protezione dei convogli destinati al fronte francese in cui navi cariche di materiali e soldati attraversano le acque costantemente pattugliate da cacciatorpediniere e sommergibili, la posa degli sbarramenti minati difensivi è fondamentale per il blocco navale, sia allo scopo di precludere alla flotta tedesca l'uscita nell'aperto Oceano Atlantico, sia il suo commercio marittimo con le potenze neutrali, sia per proteggere il flusso di uomini e mezzi verso la Francia attraverso la manica con una rete di mine che copre una vasta superficie del Mare del Nord, tra la foce del Tamigi e l'Olanda. Per la costruzione di questa rete, programmata nella posa 128 mila mine in tre anni, in ausilio alle unità navali militari sono impiegate anche le mercantili appositamente modificate scelte per l’elevata capacità di carico e la precisione nella navigazione, caratteristiche di cui solo queste imbarcazioni sono provviste. Con imbarcati 225 membri di equipaggio, la Princess Irene è un colosso di 120 metri di lunghezza e largo 16 che, alimentata da quattro turbine a vapore in grado di spingerla fino alla velocità di 41,7 chilometri orari, imbarca un carico di 500 “Navy Spherical Mine” Type H Mark V, molto diverse dai primi seicenteschi prototipi inglesi che avevano messo a dura prova le navi di Luigi XIII. I barili di legno pieni di esplosivo con un acciarino da moschetto come dispositivo di accensione e ancorati a grosse pietre sul fondo, avevano funzionato così bene che gli ufficiali della Marina Pontificia ne avevano copiato il design per riadattarlo alla difesa dei porti dalle scorrerie dei pirati barbareschi. Di 102 centimetri di diametro e pesanti 399 chilogrammi, le mine Mark V, loro straordinaria evoluzione sotto il profilo tecnologico e offensivo, sono in preparazione sui carrelli per le messa in servizio per un totale di 113.500 chilogrammi di esplosivo ad alto potenziale armati e pronti all’uso. Partite dalle località fluviali di Woolwich e Upnor e arrivate a Saltpan Reach su delle chiatte lungo i fiumi Tamigi e Medway, sono un modello sferico “a contatto” Hertz, cioè ad attivazione ad urtante con fiala di acido solforico. Gli urtanti, sei spilli in piombo montati sulla superficie della sfera, quattro sulla parte superiore e due su quella inferiore, quando entrano a contatto con un corpo esterno si piegano rompendo la fiala di vetro all’interno che rilascia l’acido. Colando per gravità attraverso un condotto, questo è convogliato forzatamente fino a una batteria al piombo sotto lo spillo che viene attivata generando una corrente sufficiente ad alimentare il sistema di innesco. Questo è costituito da un detonatore elettrico all’Azoturo di Piombo, un tubicino d’innesco in alluminio erede di quello inventato da Julius Smith nel 1876, riempito col preparato della Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory del 1890 che innesca una carica esplosiva cilindrica primaria di Trinitrotoluene, un esplosivo preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand, perfezionato dal chimico tedesco Hermann Frantz Moritz Kopp nel 1888 e prodotto industrialmente in Germania un anno dopo col nome di Tritolo. Il booster, infilato per tutta la lunghezza all’interno dell’alloggiamento della carica principale, più grossa, funge da spinta per 227 chilogrammi di Amatolo 60/40 chiusi in una camera metallica stagna, una potente miscela creata dalle forze armate britanniche all’inizio della guerra e costituita da una percentuale del 40% di Trinitrotoluene e 60% di Nitrato d'ammonio. Concepito principalmente come fertilizzante e chiamato col nome di “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma, il Nitrato d’Ammonio è stato preparato e descritto nel 1659 da Johann Rudolph Glauber, un chimico e farmacista tedesco considerato uno dei fondatori della chimica industriale moderna e precursore dell’ingegneria chimica, per poi essere scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870. Grazie al sistema di fissaggio della mina sul carrello, la posa in mare diventa semplice e veloce tanto che la Princess Irene è in grado di posare uno sbarramento di 12 chilometri in 20 minuti procedendo con una velocità costante di 20 nodi, circa 40 chilometri orari. Il carrello, un cassone in ferro di grande peso che funge da zavorra, durante il trasporto regge su di sé la mina semplificando la movimentazione rendendola in tal modo più sicura. Al suo interno contiene l’avvolgimento di un trefolo d’acciaio in grado di sostenere la mina e tenerla ancorata al carrello che, una volta rilasciato, si posa sul fondale facendola fluttuare alla profondità stabilita calcolata grazie ad un sistema a pressostato. Chiamato così per via di quattro ruote di derivazione ferroviaria che scorrono su rotaie imbullonate sul ponte della nave, il carrello viene sganciato in mare e, dopo qualche secondo di galleggiamento, affonda srotolando il cavo fino a raggiungere la profondità programmata dove il pressostato attiva, sotto la pressione dell’acqua, un meccanismo che fa scattare un freno di blocco del rocchetto facendo affondare la zavorra, trattenendo la mina ad una profondità compresa tra 5 e 10 metri dalla superficie e sganciando una molla che infila meccanicamente il detonatore all’interno del booster armando la carica principale. La Princess Irene è dotata di tre serie di binari sui due lati del ponte principale e altre due serie su quello posteriore, per poter imbarcare il maggior numero di mine le file di binari sono imbullonate il più vicino possibile le une alle altre, così vicine che nella posa dei carrelli gli operatori devono prestare la massima attenzione che gli urtanti di ogni mina non collidano tra loro. Si è sempre discusso in merito al personale addetto al carico e allo scarico delle merci, e ancora di più per la manipolazione degli armamenti e oggi, a bordo con l’equipaggio ci sono anche 78 operai della Sheerness Dockyard divisi in due squadre. Mentre una si sta occupando di verificare i rinforzi delle intelaiature in ferro che sostengono il peso delle mine sul ponte non progettato per un carico simile, l’altra sta registrando le rotaie in vista della partenza programmata per il 29. George Kilpatrick, che avrebbe dovuto far parte della seconda squadra, ottenendo un cambio turno dell’ultimo minuto è appena andato via. Anche il 21enne John Jeffrey Sutton non è a bordo, ha chiesto al Capitano il permesso di scendere a terra per un appuntamento dal dentista. Si è arruolato a Portsmouth nel giugno di tre anni fa e ottenuta la certificazione di sottufficiale in solo un anno è stato imbarcato a marzo sul posamine come segnalatore della Royal Navy. A bordo invece operai e membri dell’equipaggio si stanno occupando del delicato montaggio dei carrelli e in pesante ritardo sulla tabella di marcia stanno cercando di recuperarlo accelerando le operazioni. L’ispezione di ogni mina prima di essere trascinata nella sua corsia dopo il trasbordo dalla chiatta al ponte del posamine, operazione fino a pochi minuti fa meticolosa e particolarmente lunga, viene ridotta ad una verifica superficiale, veloce, troppo, talmente veloce da non vedere che un violento scossone durante la fase di rilascio delle cinghie nel poggiare una mina sul ponte ha fatto saltare il fermo di sicurezza della molla spingendo il detonatore nell’alloggiamento del booster. La mina, armata, è spostata sui binari e incolonnata alle altre. Sono le ore 11:08, le operazioni stanno volgendo al termine, i carrelli sono ordinatamente poggiati gli uni agli altri in un incastro perfetto con gli urtanti di ogni sfera che quasi si sfiorano. La mina innescata, silente in mezzo alle altre 499, ha accusato per ore gli effetti dell’atterraggio fuori controllo. Le vibrazioni, troppo intense per un marchingegno di tale complessità, hanno danneggiato anche la fiala di un urtante, filatura nel vetro che ha consentito all’acido di colare per il condotto, goccia dopo goccia, depositandosi sulla superficie della batteria che improvvisamente si attiva. La corrente elettrica, schizzando fino al detonatore lo accende. La miscela incendiaria al suo interno avvia l’Azoturo di Piombo sensibile al calore che innesca il Tritolo del booster facendo detonare la carica principale. L’Amatolo scatena la sua potenza, con una velocità di detonazione di 5.000 metri al secondo i 227 chilogrammi esplodono facendo saltare le mine di poppa innescando una velocissima reazione a catena. Una colonna di fuoco si alza nel cielo seguita da una seconda che sovrasta la precedente sollevandosi per 90 metri e lanciando in acqua chi si trova sul ponte. Nessuno ha il tempo di fare quasi nulla, in una frazione di secondo una terza fiammata avvolge la nave, la Her Majesty's Ship Princess Irene salta in aria. La furia delle 113.500 tonnellate di Amatolo solleva le 5.394 del posamine staccandolo letteralmente dall’acqua spezzandolo in due. L’equipaggio è fatto a pezzi, parti di corpi in fiamme sono lanciati in mare e sulla terraferma sparpagliati assieme a lamiere e detriti. Sotto una palla di fuoco che continua a salire verso il cielo, a pelo d’acqua l’onda d’urto generata viaggia ad una velocità mostruosa. Investe immediatamente le chiatte, le spoglia, scoperchia le cabine e prosegue raggiungendo una nave da trasporto carbone ad 800 metri dove strappa i bulloni della gru dalle piastre scaraventandoci addosso una caldaia, sradicando la struttura dai sostegni e sventrando un marinaio con una scheggia di metallo del peso di 46 chilogrammi. Dopo avere portato distruzione in mare, l’onda di sovrappressione impatta a tutta velocità sulla costa. Il muro d’aria, accompagnato da una tempesta di frammenti colpisce il deposito di combustibili dell'Admiralty di Port Victoria perforando le cisterne della stazione di pompaggio che esplodono radendo al suolo parte dell’area industriale. Ad Isle of Grain, il punto più orientale della penisola di Hoo nel distretto di Medway nel Kent, non va di certo meglio, una pioggia di fuoco e ferro si riversa sulle case, sulle campagne, sulle persone. Nel giardino di casa, una mamma si vede decapitare davanti agli occhi la figlia di nove anni da un frammento di ferro di 35 chilogrammi mentre una sezione di 10.160 chilogrammi del posamine compare dal nulla conficcandosi in un terreno poco distante. In un raggio di 32 chilometri dal cielo piove metallo, parti delle caldaie e della chiglia bombardano la costa, a Sittingbourne un fumaiolo atterra in un parcheggio, a Bredhurst un pezzo della prua scoperchia un negozio, ad Hartlip alcune paratie sfregiano una palazzina e ad Rainham una porzione del ponte infilza una delle vie più trafficate. 84 persone vengono colpite, fortunatamente molte saranno in grado di raccontarlo. Nel Punto Zero invece è calato il silenzio. La Princess Irene si è disintegrata. Da un fungo nero alto 400 metri, come fogli di carta giù da un palazzo planano lamiere sull’acqua intrisa d’olio che brucia su una distesa di corpi straziati. In città John Jeffrey Sutton è ancora dal dentista quando la finestra si spalanca con un ruggito. Si alza dal lettino, si affaccia, la gente si è riversata in strada e indica qualcosa verso il mare. Sutton si precipita in strada, guarda la costa, un’immensa colonna di fumo copre il cielo proprio dove c’era la sua nave, disintegrata, sparita portando con sé 352 anime vittime di una disattenzione che probabilmente, anzi, quasi sicuramente si sarebbe potuta evitare.

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