TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA: 22 luglio 1970
STATO: Italia
LUOGO: Gioia Tauro, Direttissimo Freccia Del Sud
MORTI: 6
FERITI: 77
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
È il 22 luglio, il treno direttissimo Freccia Del Sud detto anche Treno Del
Sole, proveniente da Villa San Giovanni, dopo essere stato traghettato alle ore
14:35 sta proseguendo in direzione di Gioia Tauro alla velocità di circa 90
chilometri orari. Il lungo convoglio ferroviario, partito dalla Sicilia, da Siracusa
e diretto a Torino, istituito nel 1953 è la prima relazione ferroviaria della
storia delle Ferrovie Italiane a collegare direttamente l’Italia Settentrionale
con quella Meridionale. È composto da 18 carrozze più un vagone destinato a
bagagliaio, ha a bordo 198 persone, ci sono lavoratori pendolari che tornano su
dopo un soggiorno in famiglia, viaggiatori occasionali, c’è anche un gruppo di
50 pellegrini e 3 sacerdoti diretti a Lourdes, tutti stipati in quei vagoni
roventi del sole di piena estate. Il viaggio è interminabile e con quei
sobbalzi continui non si riesce neanche a dormire. È un luglio particolare
questo, come è particolare questo 1970 in Calabria, teatro di alleanze
strategiche tra criminalità organizzata, eversione nera e altri esponenti di
diversi movimenti estremisti. Nell'estate di questo anno la parte meridionale
della regione è in balia della “rivolta di Reggio Calabria”, una sommossa
causata dalla nomina di Catanzaro a Capoluogo di Regione. Dopo la proclamazione
dello sciopero cittadino del 13 luglio sfociato dalla rabbia di molti cittadini
di Reggio e coordinato da un comitato d'azione che aveva raccolto esponenti del
Movimento Sociale Italiano e di altri partiti, si era arrivati al 15 luglio con
l’occupazione della stazione ferroviaria, l’erezione di barricate, violenti
scontri con la polizia ed episodi di sabotaggio delle infrastrutture. Sono le
ore 16:00, il lungo treno sta proseguendo il viaggio senza problemi, forse con
qualche scossone dovuto alle rotaie ma a parte questo la velocità procede
costante e senza interruzioni. Qualche chilometro più avanti però, qualcuno è a
lavoro sui binari. Non sono operai, né manutentori, si tratta del braccio
armato per le operazioni di sabotaggio del Comitato d’Azione per Reggio Capoluogo.
Vito Silverini, detto “Cicci il Biondo”, e Vincenzo Caracciolo sono accucciati
sul selciato, stanno piazzando una bomba sulla linea, accanto alle traversine
tra la rotaia e la massicciata. Giuseppe Scarcella, Giovanni Moro, Renato Marino
e Carmine Dominici sono invece poco lontani, guardano, aspettano. Tutti
neofascisti appartengono ad Avanguardia nazionale, un’organizzazione
neofascista golpista fondata il 25 aprile del 1960 dal Politico esponente della
destra neofascista Stefano Delle Chiaie. Questo gesto, maturato negli ambienti
della destra eversiva, sta cavalcando la protesta di Reggio trasformandola in
rivolta e che in sordina sta iniziando a stringere alleanze con la criminalità
mafiosa. Considerata tra le più pericolose organizzazioni criminali del mondo,
con numerose ramificazioni all'estero, dal Canada all’Australia, e nei paesi
europei meta dell’emigrazione calabrese, questa criminalità si chiama
‘Ndrangheta. Attiva dal 1800 e sviluppatasi a partire da organizzazioni
criminali operanti nella provincia di Reggio Calabria, questa criminalità, la
‘Ndrangheta, svolge la sua attività tra il narcotraffico, partecipazione in
appalti, condizionamento del voto elettorale, estorsione, usura, traffico
di armi, gioco d’azzardo e lo smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi,
svolgendo un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle
armi che sul ruolo economico raggiunto attraverso il riciclaggio del denaro,
attività che permette di controllare ampi settori dell'economia dall'impresa
al commercio e all’agricoltura, spesso con la connivenza di aree della
pubblica amministrazione a livello locale e regionale a tutti gli schieramenti
politici. Questo del 22 luglio non è un evento isolato, come non è circoscritto
alla regione Calabria, fa parte di una serie preordinata e ben congegnata di
eventi atti alla destabilizzazione del paese, complici la forte ondata di lotte
sociali del 1968-69 e l’avanzata anche elettorale del Partito comunista
italiano. Iniziati il 12 dicembre dell’anno scorso alla Banca Nazionale dell’Agricoltura
di Milano dove una bomba ha provocato un massacro, questi eventi sono volti a
creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione
tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario, trasformando
l’Italia in una sorta di dittatura “morbida”. Una strategia eversiva questa gestita
da una pluralità di soggetti: la componente neofascista e rivoluzionaria, mera manovalanza,
che spinta da elementi infiltrati all’interno la stanno spingendo a compiere
azioni terroristiche, la componente dei servizi segreti del SID, il Servizio
Informazioni e Difesa, che non privi di complicità e legami internazionali stanno
fornendo gli elementi infiltranti e garantendo la copertura degli eventi attribuendone
la paternità ad altri o sfruttando mediaticamente a proprio favore perfino
episodi esterni alla strategia, e la componente massonica, che sta fungendo da
direttivo, talmente determinato a portare avanti il piano da coinvolgere le
organizzazioni criminali “di zona”. Ed è proprio dalla ‘Ndrangheta, che sta
armando la rivolta calabrese con finanziamenti da parte di facoltosi esponenti
di Destra mobilitati per lo scopo, che provengono sia l’esplosivo che gli
inneschi. Provenienti da un carico di 50 chilogrammi di Gelatina da cava in
cartucce rubato dalla cava di sabbia di Bagnara di proprietà dell’ingegnere
salernitano Gennaro Musella, i 4 chilogrammi in candelotti per uso estrattivo
sui binari erano stati consegnati a Silverini da un uomo del clan De Stefano,
un picciotto, Giacomo Ubaldo Lauro, per la cifra di 3 milioni di Lire. Questa
Gelatina è una Dinamite, un tipo a base esplosiva ed è composta per il 92%
dalla Nitroglicerina sintetizzata dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero
nel 1847 dalla Nitrocellulosa, il prodotto scoperto dal chimico tedesco
Christian Friedrich Schönbein nel 1846, e per l’8% da Nitrocellulosa. La
Gelatina non è altro che un’evoluzione della Dinamite a base attiva composta da
75% di Nitroglicerina, 25% di segatura e nitrato di sodio, a sua volta
evoluzione della prima assoluta brevettata dal chimico e ingegnere svedese
Alfred Nobel nel 1867, quella a base inerte, dove la Nitroglicerina,
costituente il 75% della cartuccia, era miscelata con un 25% di farina di
roccia silicea sedimentaria di origine organica. L’esplosivo in cartucce,
portato sul posto sull’Ape Piaggio di Caracciolo, sta venendo armato con un
detonatore del tipo a fuoco, annegato per tutta la sua lunghezza all’interno di
uno dei candelotti. Artifizio esplosivo primario è costituito da un
cilindro di alluminio lungo 6 centimetri e del diametro di 45 millimetri
contenente una piccola quantità di esplosivo secondario, la Pentrite, uno degli
esplosivi più potenti, preparata per la prima volta nel 1891 dal chimico
tedesco Bernhard Tollens, innescato a sua volta da dell’esplosivo primario,
l’Azoturo di Piombo, il preparato dalla Curtis's and Harvey Ltd Explosives
Factory del 1890 sensibilissimo ad urti e calore. A questo, erede del tubetto
di stagno inventato da Alfred Nobel nel 1867 che lo aveva riempito di Fulminato
di Mercurio, esplosivo primario sensibilissimo agli urti e al calore
sintetizzato già nel XVII secolo e perfezionato nel 1799 dal chimico
inglese Edward Howard, Silverini, utilizzando l’esperienza nel costruire bombe
maturata durante un periodo nei Genio militare di Bolzano, ha fissato
inserendolo all’estremità uno spezzone di 3 metri di miccia a lenta combustione
calibrata per un percorso della fiamma di 1 metro ogni 120 secondi che consente
al commando di allontanarsi in sicurezza mentre brucia con un fiocco di
scintille rosse e arancioni. Di colore nero costituita da un rivestimento in
catrame e del diametro di 5 millimetri, diretta discendente della corda di
canapa catramata brevettata il 6 settembre del 1836 da William Bickford è
costituita da un cordone di cotone impermeabile con un’anima di Polvere Nera,
esplosivo costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di carbone e
11,85% di zolfo, ricetta arrivata ai giorni nostri grazie al monaco e
scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima
volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044 che nel 1044 suggeriva il
dosaggio di un 74% in peso di nitrato di potassio, 15% in peso di carbone e 11%
in peso di zolfo. La fiamma impiega 6 minuti ad arrivare al detonatore. Mentre
il treno è ancora lontano l’Azoturo di Piombo esplode innescando la Pentrite
che accende i candelotti di Gelatina che detonano con la loro potenza con una
velocità di 6.500 metri al secondo. Il binario si apre. Un tratto della rotaia
lato monte, a circa 20 metri di distanza dalla travata metallica del viadotto
al chilometro 349-827 viene divelta con una asportazione parziale della soletta
interna su un tratto di 1,8 metri. In una nuvola di polvere, fumo a pietre il
selciato lascia spazio ad una voragine profonda un metro, proprio quando in
lontananza, alle ore 17:10, il Freccia Del Sud appare con un fischio da dietro
una curva della linea Battipaglia-Reggio Calabria, nei pressi del ponticello
sul fiume Petrace, nel tratto tra il cavalcavia delle Ferrovie Calabro Lucane e
il gruppo di scambi all'ingresso in stazione di Gioia Tauro, a 750 metri
dall'ingresso delle piattaforme di stazione. Giovanni Billardi e Antonio Romeo,
macchinista e aiuto macchinista, stanno chiacchierando, quando un forte
sobbalzo, molto più forte degli altri, fa saltare il locomotore, come se fosse
mancato qualcosa sotto il carrello. Il macchinista tende il braccio verso la manetta
della potenza tirandola a sé con tutta la sua forza sulla frenata rapita di
emergenza. Il convoglio si comprime rallentando vertiginosamente mentre i
respingenti delle carrozze assorbono la decelerazione. Il meccanismo di frenata,
che funziona regolarmente, inizia a far rallentare le prime cinque carrozze ma
le sollecitazioni meccaniche e gli urti sotto i carrelli che non trovano l’appoggio
spingono uno di quelli della 6a carrozza fuori dalla sede dei binari. È la
fine. I vagoni si schiacciano, la 6a carrozza deraglia trascinandosene dietro 8
di 17 che la seguono in velocità. Alcuni ganci di trazione si spezzano facendo
dividere il Freccia Del Sud in 3 tronconi con 12 carrozze che schizzano fuori
dai binari a zig-zag strappando le traversine e arando il terrapieno che
sostiene i binari e con 2 che si rovesciano pesantemente sulla massicciata. In
500 metri di frenata il Direttissimo si trasforma in una lunga biscia nera coperta
di sangue che striscia seguita da un tremendo boato che invade i locali vicini
alla stazione ferroviaria. La terra trema, nelle abitazioni circostanti
qualcuno si affaccia alla finestra. In lontananza delle fiammate rosse e una
colonna di fumo si alzano dalle carrozze, il treno è a terra. Mentre il primo
pensiero va all’errore umano o ad un cedimento strutturale, all’interno dei
vagoni schiacciati le urla sono strazianti, un cimitero di corpi martoriati
apre ad una scena è apocalittica, è il caos. Molti passeggeri sono incastrati,
altri riescono a liberarsi dal groviglio di ferro e col viso annerito dal fumo
e le carni dilaniate dalle lamiere affilate come coltelli si buttano giù dalle
vetture attraverso i finestrini cercando in modo disperato e disordinato di
afferrare i loro cari. Il caldo è insopportabile così come il calore delle
lamiere rese roventi dagli incendi che stanno divampando un po’ ovunque sulla
carcassa di quello che fino a poco fa era il Treno Del Sole. Il locomotore e le
prime 9 vetture sono oltre lo scambio posto all’altezza del cavalcavia, lato
Reggio Calabria, che immette sul primo e secondo binario della stazione, con la
cassetta di manovra dello scambio completamente distrutta, travolta mentre
veniva superata dai vagoni che l’hanno strappata dalla base. La motrice e le
carrozze 1, 2, 3, 4 e 5 sono ferme sul binario a soli 30 metri dalla stazione,
la carrozza 6 è deragliata solo con l'asse posteriore, rimanendo stabile. La 7
e la 8, il vagone letto, hanno sviato completamente, su tutti e quattro gli
assi, rimanendo però erette. La vettura 9, le cuccette di Seconda Classe, si è
staccata dal convoglio a causa dello sbullonamento del carrello numero 2 venendo
lanciata per circa 50 metri dove ha solcato profondamente la massicciata
andando a urtare alcuni pali di sostegno della catenaria svellendone uno,
girandosi parzialmente ed andando a ribaltarsi a cavallo del terzo e quarto
binario, fortunatamente vuoti al momento. Dopo lo scambio, la carrozza 10, le
cuccette miste di Prima e Seconda Classe, si è inclinata sul lato destro
ribaltandosi sulla massicciata ad una distanza di circa 60 metri dal lato del
cavalcavia di Palmi. La 11, di Prima Classe, è deragliata su 3 assi ma
riuscendo a rimanere in piedi, deviando con un solo asse e rallentando il resto
del convoglio. Dalla 12 alla 17 il treno è uscito dai binari. Lo spostamento
dell'ago dello scambio i cui tiranti sono stati distrutti dai primi veicoli
incidentati ogni vettura è deragliata con tutti e quattro gli assi. Poi si è
spezzato di nuovo, con la carrozza 18 staccatasi dal troncone assieme al
bagagliaio fuoriuscendo dalla sede dei binari scavando la massicciata e
inclinandosi su un lato. Mentre si è in attesa dei Vigili del Fuoco che devono
arrivare da Palmi, Cittanova e Reggio, che dovranno tagliare le lamiere
coordinati coi reparti della Celere e dei Carabinieri di stanza a Reggio
chiamati ad intervenire in soccorso ai feriti con gli ospedali di Reggio,
Palmi, Polistena e Taurianova già allertati, le persone continuano a fuggire dai
vagoni calpestandosi a vicenda, ferendosi a loro volta con pezzi di ferro
appuntiti che strappano pezzi di carne ad ogni passaggio. Arrivano i soccorsi,
finalmente, tra il pianto e la disperazione e inciampando tra una montagna di
bagagli coperti di sangue. Un meccanico, che ha la sua bottega vicino alla
stazione ferroviaria, con la fiamma ossidrica tenta di aprirsi un varco nel
groviglio di lamiere di una delle due carrozze rovesciate. La sua attenzione,
attirata dai lamenti che provengono da dietro alcuni pannelli di alluminio, lo
spinge a creare uno squarcio proprio lì, sufficientemente grande a far passare
un uomo, ma la figura che lo attendeva, una donna anziana vestita di nero, è
già morta. Il bilancio finale della tragedia sarà di 6 morti di cui 5
donne e un uomo, tutti tra la 9a e la 11a carrozza, tutti siciliani tranne uno,
campano, sono completamente dilaniati, sfigurati. I feriti saranno 66 di cui
molti in gravissime condizioni, verranno uno ad uno fatti sdraiare sulle
traversine mentre il parroco del Duomo, con indosso la stola violacea, passerà
lungo l’interminabile convoglio di dolore per una carezza ai feriti e l’estrema
unzione ai morti, inginocchiandosi accanto a quello che resterà dei corpi. Questo,
uno dei più grandi disastri ferroviari del nostro paese, uno dei peggiori in
tema di terrorismo, nonostante il dramma umano passerà inspiegabilmente in
secondo piano, quasi neanche menzionato nei futuri libri di storia.
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