TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA: 27 luglio 1996
STATO: Georgia
LUOGO: Atlanta, Centennial Olympic
Park
MORTI: 2
FERITI: 111
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
“Dichiaro aperti i Giochi di Atlanta che celebrano la ventiseiesima olimpiade
dell'era moderna”. Con queste parole il presidente Bill Clinton ha strappato
una lunga ovazione agli 83 mila spettatori presenti alla cerimonia d'apertura.
Per la quarta volta in meno di un secolo gli Stati Uniti celebrano i riti dei
cinque cerchi. La fiaccola per accendere il tripode è stata affidata, con un
sapiente colpo di teatro, alle mani tremanti e malate di uno degli esponenti
più popolari dello sport americano, Muhammad Alì, vincitore con il nome di
Cassius Clay del titolo olimpico dei pesi massimi a Roma '60. Con la
partecipazione di 197 paesi, 12 dei quali ex URSS ufficialmente presenti come
stati indipendenti, queste di Atlanta sono le prime Olimpiadi a numero chiuso
dove gli atleti hanno conquistato sul campo, in difficili selezioni preolimpiche,
il diritto di gareggiare nei Giochi. Dal 19 luglio 1996 la capitale dello stato
della Georgia ha cambiato volto, è diventata internazionale. Il Centennial
Olympic Park, progettato come la "piazza della città" delle Olimpiadi,
costituisce il punto di aggregazione di questa internazionalità, una
internazionalità che la città avrebbe pagato a caro prezzo. È la notte del 26
luglio e la città, finito di cenare è uscita di casa. È passata la mezzanotte,
è una serata calda, appiccicosa, in migliaia sono riuniti al parco per il concerto
gratuito dei Jack Mack and the Heart Attack, band soul e R&B nata nel 1980
a Los Angeles, in California. I Giochi Olimpici si stanno festeggiando nel grande
parco con musica e danze e questa è una di quelle notti in cui anche l’America
nera di Atlanta sente di poter partecipare, per una volta, alla grande festa,
al grande sogno americano, un sogno americano che Eric Robert Rudolph ha
pianificato con accortezza criminale affinché finisca proprio oggi. Poco prima
della mezzanotte, da una cabina pubblica tra Becker e Spring Street una
telefonata ha allertato il 911 della presenza di una bomba proprio al
Centennial Park quando sul prato, ignare di tutto, migliaia di persone, intere
famiglie, si stanno godendo questa magica serata. In queste occasioni le
segnalazioni di mitomani o semplici scherzi sono frequenti ma nei pressi del
palco qualcosa non va, un’unica nota stonata di quella musica che sta facendo ballare
tutti. È un tizio biondiccio e corpulento, sudaticcio, con la divisa della
sicurezza, ha appena iniziato a dare di matto, sbracciare facendosi largo tra
la folla, un po’ incuriosita, un po’ attonita. È Richard Jewell, è una guardia
privata in servizio alla AT&T, la ditta incaricata della sicurezza del padiglione
Global Olympic Village. Con un'esperienza da vicesceriffo della contea di
Habersham e alle spalle un corso di esplosivistica di base dove ha imparato a
dubitare di qualsiasi contenitore lasciato incustodito in un luogo sensibile,
sta cercando di tenere tutti lontani da uno zaino che ha attirato la sua
attenzione. Lo ha notato mentre andava in bagno durante una pausa, fermandosi a
riprendere un gruppo di ragazzi ubriachi che stava sporcando l’area con delle
lattine di birra. Preoccupato per quella posizione insolita, ha tempestivamente
avvertito i funzionari dell'Ufficio investigativo della Georgia che preoccupati
dall’atteggiamento nervoso di Jewell hanno allertato la Squadra Artificieri dell'ATF,
il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, e dell'FBI, il Federal
Bureau of Investigation, affichè prendessero in consegna lo zaino. I tecnici,
arrivati sul posto, un po’ scettici poiché abituati a continui falsi allarme,
si chinarono sulla borsa, aprendola. Sbiancano. Dalla chiusura lampo dello
zaino, un modello “Alice” da campo, fanno capolino tre tubi bomba artigianali
lunghi 25 centimetri e larghi 5 innescati elettricamente. Questi fungono da
cannone per centinaia di chiodi da muro da 7,6 centimetri puntati ad ombrello
in direzione della folla mediante una piastra direzionale in acciaio. I membri
della squadra gridano ai presenti di allontanarsi all’istante mentre di corsa
cercano di mettere più metri possibili tra loro e la bomba. Non è sufficiente,
mentre la folla non è ancora resa conto di ciò che sta succedendo un meccanismo
a tempo libera una molla che mette in comunicazione due capi di un circuito elettrico
alimentato da una batteria di pile alcaline. Il circuito si chiude, la sorgente
di energia fornisce la corrente necessaria affinché un accenditore elettrico,
un fusibile, si riscaldi incendiando una carica esplosiva dove è annegato.
L’esplosivo contenuto in ognuno degli involucri, le “pipe-bombs”, è la Polvere
Nera industriale, un esplosivo costituito da 74,65% di nitrato di potassio,
13,50% di carbone e 11,85% di zolfo, una ricetta arrivata fino ai giorni nostri
grazie al monaco e scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella
comparsa per la prima volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044. In
ciascuno di essi, sigillato alle estremità, i gas si riscaldano e si espandono così
rapidamente verso l'esterno da generare dei gas ad altissima pressione e
temperatura creando una pressione sufficiente da superare la resistenza del
rivestimento metallico e imprimendo la stessa velocità di reazione
all'involucro che permette di ottenere effetti devastanti con poco esplosivo e
di scarsa qualità. La combustione, veloce ma graduale, fa alzare la pressione
usando l’energia sviluppata come forza propellente. In una frazione di secondo
lo zaino esplode con una velocità di 1.400 metri al secondo creando una
fiammata di 2.700 gradi centigradi che squarcia l’aria, investe la torre e genera
una rosata di proiettili sparati ad oltre 900 chilometri orari. Il turista
californiano Robert Gee, prima di cadere a terra immortala con la sua
videocamera quell’attimo in cui la porta dell’inferno si spalanca liberando tutta
la sua furia. Quando questa si placa resta solo il silenzio, un momentaneo nulla
assoluto prima che pianti e lamenti diventino i nuovi protagonisti. Sono
necessari 30 secondi perché il fumo bianco e caldo si diradi verso l’alto
lasciando nella zona nord-est del parco un pavimento di corpi mitragliati. In
111 si muovono ancora, annaspando in pozze di sangue che zampillando dai fori
lacerati lasciati dal passaggio delle schegge di metallo rovente, si impasta
con la polvere. Alcuni cercano di alzarsi da soli, altri aspettano i
soccorsi, in due invece rimangono immobili. Loro non aspettano nessuno. Il
cameraman turco Melih Uzunyol, 34 anni, con due figlie che seguono i Giochi da
casa, è corso sul posto più in fretta che ha potuto, troppo. Un dolore al petto
lo ha stroncato sul colpo. Sopravvissuto alle guerre in Azerbaijan, Bosnia e
Golfo Persico, si è accasciato sul prato di un evento di pace. Poco più avanti,
Alice Hawthorne, una signora nera di 44 anni, è a faccia in giù, un chiodo le ha
trapassato il cranio. Atlanta è in ginocchio, e con lei tutti gli Stati Uniti, Eric
Robert Rudolph ha raggiunto lo scopo. Prima di allontanarsi ha posizionato lo
zaino vicino ad uno degli impianti di amplificazione, accanto alla torre sonora
NBC da 13 metri di altezza, sotto una panchina, posizione non casuale ma scelta
con cura. La sua “punizione” doveva creare il maggior danno possibile. Rudolph non
è uno sprovveduto, è addestrato, preparato, determinato. Nato a Merritt Island,
in Florida, il
19 settembre del 1966,
dopo aver perso il padre a 15 anni con la madre e i fratelli si è trasferito
a Nantahala, un piccolo paese della Contea di Macon, nella Carolina del
Nord. La madre è una seguace del survivalismo,
un movimento culturale nato durante la Guerra Fredda e caratterizzato dalla
volontà di essere pronti ad affrontare una catastrofe imminente. Non essendo riuscito
a completare gli studi ha trovato lavoro come carpentiere insieme a suo
fratello prima di essere ammesso nel 1984 alla Western Carolina
University di Cullowhee riuscendo a frequentare solo due anni.
Ritiratosi dalla Western Carolina
University si è arruolato nell’esercito nella 101ª Divisione Aviotrasportata di stanza
a Fort Campbell in Kentucky,
frequentando la Air Assault School per la conduzione di operazioni con aerei ed
elicotteri d'assalto prima di venire espulso nel 1989 per possesso di droga.
Tornato nella società civile, ha stabilito dei rapporti con un movimento
ultracristiano militante nel Missouri, il Christian Identity, noto come
Chiesa d’Israele, un gruppo che professa una militanza attiva, aggressiva,
anche con tecniche di guerriglia. Esponente del movimento "supremazia
bianca", militante dell'"Esercito di Dio" contro i gay,
l'aborto, gli ebrei, gli stranieri, la sua volontà è stata colpire "gli
ideali del socialismo globale" rappresentati dalle Olimpiadi e supportati
dal "regime di Washington", perfettamente espressi nella canzone “Imagine” di John Lennon,
inno proprio di questi Giochi. L'obiettivo? Confondere, far arrabbiare e
imbarazzare il governo di Washington agli occhi del mondo per il suo
abominevole ruolo nella somministrazione dell'aborto su richiesta, cancellare i
Giochi, boicottare le Olimpiadi come luogo ecumenico di fratellanza, creare uno
tale stato di insicurezza da svuotare le strade intorno all'evento in modo da colpire
i grandi capitali investiti. Ma tutto ciò non accadrà, i Giochi andranno avanti
e in lui si accenderà una follia omicida seriale che lo appenderà nelle
bacheche degli uffici governativi come uno dei dieci latitanti più ricercati.
Ma non ora. Per la bomba di Atlanta le indagini verranno ufficialmente assunte
dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e dall’FBI e tra quattro giorni
Richard Jewell, inizialmente considerato un eroe, verrà indicato come “persona di
interesse”. Non essendoci altre piste i media si concentreranno in modo aggressivo
su di lui, accanendosi, indagando sulla sua vita privata e indicandolo come
presunto colpevole. Jewell si considera un tutore della legge, lo fa da tutta
una vita, in realtà svolge per lo più lavoretti di sorveglianza. La sua
missione, proteggere gli altri ad ogni costo, lo ha trasformato nell’eroe che
ha sempre sognato di essere. Ma la sua celebrità, arrivata così all’improvviso,
gli si rivolterà contro facendolo precipitare dal sogno all'incubo,
inghiottendolo in uno dei processi mediatici più famosi della storia.
Tutti i diritti sono riservati. È vietata
qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente
blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o
distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica,
supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione.
Gli articoli pubblicati su questo blog sono il
prodotto intellettuale dell'autore, frutto dello studio di perizie,
testimonianze e rilievi video-fotografici reperiti dallo stesso in sede
privata. L'intento di chi scrive è la divulgazione di eventi di interesse
pubblico accompagnati da un'analisi tecnica degli stessi rinnegando qualsiasi
giudizio personale, politico, religioso.