30 aprile, 2019

Brindisi, Istituto Professionale "Morvillo-Falcone", 19 maggio 2012


TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA:
19 maggio 2012
STATO: Italia
LUOGO: Brindisi, Istituto Professionale “Francesca Laura Morvillo Falcone”
MORTI:
1
FERITI:
7

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

Il 19 maggio 2012 a Brindisi è una giornata come tante, davanti all’Istituto Professionale per i servizi Sociali, la moda e il turismo “Francesca Laura Morvillo Falcone” cominciano ad arrivare gli studenti che aspettano di iniziare le lezioni. Sono i più mattinieri, quelli che non abitando a brindisi devono alzarsi molto presto per poter prendere l'autobus. Un gruppo è appena sceso da quello proveniente da Mesagne, un piccolo paese della provincia, culla del barocco leccese e della Sacra Corona Unita, organizzazione criminale di connotazione mafiosa ora mimetizzata nel tessuto imprenditoriale, dove pochi giorni fa il Presidente della Commissione Antiracket Fabio Marini è rimasto coinvolto in un attentato dinamitardo. Ed è proprio il brindisino, che in questi giorni sta assistendo ad una recrudescenza di fatti criminali, ha portato ad un incontro tra le autorità regionali e il Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri. L’istituto professionale porta un nome importante, la moglie del Giudice Giovanni Falcone, morta con lui nella strage di Capaci, tra quattro giorni è il ventesimo anniversario dell’attentato e sono in programma diverse manifestazioni spontanee contro la mafia e di solidarietà nei confronti della popolazione brindisina anche in molte città della penisola. Ma questa mattina davanti alla scuola c’è qualcosa di diverso, c’è un bidone per la raccolta differenziata che non ci dovrebbe essere, è stato messo poche ore prima, intorno alla 01:30. In piena notte, dopo alcuni giri di controllo e proveniente dalle parti del tribunale, da una Fiat Punto bianca parcheggiata a bordo strada in via Palmiro Togliatti è sceso un uomo, ha scaricato dal vano portabagagli il bidone della spazzatura rubato nel paese di San Pietro in Lama, lo ha aperto, ha inserito al suo interno tre grossi contenitori e lo ha trascinato sul marciapiede per tutta la via fino a svoltare verso la scuola, una posizione scelta con cura. Andato via dopo averlo lasciato sul marciapiede, è tornato sul posto quando la città iniziava a svegliarsi e a bordo questa volta a di una Hyundai Sonica, ha ripercorso lo stesso tragitto fermandosi nei pressi dell’Istituto Professionale. L’uomo si chiama Giovanni Vantaggiato, ha 68 anni, è sposato, è padre di due figlie, lavora come commerciante di carburanti agricoli ed è proprietario di un deposito di carburanti a Copertino, in provincia di Lecce. Indossa una giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica, ha parcheggiato in via Oberdan e camminato a piedi fino ad un chiosco di giornali a qualche decina di metri dall’istituto. Ora si muove nervosamente avanti indietro frugandosi le tasche e affacciandosi con regolarità per controllare che la visuale sia libera. Torna alla macchina, ma non prima di un ultimo giro di perlustrazione, ha tutto sotto controllo: le persone che camminano, le auto in sosta, quelle in movimento, e il bidone per la raccolta differenziata che ha trascinato nella notte dietro il sostegno di un grande tabellone pubblicitario adiacente un muretto poco fuori dell’istituto. Al suo interno, tre bombole di GPL occultate nella spazzatura. Nessuno si è accorto di quel bidone troppo vicino al cancello, nessuno si è accorto delle bombole, e nessuno si è accorto che quelle non sono bombole normali. Quelle che fino a qualche giorno prima erano delle bombole per il trasporto del gas, ora sono tre gusci per Polvere Nera, ognuno contenente 10 chilogrammi di materiale esplodente costituito da 74,65% di nitrato di potassio, 13,50% di carbone e 11,85% di zolfo, ricetta arrivata fino ai giorni nostri grazie al monaco e scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044. Ogni guscio è innescato elettricamente e azionato a distanza, e ora sono lì, a pochi metri dai primi studenti che chiacchierano e aspettano l’apertura dei cancelli. Le bombole contenenti l’esplosivo deflagrante sono chiuse ermeticamente e armate tramite un circuito d’innesco molto semplice: ad una centralina ricevente è collegata una batteria dalla quale si diramano tre coppie di fili elettrici avvolti intorno alla resistenza di tre lampadine da 12 volt a cui è stato tolto il vetro di copertura per poi essere annegate nella polvere. È un sistema tanto semplice quanto efficace. Il materiale è stato comprato in momenti separati per non attirare l’attenzione: la Polvere Nera in armerie diverse, i cavi elettrici in ferramenta, il telecomando e la centralina da un impiantista scelto sulle Pagine Gialle in un paese tra Copertino e Maglie, la batteria invece dalla ditta Greco sulla via per Nardò. Con perizia maniacale nell’assemblaggio, Vantaggiato ha preferito non utilizzare esplosivi ad alto potenziale in quanto hanno bisogno di detonatori e altri componenti più complessi che avrebbero richiesto una maggiore professionalità e il ricorso a fornitori di materiale professionale soggetti a controllo delle autorità. È arrabbiato, lucido, vuole giustizia, la sua giustizia, quella che il Tribunale di Brindisi gli ha negato. La rabbia accumulata negli anni nei confronti di una giustizia inefficiente che non l’ha tutelato abbastanza nel caso del processo contro Cosimo Parato, suo ex socio, lo ha logorato tanto da cercare di ucciderlo con un primo tentativo il 5 febbraio del 2008 con scarsi risultati a causa di un malfunzionamento del telecomando, e 21 giorni dopo con una pipe-bomb comandata a distanza. Il piccolo dispositivo esplosivo portatile ben sigillato in grado di moltiplicare esponenzialmente i gas in rapida espansione al suo interno e celato nel telaio di una bicicletta collocata nel piazzale del condominio dove viveva, nel secondo tentativo ha funzionato perfettamente ferendolo gravemente. Ed è proprio per questo motivo che Vantaggiato ha scelto come obiettivo per la sua vendetta la scuola Morvillo-Falcone, sia per il valore storico-politico del nome dell’istituto, sia per la vicinanza al tribunale, a poco più di 100 metri, designato come target primario ma subito sostituito per la massiccia presenza di telecamere. Arrabbiato per una partita non pagata da 342 mila euro di carburante di cui era stata anni addietro vittima l'azienda della moglie, già sotto accusa per tentato omicidio nei confronti del presunto truffatore, Vantaggiato ha escogitato un evento eclatante al fine di rendere pubblica la sua storia. Maturato un profondo rancore verso lo Stato incapace di assicurargli giustizia nei processi dove era parte lesa, e aggravato dall'idea, risultata poi infondata, del coinvolgimento di un maresciallo dei Carabinieri, ha deciso di vendicarsi colpendo una scuola. E proprio questa mattina, alle ore 07:42, ritornato al chiosco di giornali e nascostosi dietro l’angolo, estrae il telecomando dalla tasca. È freddo ma prudente. Si guarda intorno un’ultima volta e preme il pulsante di quella che non è altro che la versione più grande e perfezionata della pipe-bomb utilizzata il 24 febbraio del 2008. Il congegno è innescato, Vantaggiato si allontana, sale in macchina per dirigersi verso casa dove nel tragitto getterà il telecomando fuori dal finestrino. Davanti all’Istituto Professionale intanto la centralina ha ricevuto il segnale chiudendo il circuito, la batteria fornisce la corrente necessaria per arroventare le resistenze che incendiano la Polvere Nera sensibilissima al calore. All’interno di ogni bombola i gas si riscaldano, si espandono rapidamente verso l'esterno generando altissima temperatura e pressione sufficiente da superare la resistenza del rivestimento metallico e imprimendo la stessa velocità di reazione all'involucro. Il congegno artigianale, a causa di una discrepanza temporale nelle reazioni d’innesco, esplode in due distinte e violentissime deflagrazioni che si espandono con una velocità di 1.400 metri al secondo. Le due onde d’urto ravvicinate, quasi fuse in una unica sfera di fuoco di 2.700 gradi centigradi, squarciano l’aria seminando terrore e morte. In una frazione di secondo un gruppo di studentesse vengono raggiunte e scaraventate a terra. Una nuvola bianca riempie l’aria mentre schegge roventi e impazzite investono e attraversano corpi e oggetti. La nuvola calda si dirada in pochi attimi verso l’alto lasciando a terra detriti, libri bruciati, vetri rotti. Melissa Bassi 16 anni, studentessa al terzo anno, studiava moda, il suo sogno era quello di poter diventare un giorno, una grande stilista. Tutte le mattine si alzava all'alba per poter prendere l'autobus che l'avrebbe portata a scuola. I sogni di melissa sono stati spazzati via in meno di un secondo. Il suo corpo, bruciato e martoriato, è riverso a terra. Il suo braccio, strappato via dalla violenza dell’esplosione, è a poche decine di metri dal corpo, vicino ad altre sette compagne di scuola che cercano di rialzarsi, frastornate, doloranti e ustionate perché raggiunte dal calore, dai frammenti metallici degli involucri dell’ordigno e dagli oggetti investiti e trasformati a loro volta in proiettili sparati a velocità subsonica. Pochi secondi e lo shock lascia spazio alle grida, lo sgomento lascia spazia alle lacrime. Davanti alla scuola, dove prima c’era il bidone per la raccolta differenziata, ora non resta che un’ombra nera.

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