30 giugno, 2019

Oppau, Badische Anilin und Soda Fabrik, 21 settembre 1921


TIPOLOGIA: incidente
CAUSE: errore umano
DATA:
21 settembre 1921
STATO: Germania
LUOGO: Oppau, Badische Anilin und Soda Fabrik
MORTI:
565
FERITI: 1.977

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

L'impianto della B.A.S.F., il Badische Anilin und Soda Fabrik, nel quartiere di Ludwigshafen am Rhein di Oppau, in Germania, aveva iniziato a produrre Solfato di Ammonio nel 1911, ma durante la Prima Guerra Mondiale, quando la Germania era stata in grado di ottenere lo zolfo necessario, aveva cominciato a produrre anche il Nitrato di Ammonio per compensare il basso contenuto di azoto del solfato. L’impianto era una fabbrica completa che copriva tutte le fasi di produzione: ricezione delle materie prime, produzione, sintesi, conversione, stoccaggio e spedizione dei prodotti finiti. Nel 1920 la fabbrica di Oppau impiegava circa 70 tra chimici e ingegneri, 3.000 operai e 3.000 artigiani. In quegli anni il Solfato di Ammonio era utilizzato principalmente come fertilizzante per terreni alcalini. Nel terreno lo ione ammonio veniva rilasciato formando una piccola quantità di acido, abbassando il pH del terreno, e apportando l'azoto essenziale per la crescita delle piante. Lo svantaggio principale per l'uso del solfato di ammonio era il basso contenuto di azoto, quindi era stata studiata e prodotta una ricca miscela a base di Solfato di Ammonio e Nitrato di Ammonio. Rispetto al Solfato di Ammonio, il Nitrato di Ammonio era fortemente igroscopico, quindi la miscela di Solfato e Nitrato, indurita dalla pressione del proprio peso, aveva la necessità di essere frantumata e staccata dalle pareti dei depositi con metodi poco ortodossi ma efficaci. Gli operai potevano usare i picconi come soluzione principale, ma c’era il rischio che la massa indurita potesse collassare e seppellirli. Per facilitare il lavoro venivano usate piccole cariche di esplosivo per ammorbidire la miscela. La procedura, apparentemente suicida era stata più che collaudata e per anni è stata una pratica comune. Le cariche erano costituite da cartucce di Perastralit, un esplosivo prodotto dalla ditta Sprengstoffabriken Hoppecke AG a Würgendorf sulla base di vecchi proiettili di artiglieria. Queste cartucce erano composte da una miscela di: 90 parti di esplosivo militare di tipo Ammonal ma modificato, una versione tedesca costituita per il 16% di alluminio, 15% di Trinitrotoluene, composto preparato per la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand, 3% di carbone e per il 72% in peso di Nitrato di Ammonio, il fertilizzante preparato dal chimico e farmacista tedesco Rudolph Glauber nel 1659 che lo aveva chiamato “nitrum flammans” per via del colore giallo della sua fiamma e scoperto come prodotto esplodente dal chimico e ingegnere svedese Alfred Nobel nel 1870; e 10 parti di esplosivo militare di tipo Perdit, costituito per il 72% in peso di Nitrato di Ammonio, 10% di  Perclorato di Potassio, ossidante utilizzato in pirotecnica, 15% di Dinitrotoluene, composto organico utilizzato per la produzione di propellenti ed esplosivi da scoppio e da lancio, e 3% di farina di legno. Il Perastralit era miscelato direttamente in fabbrica e la composizione variava notevolmente da cartuccia a cartuccia. Aveva preso il posto di un altro esplosivo, l’Astralit, un composto a base di Nitrato di Ammonio simile al Perastralit, ma senza perclorato. Era ben noto che il Nitrato di Ammonio fosse una sostanza fortemente esplosiva già ampiamente usato come tale nella Prima Guerra Mondiale, ma dei test condotti nel 1919 avevano certificato che nella miscela il Nitrato di Ammonio non dovesse superare il 60% del volume totale per essere considerata sicura, o per lo meno era fortemente improbabile che avesse una reazione esplosiva. Tuttavia, questa formula era decisamente imprecisa e basata su test fortuiti e approssimativi. Nelle miscele contenenti il 50% di Nitrato di Ammonio, qualsiasi esplosione è limitata ad un piccolo volume attorno alla carica di avvio, ma aumentando la percentuale di Nitrato al 55-60% si migliorano significativamente le proprietà esplosive e si crea una miscela la cui detonazione è sufficientemente potente per avviare la detonazione anche del resto del carico. C’è da aggiungere che anche le variazioni di umidità e densità influenzano significativamente le proprietà esplosive. Pochi mesi prima il processo di produzione era stato modificato in modo tale da abbassare il livello di umidità della miscela da 3-4% al 2%, e abbassare la densità apparente, rendendo le miscele all’interno dei sili sensibili alle reazioni esplosive. Tutto questo era andato bene fino al 1921. La mattina del 21 settembre gli operai sono al lavoro come ogni settimana per la pulizia dei sili, e come ogni volta vengono posizionate le cariche di esplosivo. Il brillamento consiste in 8 fori da mina di 10 metri di lunghezza distanti 120 centimetri l’uno dall’altro in due parti diverse del silo raggruppati in due gruppi da 4 fori ciascuno. In tutti gli 8 fori vengono piazzate le cariche di Perastralit armate ognuna con un detonatore elettrico con un ritardo temporale tra i due gruppi di 4 secondi. I detonatori sono la versione leggermente modernizzata di quello inventato nel 1876 da Julius Smith. Ognuno è un cilindro di alluminio riempito con una miscela incendiaria e Fulminato di Mercurio, esplosivo primario sensibilissimo agli urti e al calore, sintetizzato già nel XVII secolo e perfezionato nel 1799 dal chimico inglese Edward Howard. È un lavoro di routine e nessuno si preoccupa di quel silo di stoccaggio numero 110 il cui scopo è il raffreddamento, l'essiccazione e il deposito temporaneo del materiale. È situato all'estremità sud-occidentale del sito della fabbrica, la sua struttura è per lo più in legno, con 61 metri di lunghezza e 31 di larghezza con una copertura in legno ad arco. Il livello del pavimento è a 4,12 metri sotto il livello del terreno con la parte inferiore costituita da un muro di fondazione in calcestruzzo alto 5 metri. All’interno sono stoccate 4.500 tonnellate di materiale e probabilmente alcune sacche di miscela la cui percentuale di Nitrato è maggiore rispetto al resto. Sono ore 07:32, il capo degli artificieri preme il pulsante dell’esploditore elettrico, il circuito si chiude. I ponticelli all’interno dei detonatori diventano incandescenti, la miscela incendiaria brucia, il Fulminato di Mercurio detona innescando le cariche esplosive. Ma qualcosa va storto: 80 tonnellate di materiale detonano con le prime 4 cariche, non c’è tempo di fermare le altre 4 che fanno detonare 430 tonnellate di materiale. Sono due esplosioni gigantesche che squarciano l’aria. La seconda viene avvertita nella Francia nord-orientale e a Monaco di Baviera, ad oltre 300 chilometri di distanza. 565 persone sono spazzate via come rami secchi, 1.977 restano a terra ma sopravvivono. 96 dei 300 edifici nel raggio di 500 metri vengono completamente distrutti. L’onda d’urto raggiunge il centro di Oppau, a 1.550 metri dal Punto Zero, radendo al suolo 1.036 edifici situati fino ad una distanza di 600 metri, 928 edifici fino a 900 metri vengono gravemente danneggiati e altri 89 lievemente colpiti. Alla fabbrica di Ludwigshafen, a circa 1,5 chilometri in direzione sud, gli operai si vedono scoppiare in faccia le finestre mentre i telai e i tetti vengono strappati via. L’onda d’urto prosegue la sua corsa per 75 chilometri. A Worms le vetrate medievali della Cattedrale saltano in aria, i doccioni si staccano volando sul selciato, a Heidelberg il traffico è fermato dalla massa di vetro riversatosi per le strade, i tram deragliano, le murature degli edifici vengono lesionate, i tetti si aprono. Francoforte, Oggersheim, Ludwigshafen e Frankenthal sono attraversate dal vento dell’esplosione, le tegole piovono in strada, i vetri saltano e la terra trema. Dopo tre minuti di infermo l’aria si ferma. Su Oppau si è alzato un fungo rosso che ricopre la città, l'80% degli edifici è stato distrutto in un colpo solo e il restante 20% reso inagibile. 6.500 persone sono senza una casa. Nel Punto Zero non resta che un cratere di 96 metri di larghezza, 165 metri di lunghezza, 18,5 metri di profondità per 12.000 metri cubi di volume. L’onda di pressione che si è creata era di una potenza inimmaginabile. Una sfera rovente ha investito tutto e tutti, polverizzando persone, animali, strutture. Degli operai che si trovavano nel pressi del gigantesco silo non è rimasto niente. Ai soccorritori si presenta una scena agghiacciante: parti umane sparpagliate dappertutto, organi appesi alle pareti degli edifici parzialmente integri, frammenti di corpi a chilometri dal cratere. Tutto ciò che è stato investito dall’onda d’urto è diventato a sua volta una scheggia che ha ucciso e mutilato a sua volta. Solo per un caso fortuito le due esplosioni hanno allentato il materiale all’interno del silo riducendo in questo modo la densità del carico e non favorendo le circostanze per un’esplosione ancora più distruttiva del restante 90% della miscela. Due mesi prima, nella città di Kriewald, 19 persone sono morte nell’esplosione di 30 tonnellate di Nitrato di Ammonio, quelle 19 persone sono morte esattamente nello stesso modo. Questo incidente non è stato preso in considerazione. 

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