TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: attacco suicida coordinato
DATA: 7 luglio 2005
STATO: Inghilterra
LUOGO: Londra, Trasporti pubblici
MORTI: 56
FERITI: 698
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
Mentre nei pressi di Edimburgo si sta tenendo il 31º vertice del G8, il
forum politico degli 8 stati industriali più avanzati della Terra, e nello
stesso momento viene festeggiata la scelta della capitale inglese come sede
delle Olimpiadi del 2012, questa mattina del 7 luglio 2005, alle ore 08:30
circa, quattro uomini stanno arrivando a Londra alla stazione ferroviaria di
King's Cross. A bordo di un treno proveniente dal West Yorkshire non sono
turisti, non sono neanche pendolari, sono terroristi e il sistema del trasporto
pubblico è il loro obiettivo. Pianificato in un appartamento del distretto
metropolitano di Leeds, un piccolo
immobile trasformato in rudimentale laboratorio chimico, qualche ora fa ne sono
stati ultimati i preparativi. I percorsi, gli orari, tutto ripassato al
setaccio. Mustafa Setmariam Nasar, la mente, ha rivisto tragitti, compiti e
destinazioni del complesso piano in cui ognuno di loro si sarebbe fatto
esplodere in un punto preciso della rete del trasporto pubblico di Londra. Hasib
Hussain, 19 anni, da Colenso Mount avrebbe dovuto prendere l'autobus numero 30,
sedersi in uno dei posti sul retro e attendere. Shehzad Tanweer, 22 anni, da
Colwyn Road sarebbe salito sul treno ad Aldgate, Mohammad Sidique Khan, 30 anni,
sposato, padre da poco e risiedente a Dewsbury avrebbe invece preso il treno a
Edgware Road, Lindsey Germaine, 30 anni, di origine giamaicana e risiedente a
Aylesbury avrebbe preso quello della linea Piccadilly. Chi si sta muovendo
indisturbata per l’area metropolitana londinese è una cellula inglese di al-Qaida,
un movimento fondamentalista islamista sunnita paramilitare terroristico
nato nel 1988 durante la Guerra in Afghanistan e guidato dal miliardario
saudita Osāma bin Lāden. 17esimo dei 57 figli dell’immobiliarista yemenita Mohammed
bin Awad bin Lāden, avvalso della guida ideologica di Ayman al-Zawāhirī,
scrittore, poeta e medico de Il Cairo appartenente ad una famiglia di
dotti religiosi e di magistrati, aveva dato origine al movimento utilizzando
soldi e macchinari della propria impresa di costruzioni per aiutare la
resistenza dei mujaheddin durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
L’intento della cellula londinese, attivata invece in risposta al
coinvolgimento militare britannico in Iraq e in Afghanistan, è quello di far
detonare le bombe quasi simultaneamente, senza nessun preavviso, attivandole nella
prima mattinata in modo da provocare il maggior numero di vittime tra la
popolazione civile e incentrare sull’evento l’attenzione della stampa mondiale.
I quattro giovani si trovano esattamente dove dovrebbero essere, come da piano,
ognuno col proprio zaino, ognuno con celato all’interno il letale carico
esplosivo. Dietro una delle cerniere dello zaino-bomba, un progetto
sofisticato, uno dei tanti messi a punto nella città di Jalalabad, la quinta più grande dell'Afghanistan,
c’è un comando meccanico di attivazione a chiusura di istantanea di un circuito
elettrico con batteria collegato ad un innesco primario artigianale. Questo è
un piccolo cilindro di metallo contenente una piccola quantità di esplosivo
primario, l’Esametilene Triperossido Diammina, l’HMTD, un composto organico
altamente esplosivo sintetizzato per la prima volta nel 1885 dal chimico
tedesco Friedrich Legler e largamente utilizzato dagli inizi del XX secolo grazie
al vantaggio di avere una produzione poco costosa e un alto potere di innesco, nettamente
superiore a quello del Fulminato di Mercurio, l’esplosivo primario sensibilissimo
agli urti e al calore, sintetizzato già nel XVII secolo e perfezionato nel 1799 dal
chimico inglese Edward Howard. Nell’HMTD è annegato un accenditore pirotecnico costituito
da due fili elettrici spellati, legati tra loro e cosparsi con collante e polvere
di zolfo. La miscela del sensibilissimo esplosivo primario, talmente instabile
da essere attivata da urti, attriti, scariche di elettricità statica, forti
radiazioni UV, calore e anche da acido solforico concentrato, inserita nel
primitivo sistema di innesco brutta copia del detonatore elettrico inventato
nel 1876 da Julius Smith, è immersa in una carica di 4,5 chilogrammi di
Perossido di Acetone. Questo è il TACTP, un potentissimo esplosivo primario pulvirulento
cristallino inodore, altamente sensibile al calore, all'attrito, agli urti
nonché all’elettricità statica. La fabbricazione nel rudimentale laboratorio di
questo esplosivo, scoperto in Germania nel 1895 dal chimico tedesco Richard Wolffestein, è
stata resa possibile dal basso costo delle materie prime e dalla semplicità
della fabbricazione anche con attrezzature non specializzate. La sua rischiosa lavorazione
non ha eguali e tale elevata pericolosità data dalla sensibilità d’innesco fa
di questo il più pericoloso degli esplosivi. Mustafa Setmariam Nasar ha mandato
i giovani al martirio con un’arma potente, somigliante come consistenza e
colore allo zucchero, all’apparenza innocua, fabbricata nella cucina dell’appartamento
con solvente per unghie, decolorante per capelli con acqua ossigenata e acido
solforico. Usato dai jihadisti di ogni fazione fin dagli anni ’80, questo
esplosivo, infallibile e tristemente soprannominato “la Madre di Satana”
proprio per il suo elevato grado di instabilità, è costato la vita a molti
artificieri che cercavano di sintetizzarlo in ambito domestico privi di
adeguata attrezzatura o di un laboratorio dedicato. Inconsapevoli del pericolo
rappresentato anche dal trasporto, i quattro martiri lo tengono chiuso in
involucri stagni allo stato solito, in cristalli completamente asciutti, molto
più sensibili rispetto a quelli appena sintetizzati, ancora umidi di acqua o
acetone. Conservato in questo modo, peraltro l’unico per poterlo trasportare,
rappresenta un ulteriore pericolo in virtù della propria volatilità in quanto
tende a sublimare facilmente andando a cristallizzarsi sul coperchio del
recipiente che lo contiene, pronto ad esplodere alla sola apertura per
sollecitazione, quindi reazione per simpatia del resto del contenuto. I giovani
non sono a conoscenza della reale potenza del carico e ancora meno del suo
livello di pericolosità. A loro Mustafa Setmariam Nasar non ha detto niente, la
priorità è arrivare in orario sui punti prestabiliti e premere un interruttore,
l’esplosivo farà il resto. Alla chiusura del circuito elettrico, la corrente
dalla batteria arriverà alla parte terminale spellata dei fili arroventandoli e
incendiando lo zolfo. Questo attiverà l’HMTD che assumerà la funzione di carica
primaria innescando il TACTP che esploderà con una velocità di detonazione di
5.200 metri al secondo. Conosciuto come Abu Musab Al-Suri, Mustafa Setmariam
Nasar ha 47 anni, ha i capelli rossi, gli occhi verdi e una carnagione
bianchissima. È nato e cresciuto ad Aleppo in Siria e lì ha frequentato quattro
anni di studi universitari presso la Facoltà di Ingegneria. Ha ottenuto la
cittadinanza spagnola alla fine degli anni ‘80 sposando una donna spagnola. Tra
gli organizzatori dell’attentato dinamitardo al ristorante El Descanso del 12
aprile 1985 e collegamento col “Gruppo combattente islamico marocchino”
responsabile di quello ai treni locali dell’11 marzo 2004, Abu Musab Al-Suri in
Spagna ha un curriculum di decine di morti e sulla testa una taglia di 5
milioni di dollari messa dalla CIA, la Central Intelligence Agency americana.
Anche se qualcuno lo definisce “l’architetto siriano della jihad globale”, per
lui il terrorismo è un dovere religioso, una ragione di vita, e ora, solo e in
silenzio, da una stanza nel cuore dell’Inghilterra, con gli occhi puntati sulla
cartina sta seguendo minuto dopo minuto e con meticolosa attenzione i movimenti
dei mezzi pubblici. Dall’altra parte della città i mezzi sono affollati, è
l’ora di punta. Gli attentatori, mescolati ai pendolari hanno gli occhi sull’orologio
e le mani sullo zaino, pronti a scatenare una lunga mattinata di paura. La
Circle Line è una linea di sub-superficie che corre ad una profondità di 7
metri con tunnel abbastanza larghi da ospitare contemporaneamente due treni su
due binari paralleli. Qui il numero 204 in transito tra le stazioni di
Liverpool Street e Aldgate si trova nel tunnel a poco meno di 100 metri dalla
stazione di arrivo mentre il treno numero 216, appena ripartito dopo una sosta
nella stazione ferroviaria di Edgware Road, si sta dirigendo a quella di
Paddington. Sono le ore 08:49, il primo pulsante viene premuto, il terzo vagone
del treno 204 esplode. 7 persone oltre l'attentatore sono fatte a pezzi. Il
binario parallelo della Hammersmith and City Line tra la stazione di Liverpool
Street e quella di Aldgate East si stacca dalle traversine. L’onda d’urto fa
tremare le pareti mentre un muro di fumo intasa la galleria. 7 minuti, il secondo
vagone del treno 216 si squarcia per tre quarti della lunghezza. 6 persone
oltre l'attentatore sono fatte a pezzi. L’onda d’urto frantuma il muro di
separazione e investe un secondo treno della stessa linea che procede in
direzione opposta facendolo deragliare. Qui, dove l’elevato volume della
galleria riduce l’effetto delle esplosioni dissipando le onde distruttive, sul
terzo convoglio non ci sarà la stessa fortuna. Il treno numero 311 si trova in
movimento tra le stazioni di King's Cross St. Pancras e Russell Square, sulla
linea Piccadilly, a 450 metri dalla stazione di partenza. La Piccadilly Line, a
differenza della Circle Line, è una linea di profondità 30 metri sotto la
superficie con gallerie larghe solo 3,5 metri che ospitano un binario singolo e
con un'intercapedine tra i muri e i treni di soli 15 centimetri. Alle ore 09:17
il terzo pulsante viene premuto. Il retro del primo vagone si apre come un
barattolo. 26 persone oltre l'attentatore sono ridotte a brandelli. Nello
spazio ristretto della galleria di questa linea di profondità la forza
dirompente viene concentrata e l'effetto moltiplicato. È un disastro. L'onda di
sovrappressione, costretta a sfogare verso i lati investe il secondo vagone,
compromette la struttura del tunnel e accartoccia qualunque cosa trovi sul suo percorso:
le persone sono schiacciate contro le pareti, contro il soffitto, sbalzate
sulle rotaie e travolte dal treno ancora in movimento. Si scatena il panico, i
passeggeri dei treni cercano in una fuga disordinata di raggiungere le uscite
dei tunnel mentre la città viene blindata. Le persone nel tentativo di andare
il più lontano possibile dalle esplosioni si riversano in strada per salire
sugli autobus, all’apparenza i mezzi più sicuri e veloci per allontanarsi. Uno
di questi, a due piani della linea 30, partito da Marble Arch con direzione Hackney
Wick, è preso d’assalto alla stazione degli autobus di Euston. C’è polizia
ovunque, la chiusura al traffico di alcuni tratti nella zona di King's Cross
obbligano a una deviazione del mezzo sul normale percorso. È stracolmo di
gente, è sta transitando per Tavistock Square. Sono ore 09:47 e Hasib Hussain,
seduto in penultima fila con la mano nella tasca centrale dello zaino, preme il
pulsante. Con un boato tremendo l’autobus si squarcia aprendo in aria un
ombrello di fuoco. 13 persone vengono macellate. L'esplosione stacca il tetto
del piano superiore e distrugge la porzione posteriore del mezzo. L’onda di
sovrappressione generata, dopo aver accartocciato tubi e lamiere, investe la
porzione anteriore strappando i sedili e scaraventando sul pavimento i
passeggeri. Un fungo nero si alza tra i palazzi lasciando sotto di sé sangue e
rottami che invadono la carreggiata per decine di metri. Il retro dell’autobus
non esiste più, la violenza dell’esplosione è stata tale da rendere difficile il
conteggio dei morti. Chi si trovava in strada non è stato risparmiato, una
sfera di frammenti li ha raggiunti infilzandoli. Frammenti di lamiera e
porzioni di finestrino si sono trasformati in proiettili crivellando perfino le
facciate dei palazzi. I pezzi dei passeggeri sono sparpagliati sull’asfalto e
sui tetti delle auto in sosta mentre un rivolo di sangue sta colando dalla
scaletta dell’autobus spaccato a metà, Nell’aria c’è odore di carne bruciata e
benzina. È uno spettacolo agghiacciante, uno scenario spettrale, lungo le
strade si muovono solo i mezzi dei pompieri, le auto della polizia e le
ambulanze. Qualcuno timidamente si affaccia sui marciapiedi, è spaventato,
disorientato, cerca solo di tornare a casa, neanche fa caso a chi è seduto e
aspetta di essere medicato. La città si è appena svegliata dentro un incubo.
L’interesse da parte dei media globali sarà inevitabile, i riflettori si
accenderanno su una Londra colpita al cuore, con 52 morti e 698 i feriti, vittime
di un terrorismo criminale che con questo attacco, che entrerà nella storia del
Regno Unito con la sigla “7/7″, il più sanguinoso dalla strage di Lockerbie del
Volo Pan Am 103 del 21 dicembre 1988, ha dimostrato di saper colpire ovunque,
sotto gli occhi di tutti e con inumana crudeltà.
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