TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA: 11 dicembre 1994
STATO: Giappone
LUOGO: Isola di Minamidaitō, volo Philippine Airlines 434
MORTI: 1
FERITI: 10
Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu
È l’11 dicembre del 1994 e Ramzī Aḥmad Yūsuf ha appena passato i
controlli di sicurezza dell’Aeroporto Internazionale di Manila a Pasay City. Poco
prima dell’alba, mentre un milione e mezzo di persone dormivano, aveva lasciato
il suo appartamento portando con sé oggetti e indumenti in cui era stato occultato
con cura maniacale l'occorrente per assemblare una micro bomba. Questa, da lui studiata
e progettata, era stata realizzata in modo che le dimensioni dei componenti potessero
eludere le perquisizioni, i raggi X e i metal detector dell’aeroporto essendo
stati sistemati all’interno delle scarpe e altri oggetti di uso quotidiano. Yūsuf
oggi collauderà l’ultima versione della sua creazione, verificherà la qualità e
la quantità di esplosivo necessarie a danneggiare in maniera seria un grosso aereo
di linea compromettendone la struttura. Il volo scelto per il test è quello del
PAL 434 della Philippine Airlines con tratta da Manila, nelle Filippine, a
Tokyo, in Giappone, presso l’Aeroporto Internazionale di Narita, avrebbe fatto
scalo all’Aeroporto Internazionale di Mactan-Cebu, città turistica a 550
chilometri a sud di Manila, con un biglietto “dell’ultimo minuto” acquistato
solo due giorni fa. “Se essere terrorista significa riscattare la mia terra e
combattere contro chi ha attaccato me e i miei cari, non ho niente in contrario
ad essere chiamato terrorista”, sono le parole di Yūsuf, 26 anni, nato in
Kuwait e noto come Abdul Basit Mahmoud Abdul Karim e almeno un’altra quarantina
di pseudonimi che la CIA, la Central Intelligence Agency americana, considera uno
dei massimi esperti nella costruzione di ordigni esplosivi. Aveva studiato
ingegneria elettrotecnica ad Oxford, preparazione che gli era servita come base
di partenza per la sua carriera di esplosivista nei campi di addestramento
mujaheddin nel 1988 in un Afghanistan invaso dai sovietici durante
l’occupazione nella guerra russo-afghana, anno di nascita di al-Qaida, il movimento fondamentalista
islamista sunnita paramilitare terroristico guidato dal miliardario saudita
Osāma bin Lāden, 17esimo dei 57 figli dell’immobiliarista yemenita Mohammed bin
Awad bin Lāden, che avvalso della guida ideologica di Ayman al-Zawāhirī,
scrittore, poeta e medico de Il Cairo appartenente ad una famiglia di
dotti religiosi e di magistrati, aveva deciso di utilizzare soldi e macchinari
della propria impresa di costruzioni per aiutare la resistenza
dei mujaheddin durante l’invasione. Yūsuf aveva fatto perdere le tracce
dopo l’esplosione del camion-bomba nel parcheggio del World Trade Center di New
York del 26 febbraio dell’anno scorso, attentato riuscito in parte poiché il
crollo programmato della Torre Nord sulla Torre Sud non era avvenuto, ma questo
non era stato che l’incipit di un piano ben più ampio ed ambizioso, il Progetto
Bojinka, una articolata scacchiera di eventi pianificati assieme allo zio, Khalid
Shaykh Muhammad, 29 anni, terrorista pakistano e conosciuto con almeno 50
pseudonimi, laureato in ingegneria meccanica alla North Carolina Agricultural
and Technical State University e che in futuro sarà ricordato come uno dei
principali architetti degli attacchi dell’11 settembre 2001 agli Stati Uniti
d’America. Il piano, studiato anche con la collaborazione dell’organizzazione
terroristica Abu Sayyaf, un gruppo paramilitare separatista islamico con base nelle
isole a sud delle Filippine, prevede di fare esplodere contemporaneamente
sull'Oceano Pacifico 11 aerei di linea della United Airlines, della Delta
Airlines e della Northwest Airlines, tre delle maggiori compagnie aeree
americane, con una stima di decessi intorno alle 4.000 unità ed eliminare
successivamente il Presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton, Papa
Giovanni Paolo II durante la visita nelle Filippine, e colpire il quartier
generale della CIA a Langley, in Virginia, con un piccolo aeroplano imbottito
di esplosivo. Sono le ore 04:30, Ramzī Aḥmad Yūsuf riesce a salire sul volo PAL
434 utilizzando un passaporto italiano contraffatto a nome "Armaldo
Forlani", un'errata trascrizione del nome del membro della Democrazia
Cristiana Arnaldo Forlani, Capo del Governo dall’ottobre 1980 al giugno 1981, uno
dei più importanti politici italiani dagli anni '70 all'inizio degli anni '90.
Una volta a bordo dell’aereo domanda alla responsabile di cabina, Marìa dela
Cruz, il permesso di cambiare posto e trasferirsi al 26K con la scusa di poter
godere di una vista migliore. L’assistente di volo, che da un anno lavora sulle
rotte nazionali della compagnia, acconsente senza particolari problemi. L’aeromobile
è un Boeing 747-283B con 15 anni di servizio, un apparecchio a fusoliera larga
quadrigetto di 71 metri di lunghezza, 20 metri di altezza, un’apertura alare di
60 metri, un peso massimo al decollo di 378 tonnellate e una configurazione a
doppio ponte per parte della sua lunghezza. Con la registrazione EI-BWF e il numero
di serie 21575, ha effettuato il suo primo volo ufficiale il 2 marzo 1979 con
la Scandinavian Airlines e dopo aver volato con la Nigeria Airways, la Lionair
e la Aerolinas Argentinas è passato alla compagnia di bandiera filippina il 1
aprile 1992. Sono le ore 05:00, in cabina di pilotaggio il Capitano Eduardo
"Ed" Reyes, 57 anni ex pilota militare e il Primo Ufficiale Jaime
Herrera fanno decollare l’aereo in perfetto orario. La prima tratta è quasi
vuota, i passeggeri sono sparsi per i 550 posti. Mentre il Comandante, da 9
anni dipendente della Philippine Airlines, comunica ai passeggeri tramite
l’interfono l’arrivo a Cebu per le ore 06:45, Yūsuf lascia il suo posto per recarsi
al bagno. Con appresso kit personale da toeletta, una volta dentro chiude
dietro di sé la porta a chiave, si toglie le scarpe, si sfila l’orologio e
prende il contenitore in plastica del liquido per lenti a contatto dal borsello
del kit da viaggio. Dai tacchi delle scarpe, ben al di sotto della zona di
rilevazione dei metal detector in uso in questi anni, recupera 2 batterie da 9 Volt,
2 cavi elettrici, l’innesco e due fascette da elettricista. Questo è un piccolo
detonatore elettrico artigianale, concettualmente simile a quello inventato nel
1876 da Julius Smith, e composto da un cilindro in alluminio con all’estremità
due contatti elettrici collegati ad una resistenza affogata nella Polvere Nera,
esplosivo costituito da 74,65% di Nitrato di Potassio, 13,50% di carbone e
11,85% di zolfo, ricetta arrivata ai giorni nostri grazie al monaco e
scienziato Ruggero Bacone nel 1249 modificando quella comparsa per la prima
volta in un'opera di Wu Ching Toung Yao nel 1044. L’orologio da polso, il
modello F-91W digitale ideato dalla Casio ed immesso nel mercato nel 1991, era
stato modificato in fase di progettazione della bomba perchè diventasse un meccanismo
elettronico a tempo che consentisse l’attivazione dell’innesco. Yūsuf lo fissa
alle due batterie nastrate assieme e collegate in serie da un ponticello e
quindi ai contatti del detonatore artigianale. Immediatamente dopo prende il
contenitore del liquido per lenti a contatto, svita il tappo e immerge la
capsula d’innesco all’interno di un secondo contenitore incollato alla bocca
della boccetta. Il liquido all’interno del contenitore più grande stava facendo
da isolante protettivo antiurto ad uno più piccolo e delicato contenente della
Nitroglicerina fatta in casa ottenuta seguendo le istruzioni di quella sintetizzata
dal chimico e medico italiano Ascanio Sobrero nel 1847 dalla Nitrocellulosa,
prodotto scoperto da Christian Friedrich Schönbein nel 1846. La bomba è pronta,
è piccola, è rudimentale ma molto efficace, una versione in scala ridotta di
quelle che verranno utilizzate sugli 11 aerei di linea nell’ambizioso Progetto
Bojinka. Yūsuf imposta il timer per l’attivazione tra quattro ore, col volo in
crociera sopra l’oceano, si ricompone, esce dal bagno con l’ordigno attivo nel
borsello da toeletta e si rimette a sedere al suo posto. Qui ripone con estrema
cautela il contenitore nella tasca del giubbotto salvagente sotto il sedile, fuori
dalla vista del personale che pulirà l'aereo durante lo scalo all’Aeroporto
Internazionale di Mactan-Cebu. Il posto 26K non è stato scelto a caso, secondo
configurazione normale si trova esattamente sopra il serbatoio del carburante e
in fase di studio aveva calcolato che un'esplosione, anche di piccola entità, avrebbe
spezzato in due l'aereo. Dopo aver controllato la stabilità del borsello sotto
di lui, cambia posto senza farsi vedere dagli assistenti di volo. Sono le ore
06:50, l’aereo atterra in perfetto orario all’Aeroporto Internazionale di
Mactan-Cebu, Yūsuf sbarca assieme a 25 passeggeri mentre altri 256 sono al Gate
in attesa di salire. Dopo circa 18 minuti, con questi prende posto sull’aeromobile
un nuovo equipaggio che li assisterà nella tratta verso il Giappone. Lo stuard Fernando
Bayot, addetto all’assistenza nella cabina anteriore, mentre percorre il
corridoio verso la prua passa accanto al posto 26K dove ora siede il 24enne
giapponese Haruki Ikegami, un ingegnere produttore di macchine da cucire. Ikegami
non vede l’ora di tornare a casa dopo il suo primo viaggio d’affari all’estero,
ma la congestione aerea fa ritardare la partenza di 38 minuti. Sono le ore
08:38 e la torre di controllo autorizza il decollo. In cabina di pilotaggio, il
Comandante, ancora assistito dal Primo Ufficiale Jaime Herrera e dal Tecnico di
Volo Dexter Comendador, fa staccare il Boeing 747-283B dalla pista dopo una
corsa di 375 metri. Una volta in quota, gli assistenti di volo servono la
colazione e il volo prosegue come da piano. Alle ore 11:45, quando molti dei
passeggeri dormono e il Boeing 747-283B con l’autopilota inserito si trova ad
un’altezza di 10 mila metri sopra l’isola di Minamidaitō, la più grande delle
tre isole facenti parte dell’arcipelago giapponese delle isole Daitō, sotto il
sedile 26K scatta un allarme, il Casio F-91W digitale segnala che il tempo è scaduto.
La coppia di batterie da 9 Volt dà corrente alla resistenza del detonatore
artigianale, il ponticello si arroventa, la Polvere Nera si accende deflagrando
nella boccetta di plastica e innescando la Nitroglicerina sensibilissima agli
urti e al calore. La bomba sperimentale di Ramzī Aḥmad Yūsuf esplode con una
velocità di detonazione di 7.500 metri al secondo facendo sobbalzare l’aereo,
investendo Ikegami e altri 10 passeggeri, quelli seduti davanti e dietro di
lui. L’onda d’urto, seppure di corto raggio, è altamente distruttiva. Il
pavimento si apre, la moquette si incendia, il corpo di Ikegami assorbe gran
parte della forza esplosiva a discapito delle sue gambe che finiscono in mille
pezzi fino alle ginocchia. Il sangue schizza in alto, pezzi di ossa vengono
sparati in basso e il corpo viene risucchiato per metà nella stiva. Ma la
posizione dell’ordigno, orientato parallelamente all’asse orizzontale della
fusoliera, causa l'espansione dei gas dell'esplosione in senso verticale e
longitudinale risparmiando la struttura esterna dell’aereo che si inclina bruscamente
a destra abbassando il muso verso l’isola di 593 chilometri quadrati sul Mare
delle Filippine. Nonostante i cavi di comando dell'alettone destro e quelli di
controllo del timone e degli elevatori di coda siano danneggiati, l'autopilota è
in grado in pochi secondi di riportare l'aereo in assetto: il Boeing non
esplode. Yūsuf nel suo piano non aveva considerato un elemento fondamentale:
l’anno di costruzione e la compagnia per cui era stato costruito il Boeing
747-283B. Gli aerei intercontinentali della Scandinavian Airlines System nel
1979 avevano una diversa configurazione dei posti a sedere rimasti poi invariati
negli anni col il passaggio alle altre compagnie aeree, per cui il posto 26K
era situato in corrispondenza della stiva, due file avanti rispetto al
serbatoio centrale. I danni sono comunque ingenti, la fusoliera è invasa dal
fumo, i detriti sono dappertutto e pezzi di carne sono spalmati sul soffitto e sulle
pareti in corrispondenza delle file 25, 26 e 27. Tra il panico generale chi può
cerca disperatamente di allontanarsi dal punto dell’esplosione mentre gli
assistenti di volo si sforzano di far mantenere la calma ai passeggeri. Sul
posto 26K il corpo del 24enne giapponese Haruki Ikegami martoriato è
letteralmente appeso tra il vano passeggeri e la stiva, la metà inferiore del
suo corpo è caduta di sotto, è bruciata, squarciata, inghiottita nella voragine
di mezzo metro quadrato aperto dalla forza dell’esplosione. La parte superiore invece
è coperta di sangue, ma è ancora vivo, lo sarà per poco. Fernando Bayot finge per
quei pochi minuti che gli restano da vivere di prestargli soccorso per non
allarmare ancora di più i passeggeri, gli indossa la maschera dell’ossigeno, lo
copre con una coperta, lo rassicura, ma le ferite sono troppo gravi, piedi e polpacci
non ci sono più e il sangue continua a colare copiosamente nella stiva. Muore
in una manciata di minuti con 94 frammenti della bomba conficcati nelle natiche
tra le urla e la disperazione dei presenti sotto shock. In cabina di pilotaggio
il Capitano Reyes ha dichiarato l’emergenza alla torre di controllo dell’Aeroporto
di Naha, sull’isola di Okinawa, chiedendo di poter atterrare su una delle loro
piste. Ma la torre non risponde e la richiesta viene intercettata dai
controllori del traffico aereo di una base militare americana sull’isola che fa
alzare in volo un Learjet C-21, un piccolo aereo militare da trasporto, al fine
di controllare visivamente i danni alla fusoliera esterna e verificare che il
carrello di atterraggio sia abbassato correttamente mentre il Tecnico di Volo
ispeziona quella interna per verificare i danni: Il Boeing non può virare, i
comandi sono compromessi. Dopo aver riflettuto sui diversi metodi ipotetici di
controllo, l'equipaggio di cabina decide di utilizzare la spinta asimmetrica
dei motori. Viene disinserito l’autopilota e vengono usate le manette al
fine di utilizzare la differente spinta dei motori per far cambiar direzione
all’aeromobile e diminuita la potenza per scendere di quota. Scaricando 36
tonnellate di carburante per generare meno peso sui carrelli d'atterraggio, il
Boeing toccherà terra alle ore 12:45 appena un'ora dopo l’esplosione della
bomba. Ma anche se il ritardo del decollo dall’Aeroporto di Cebu ha permesso all’aereo
di percorrere una distanza sul mare inferiore a quella calcolata dal
progettista comportando un facilitato rientro ed una relativamente più semplice
soluzione per un atterraggio di emergenza, Ramzī Aḥmad Yūsuf, nonostante il suo
test in parte fallito e in parte completamente riuscito ha appena inaugurato
una nuova forma di terrorismo.
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