15 gennaio, 2022

Hasna, Volo Metrojet 9268, 31 ottobre 2015

 

TIPOLOGIA: attentato
CAUSE: carica occultata
DATA:
31 ottobre 2015
STATO: Egitto
LUOGO: Hasna, volo Metrojet 9268
MORTI: 224
FERITI: 0

Analisi e ricostruzione a cura di Luigi Sistu

È il 31 ottobre del 2015 e il Volo 9268, un collegamento charter operato dalla compagnia russa Metrojet fra l’Aeroporto Internazionale di Sharm el-Sheikh, in Egitto, e l’Aeroporto di San Pietroburgo-Pulkovo, in Russia, sta sorvolando le montagne del Sinai, una penisola desertica di forma triangolare di 62 mila chilometri quadrati del Vicino Oriente che fa parte dell'Egitto nord-orientale al confine col continente africano. Decollato alle ore 05:51 dalla pista 04 e atteso a destinazione per le ore 12:10, l’aereo ha a bordo 217 passeggeri, tra cui 27 bambini, e 7 membri dell'equipaggio. 219 sono di nazionalità russa, 4 di nazionalità ucraina e uno di nazionalità bielorussa, quasi tutti turisti di ritorno da una vacanza sulle acque cristalline del Mar Rosso, località che ogni anno accoglie migliaia di visitatori da tutto il mondo. L’aereo è un Airbus A321-231 del 1997, è un velivolo di linea bimotore a fusoliera stretta, a corridoio singolo e con all’attivo 56.000 ore di volo su 21.000 cicli è configurato per trasportare 220 passeggeri. Utilizzato sulle rotte a corto-medio raggio, entrato in servizio col primo modello circa sei anni dopo l'Airbus A320 e più lungo di questo coi suoi 44,51 metri, ha un’apertura alare di 34,10 metri, un diametro della fusoliera di 4,14 metri, un’altezza di 12,10 metri, pesa 83 mila chilogrammi e imbarca 23.700 litri di carburante. Inoltre, i suoi due motori IAE V2533-A5, due mostri di 3,2 metri di lunghezza, pesanti 2.359 chilogrammi e con una diametro di 1,63 metri sono in grado di spingerlo ad una velocità di crociera di 963 chilometri orari. Consegnato con numero di matricola 663 dalla Airbus alla compagnia di bandiera libanese con cui aveva effettuato il primo decollo il 9 maggio 1997 era rimasto alla Middle East Airlines con marchio F-OHMP fino al 2003. Venduto alla turca Onur Air era poi passato alla Saudi Arabian Airlines e poi alla Cham Wings Airlines fino a tornare nuovamente alla Onur Air nel 2008 con sigla TC-OAE per poi essere acquisito il 1° maggio del 2012 con sigla EI-ETJ dalla Kolavia, successivamente diventata Metrojet. È un aereo di 18 anni, il più vecchio in attività tra gli aerei della compagnia siberiana. La Metrojet, con sede presso l’Aeroporto di Surgut, nell’Oblast’ di Tjumen’, base tecnica all’Aeroporto di Kogalym e hub principale presso l'aeroporto Internazionale di Mosca-Domodedovo, non paga il personale da oltre due mesi e questo, oltre a lamentare una cattiva gestione della compagnia continua ad esprimere preoccupazione per le condizioni degli aerei. Dal crollo del rublo alla fine dell’anno scorso le cose sono peggiorate per il settore delle compagnie aeree russe, cose che hanno mandato in bancarotta alcuni dei più grandi tour operator del paese portando quest’anno ad un forte calo del numero di turisti in uscita. La seconda compagnia aerea del paese, la Transaero, è crollata ad ottobre con quasi un miliardo di dollari di debiti. Con l'eccezione della compagnia di bandiera controllata dallo stato, la Aeroflot, l'industria aerea russa ha sempre operato con pochi soldi, utilizzando vecchi aerei europei e statunitensi per volare sulle sue rotte internazionali, e vecchi aerei di fabbricazione russa per servire quelle nazionali. Di conseguenza, con un paese che detiene il peggiore record di sicurezza aerea del mondo la Metrojet ha già all’attivo due incidenti. Il primo è quello del 7 settembre 2011, quando alle ore 16:05 locali uno Yakovlev Yak-42D, un trimotore a getto di linea ad ala a freccia da 120 posti della Yak-Service, sviluppato in Unione Sovietica negli anni ’70 e con a bordo i giocatori e lo staff tecnico della squadra di hockey su ghiaccio della Lokomotiv Jaroslavl’, partecipante alla Kontinental Hockey League, si è schiantato poco dopo il decollo dall’Aeroporto di Tunoshna, in Russia. La squadra, diretta a Minsk, in Bielorussia, avrebbe disputato il primo incontro della stagione 2011-2012. Delle 45 persone a bordo solo uno è sopravvissuto, Aleksandr Sizov, l’ingegnere di volo. Il secondo invece è successo il 1° gennaio del 2012 quando un Tupolev 154 B-2, un aereo di linea a fusoliera stretta a medio raggio a tre motori per 180 passeggeri progettato a metà degli anni ’60, ha preso fuoco durante il rullaggio nell'aeroporto di Surgut, nella Siberia occidentale, provocando 3 morti e 42 feriti con gravissime ustioni, episodio questo che ha fatto cambiare nome alla compagnia. L’Airbus A321-231 del Volo 9268 pilotato dal Comandante Valery Yurievich Nemov, con 12.000 ore di volo di cui 3.800 con l’Airbus A321 assistito dal co-pilota ex pilota militare Serghei Truckakehv, sta salendo a quota 9.400 metri alla velocità di 530 chilometri orari. Seguito la rotta a nord lungo la costa del Golfo di Aqaba, sopra la città costiera di Nuweiba ha virato a sinistra per attraversare il Sinai con l’autopilota inserito. Le assistenti di volo hanno appena iniziato il servizio ristoro a bordo, il carrello vivande è ora all’altezza della terzultima fila e tutto sembra procedere tranquillo in cabina. Improvvisamente qualcosa al di sotto del pavimento si attiva, è una bomba. È stata portata a bordo questa mattina da uno dei meccanici dell’aeroporto e da un operatore addetto allo smistamento bagagli. Tutti membri appartenenti ad una cellula terroristica dell’ISIS, l’Islamic State of Iraq and Syria, dopo aver pagato due agenti di polizia perché si allontanassero hanno fatto in modo di farla arrivare senza troppa difficoltà nella sezione posteriore sinistra della stiva, all’interno del compartimento bagagli fuori misura poco prima che venissero imbarcati. L’ordigno, piccolo e letale, è costituito da una carica di 450 grammi di esplosivo plastico militare sagomato a riempire l’interno di una lattina da 33 centilitri di soda Schweppes al gusto ananas, bibita venduta solo in Egitto. Questo esplosivo è il C-4, un prodotto brevettato dagli Stati Uniti d’America negli anni ’70 dall’evoluzione del C-3 creato durante la Seconda Guerra Mondiale. Confezionato solitamente in cartucce, è composto da 91% di RDX, 5,3% di plastificante dietilesile, 2.1% di poliisobutilene e 1,6% di olio lubrificante del tipo SAE 10. L’RDX, la ciclotrimetilentrinitroammina, di caratteristiche eccezionali e scoperto e brevettato dal chimico e farmacista tedesco Georg Friedrich Henning nel 1898, era stato codificato con questo nome prima dall’esercito inglese come Royal Demolition eXplosive e poi prodotto in larga scala dagli Stati Uniti nel 1920 come “RD” Research and Development, ricerca e sviluppo, sigla comune a tutti i nuovi prodotti per la ricerca militare, e "X", la classificazione, nata come lettera provvisoria ma rimasta definitiva. La carica nella lattina è innescata da un detonatore elettrico, erede dell’artifizio inventato nel 1876 da Julius Smith, e consiste in un tubicino in alluminio contenente una piccola quantità di esplosivo, la Pentrite, uno degli esplosivi più potenti, preparata per la prima volta nel 1891 dal chimico tedesco Bernhard Tollens, innescata a sua volta da dell’esplosivo primario, l’Azoturo di Piombo, il preparato della Curtis's and Harvey Ltd Explosives Factory del 1890, acceso da una miscela incendiaria e da un ponticello arroventato dal passaggio della corrente elettrica liberata da due batterie alcaline per torcia da 5 Volt e da un congegno a tempo che consente l’attivazione durante la quota di crociera. Il gruppo di cui fanno parte gli ideatori del piano è nato nel 1999 con il nome di “Jamaat al-Tawhid wal- Jihad”, una specie di scioglilingua diventato leggermente più pronunciabile nel 2004 quando il suo fondatore, il giordano Aḥmad Fāḍil al-Nazāl al-Khalāʾil, noto con lo pseudonimo di Abū Musʿab al-Zarqāwī, aveva giurato fedeltà all’allora capo di al-Qaida Osāma bin Lāden. Miliardario saudita 17esimo dei 57 figli dell’immobiliarista yemenita Mohammed bin Awad bin Lāden, aveva creato il movimento fondamentalista islamista sunnita paramilitare terroristico nel 1988 durante la Guerra in Afghanistan avvalso della guida ideologica di Ayman al-Zawāhirī, scrittore, poeta e medico de Il Cairo appartenente ad una famiglia di dotti religiosi e di magistrati, decidendo di utilizzare soldi e macchinari della propria impresa di costruzioni per aiutare la resistenza dei mujaheddin durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Dopo aver preso il nome arabo di “Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al Rafidayn”, nel 2006, sotto la guida di colui che oggi si fa chiamare Abu Bakr al Baghdadi, quel nome si era trasformato in “Islamic State in Iraq” per poi crescere e diventare “Islamic State in Iraq and al–Sham” autoproclamandosi Califfato e stato di tutti i Musulmani, con al-Sham nome storico della zona comprendente Siria, Libano, Giordania e Palestina. Molti rifiutano a priori la definizione di Stato Islamico, non riconoscendo nulla di Islamico e nulla che sia riconducibile a uno “stato” in questa drammatica realtà, realtà che 23 minuti dopo il decollo si scatena all’interno dell’Airbus A321-231 mentre sta sorvolando l'area dove l'esercito egiziano, alleato di quello russo che sta conducendo una guerra aerea in Siria contro i militanti dello Stato Islamico, li sta combattendo tra Arish, Hasna e Nekhel, non lontano dalla città di el-Arish. Sono le ore 06:13, la bomba detona con una potenza di 1,5 chilogrammi di Trinitrotoluene, l’esplosivo preparato la prima volta nel 1863 dal chimico tedesco Julius Wilbrand, perfezionato dal chimico tedesco Hermann Frantz Moritz Kopp nel 1888 e prodotto industrialmente in Germania un anno dopo col nome di Tritolo o Tnt. Esplodendo in quota per massimizzare i danni produce un’onda di sovrappressione che dilania i passeggeri in un raggio di 5 metri. Sulla parete della fusoliera si apre uno squarcio di 80 centimetri quadrati, il corridoio viene investito da una fiammata e le vibrazioni fanno sobbalzare l'aeromobile. La porzione finale della fusoliera vicino alla coda, già altamente provata per aver urtato nel 2001 in Egitto la pista dell’Aeroporto Internazionale del Cairo durante un atterraggio, viene fessurata dalla rapida decompressione e dalle sollecitazioni meccaniche che la scuotono facendola cedere in pochi istanti. Dopo alcune manovre che nella torre di controllo definiscono “prive di senso”, l’aereo sceso in 60 secondi alla quota di 8.512 metri scompare dai radar lasciando senza fiato gli addetti al controllo del traffico che si guardano tra loro senza dire una parola. Intanto, sopra i cieli del Sinai la fusoliera dell’Airbus si sfalda aprendosi lungo tutta la circonferenza. L’aereo si divide in due tronconi. La coda di 12 metri di altezza si strappa tirandosi dietro le ultime file di poltrone e parte delle centrali e la decompressione, dopo aver spogliato la maggior parte dei passeggeri, quadruplica il volume dei gas all’interno dei corpi che nel frattempo vengono bersagliati dai bagagli a mano trasformatisi in proiettili. La sezione frontale dell’aereo, dopo qualche secondo di avvitamento, scende in picchiata quasi verticale per 8 chilometri, i due motori volano via dalle gondole e i passeggeri sono risucchiati all’esterno coi sedili in fiamme. La gigantesca palla di fuoco arriva al suolo nei pressi di Hasna, a 300 chilometri da Sharm El Sheikh. La parte anteriore e le ali si schiantano su una porzione di terreno roccioso, la coda e i motori cadono poco più in là con la sezione prodiera a circa 5 chilometri dalla coda mentre i passeggeri e i detriti piovono in maniera disordinata sparpagliandosi su una superficie di 20 chilometri quadrati. È un disastro, qualcosa difficile da descrivere. Dell’Airbus lungo 45 metri e pesante 83 tonnellate non resta niente. Le parti umane sono mischiate alle lamiere, i corpi sul terreno sono tanti, un centinaio sono ancora legati alla poltrona, smembrati, fracassati, bruciati. Il corpo di un bambino o quello che ne rimane è a 8 chilometri dal relitto, incastrato al sedile, gli altri sono tutto intorno, precipitati nel vuoto e sparpagliati come fogli di carta giù da un palazzo. Le cattive condizioni climatiche renderanno difficili i soccorsi, ma quando le 45 ambulanze e i 5 elicotteri raggiungeranno il luogo dello schianto nessuno dimenticherà più ciò che apparirà davanti ai loro occhi.

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